Salvini chiede chiarezza sul caso spionaggio: “Sembrano scontri tra servizi di Intelligence”

Il vicepremier leghista cita direttamente i servizi di intelligence, definendo il quadro emerso come "preoccupante" e annunciando di voler chiedere spiegazioni nel corso del suo viaggio in Israele, dove è stata fondata la società "Paragon"

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Il vicepremier leghista, Matteo Salvini, ha chiesto che venga fatta “chiarezza” sul caso Paragon, riguardante il presunto spionaggio operato su sette cittadini italiani, tra cui giornalisti e attivisti, da lui stesso definito “preoccupante“. Il ministro e quindi membro del governo ha voluto sottolineare che quanto accaduto sembrerebbe “un regolamento di conti tra servizi di Intelligence“, i quali svolgono nel Paese un ruolo fondamentale.

Il titolare del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha dedicato alla vicenda una parte della conferenza stampa di questa mattina, riguardante la presentazione della proposta della Lega sulla rottamazione delle cartelle esattoriali.

Salvini: “Chiederò spiegazioni nel mio viaggio in Israele”

Il ministro dei Trasporti ha sottolineato che il caso Paragon avrebbe fatto venire alla luce “paginate in cui gli agenti segreti attaccano altri agenti segreti, invece di difendere l’interesse nazionale“, ovvero un procedimento che dovrebbe far sorgere preoccupazioni nel Paese. Così, la necessità di chiarire quanto accaduto e le eventuali responsabilità risulta fondamentale.

Le parole del ministro sembrerebbero contraddire quanto finora dichiarato dal governo, che ha escluso la possibilità che lo spionaggio sia stato operato dai servizi di Intelligence, gestititi dall’esecutivo, in particolare dal sottosegretario Alfredo Mantovano.

Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini
Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini

Salvini ha poi ammesso di non avere informazioni sulla società, fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak, e di voler cercare ulteriori chiarimenti nel corso della sua visita nello Stato ebraico, prevista per il 10 e 11 febbraio. “Paragon non ha lavorato con realtà a me vicine“, ha poi aggiunto il vicepremier.

Il caso Paragon: cosa sappiamo

Il caso Paragon è venuto alla luce tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, a seguito delle denunce del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e del fondatore di Mediterranea Saving Humans, Luca Cesarini, che hanno sostenuto di aver ricevuto un messaggio da Meta che li informava di una presunta manomissione dei loro dispositivi elettronici.

Sembrerebbe che tale “intrusione” sia stata operata dallo spyware Graphite, gestito dalla società israeliana “Paragon”, che collabora esclusivamente con Stati democratici che non hanno accuse di abuso di spyware. Si tratta quindi di Nazioni in cui non vi siano denunce per uso improprio di questi dispositivi, nati e utilizzati esclusivamente per limitare le minacce di terroristi e personaggi pericolosi per la sicurezza dello Stato.

Lo spyware, tra i più sofisticati al mondo, riesce ad “attaccare” i dispositivi anche senza che l’utente interessato clicchi su link o documenti che contengono il software di spionaggio. Nel momento in cui questo entra all’interno del sistema di un dispositivo elettronico può prenderne completamente il controllo, permettendo a chi lo opera di accedere anche ai messaggi di applicazioni che utilizzano la criptografia, come Whatsapp.

Palazzo Chigi, nella giornata di mercoledì, ha confermato lo spionaggio ai danni dei sette cittadini italiani ma ha negato il suo coinvolgimento, escludendo che questi “siano stati sottoposti a controllo da parte dell’Intelligence“. Il quadro ha però assunto una rilevanza particolare a seguito di un’indiscrezione del Guardian, secondo cui Paragon avrebbe avuto due clienti in Italia: “Un’agenzia di polizia e un’organizzazione di Intelligence“.

I due contratti, però, sarebbero stati rescissi sempre mercoledì, dopo che la società avrebbe riscontrato la presunta violazione da parte del nostro Paese dei termini di servizio e del quadro etico di contratto. Inoltre, sembra che, alcuni giorni prima, la società israeliana abbia inizialmente sospeso il servizio ai due clienti italiani come forma di prevenzione, sempre secondo quanto riportato dalla testata britannica. Su queste ultime indiscrezioni, il governo italiano non ha rilasciato dichiarazioni.

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