Trump affonda contro la Cpi, Von der Leyen corre in difesa: Italia non firma contro sanzioni Usa

L'Onu e l'Ue hanno criticato duramente il gesto di Trump, chiedendone la revoca in nome dei diritti di tutte le vittime del globo. Netanyahu ha invece voluto ringraziare il suo alleato per la posizione presa, mentre Orban inizia a riflettere sulla possibilità di smettere di collaborare con la Corte dell'Aja

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Decreto dopo decreto, Donald Trump comincia a scoprire le sue carte. A meno di 20 giorni dall’inizio del suo mandato, il neo presidente Usa ha già iniziato a modificare il volto del suo Paese. Tra promesse dell’età dell’oro, di deportazioni di massa, di un ruolo ancora più centrale nella geopolitica mondiale e anche di improvvise conquiste di nuovi territori, il Tycoon rafforza i consensi tra i suoi cittadini, quasi come se la campagna elettorale non fosse in realtà mai finita.

Oltre al popolo americano, però, il neo presidente deve saper gestire anche i rapporti con i suoi alleati. Se Canada, Messico e Ue sono finiti nel mirino dei tanto temuti dazi, insieme alla Cina, Israele rimane la roccaforte dell’amicizia americana. Il piano della “riviera di Gaza“, ovvero la ricostruzione della Striscia nell’ottica di trasformarla in un paradiso per turisti prevede la stretta collaborazione di Usa e Stato ebraico. Non a caso, proprio ieri, il miliardario ha ipotizzato che alla fine del conflitto, potrebbe essere addirittura Israele a consegnare nelle mani Usa il territorio palestinese.

Nonostante le critiche ricevute dalla grande maggioranza dei leader mondiali, Trump e Netanyahu continuano ad essere piuttosto soddisfatti del loro piano. All’interno di questo contesto, poi, si inserisce la decisione degli Usa di dimostrare ulteriore vicinanza ad Israele, attraverso la firma di un ordine esecutivo che impone sanzioni alla Corte penale internazionale (Cpi), in relazione alle “azioni illegali e infondate intraprese contro l’America e il nostro stretto alleato Israele“.

I Paesi dell’Unione europea hanno deciso di firmare una dichiarazione congiunta contro la decisione presa dagli Stati Uniti di Donald Trump, sostenendo che le sanzioni da lui decise “comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta” e “aumenterebbero il rischio di impunità“. L’azione è stata avviata da Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu e si sono poi aggiunti la maggior parte dei Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma sulla Cpi, esclusa l’Italia.

L’Ue reagisce all’azione d Trump

Un gesto che ha ovviamente scatenato le reazioni dei leader mondiali, in particolari di quelli che riconoscono e proteggono la giurisdizione della Cpi. Ursula Von der Leyen, presidente della commissione Ue, ha infatti deciso di intervenire prontamente, sottolineando che la Corte dell’Aja è un organismo che “garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo“.

In quanto tale, quindi, deve continuare a poter proseguire “liberamente” la lotta contro l’impunità globale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha chiesto agli Usa di revocare le sanzioni, sostenendo di considerare “deplorevole” il loro annuncio.

Orban: “Dobbiamo rivedere il nostro ruolo nella Cpi”

La scelta di Trump ha invece portato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, a riconsiderare la sua posizione. “È tempo che l’Ungheria riveda cosa stiamo facendo in un’organizzazione internazionale che è sottoposta a sanzioni statunitensi“, ha infatti scritto Orban in un Tweet, sottolineando che ad oggi ci sono nuovi venti che soffiano nella politica internazionale, in parte dovuti a quello che lui ha definito il “Trump-tornado“.

Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha poi chiarito che il suo Paese starebbe valutando se continuare a cooperare con la Corte dell’Aja, definendo poi “assolutamente comprensibile” la decisione del presidente Usa di procedere con le sanzioni. Secondo il ministro, infatti, la Cpi sarebbe divenuta uno strumento politico di parte, le cui decisioni non avrebbero fatto altro che “aumentare l’incertezza in regioni del mondo già in difficoltà“.

Netanyahu ringrazia Trump: “Così protegge la sovranità di entrambi i Paesi”

La decisione ha ovviamente soddisfatto Benjamin Netanyahu, che ha deciso di commentare immediatamente le sanzioni, ringraziando più volte il presidente Usa. “Difenderà l’America e Israele da un tribunale corrotto, antiamericano e antisemita“, ha spiegato il premier dello Stato ebraico, sottolineando come la Corte non abbia in realtà giurisdizione per dare vita ad azioni legali contro Israele.

Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu

Né lo Stato ebraico, né gli Usa, infatti, sono parte della Cpi, per cui non sono costretti a rispettarne le decisioni. Nel caso in cui, però, uno dei loro cittadini, o loro stessi, dovessero trovarsi su un territorio che riconosce i dettami della Corte dell’Aja, allora è possibile che vengano arrestati e processati.

Netanyahu ha poi proseguito il suo intervento criticando la Corte, sottolineando come questa abbia condotto una campagna spietatacontro Israele, come prova per poi procedere ad una azione contro l’America. Così, le sanzioni messe in atto da Trump sono necessarie a proteggere “la sovranità di entrambi i Paesi e i suoi coraggiosi soldati“.

I mandati della Cpi, infatti, riguardano i presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e dal personale militare israeliano nella Striscia di Gaza. Non è comunque la prima volta che Trump decide di agire contro la Cpi. Nel corso del suo primo mandato, infatti aveva già dato avvio a sanzioni nei confronti della Corte e del suo procuratore, Fatou Bansouda.

Cosa prevedono le sanzioni di Trump contro la Cpi

L’ordine esecutivo firmato dal titolare della Casa Bianca prevede il divieto di ingresso negli Usa di funzionari, dipendenti e agenti della Cpi, così come dei loro familiari più stretti e di chiunque possa aver collaborato al lavoro investigativo della Corte. Inoltre, tutti i beni presenti sul territorio Usa e appartenenti a queste figure saranno congelati.

Il primo ministro portoghese António Costa
Il presidente del Consiglio Ue António Costa

Al momento non sono stati rivelati i nomi di coloro che saranno interessati da queste sanzioni, ma si presume che si tratti dei procuratori della Corte. Ovviamente, l’Unione europea ha immediatamente criticato l’azione degli Usa, con il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, che ha ricordato come la Cpi svolga “un ruolo essenziale nel rendere giustizia alle vittime di alcuni dei crimini più orribili del mondo“.

Costa si è impegnato ieri ad incontrare Tomoko Akane, presidente della Corte dell’Aja, con cui ha trattato sia del caso Almasri, che riguarda da vicino l’Italia, sia le sanzioni provenienti dagli Stati Uniti.

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