Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha chiesto chiarimenti sul futuro del Salva Milano e in particolari sulle intenzioni del Partito democratico, che lo scorso novembre ha votato a favore del provvedimento alla Camera ed ora riflette sul voto da presentare al Senato. In un intervento in diretto su Rtl 102.5, trattando proprio della norma che potrebbe sbloccare a Milano le problematiche create dalle inchieste della Procura sull’urbanistica, il primo cittadino del capoluogo lombardo ha lanciato un appello al Pd di Elly Schlein, al fine di comprendere “cosa farete“.
“Io non sto chiedendo al Parlamento un salva condotto“, ha chiarito il sindaco, sostenendo di voler scoprire se dal punto di vista legislativo “avevamo ragione noi o no“. Sala ha infatti sottolineato che il Comune di Milano, a causa delle inchieste e del blocco dell’edilizia, ha perso 165 milioni di oneri, che pesano gravemente sul bilancio della città. “Per quest’anno me la cavo“, ha spiegato Sala, evidenziando però che, se la situazione dovesse continuare così, sarà costretto a “tagliare servizi ai cittadini” e proprio per questo “cercherà di fare tutto il possibile per evitarlo“.
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Il riferimento del sindaco è alla divisione del Pd sul decreto, poiché i dem starebbero ancora riflettendo su come comportarsi al voto al Senato. Il partito starebbe infatti valutando una possibile via mediana, che possa sia aiutare la città di Milano sia non snaturare le vedute dei democratici. Il capogruppo lombardo, Pierfrancesco Majorino, ha infatti proposto di votare a favore del decreto, affiancandolo però a “un provvedimento di riordino della materia“. L’altra opzione, invece, sarebbe quello di modificare direttamente il decreto e costringerlo però a tornare alla Camera.
Cos’è il Salva Milano
Il cosiddetto Salva Milano è un decreto che riguarda le autorizzazioni edilizie per grattacieli e altri edifici finiti al centro delle inchieste della Procura sui presunti abusi commessi nel capoluogo lombardo. Si tratta di una norma transitoria che dovrebbe disciplinare gli interventi in materia di “urbanistica ed edilizia“, al fine di permettere ai 150 progetti rimasti fermi a causa del blocco imposto dalla Procura di Milano e sbloccare quindi la catastrofica situazione edilizia della città.
Il decreto era stato presentato dalla Lega di Matteo Salvini all’interno del decreto Salva Casa ma non era stato approvato e per questo è stato presentato successivamente in maniera individuale. Essendo un provvedimento transitorio, quindi, rimarrà in vigore fino a quando non sarà effettuato un riordino organico della disciplina edilizia. Il caso è partito nell’aprile 2023, quando un’indagine su un nuovo edificio di Piazza Aspromonte e sulle Torri di Crescenzago ha portato alla luce alcune presunte incongruenze nei documenti riguardanti le costruzioni.
Secondo quanto si apprende, il Comune di Milano aveva dato avvio all’operazione come se si trattasse di una “ristrutturazione” e quindi utilizzando solamente una “Segnalazione di certificata di inizio attività“. Secondo la Procura di Milano, invece, tali progetti rappresentavano un lavoro edilizio di altra natura e si sarebbe quindi dovuto procedere con un permesso, una valutazione di impatto sul territorio e con oneri di urbanizzazioni più costosi. A partire da questo caso, l’indagine si è allargata ed ora riguarderebbero diverse aree della città e più di dieci casi.
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