Prodi giustifica l’attacco di Meloni: “Un amore non corrisposto, un problema freudiano?”

Il Professore, in una intervista rilasciata a La Repubblica, disegna la mappatura dell'attuale situazione del governo nonché delle opposizioni e suggerisce possibili mosse da adottare

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È improbabile che Meloni creda a quel che dice, ma certo pensa che le convenga dirlo. E qui fa un grande errore, perché tenere i toni così alti a lungo è impossibile. Consuma“. Così l’ex premier Romano Prodi, intervistato da La Repubblica, si espone a proposito delle accuse della premier Giorgia Meloni di una vicinanza con l’avvocato Luigi Li Gotti, autore dell’esposto sul caso Almasri.

Un attacco dal presidente del Consiglio che Prodi ironizza definendolo come “un amore non corrisposto” e un probabile “problema freudiano“. Poi, il fondatore dell’Ulivo incentra la vicenda sul piano politico ipotizzando che la premier possa vederlo come il ricordo di una “sinistra sa anche vincere” essendo stato l’unico a farlo.

E’ folle avercela con me che ho 86 anni e sono fuori da qualsiasi gioco politico” per scelta e non perché lo faccia Meloni. Quindi, per Prodi pensare di rappresentare un candidato scomodo per il Quirinale è veramente incredibile. Assurdo come la convinzione della premier di ritenere l’ex presidente alla guida di una serie di personalità desiderose di abbattere il governo con l’aiuto della magistratura e la complicità dell’avvocato Luigi Li Gotti. Prodi si dice incredulo, per l’appunto, di quella che ritiene un’invenzione di Meloni, pensarlo dietro alla denuncia di una persona che non ha mai incontrato.

Sono preoccupato – confessa Prodi – del fatto che il Parlamento sia sempre più periferico e la magistratura sempre più attaccata“, piuttosto dello scontro governo-magistrati in sé. In fatto di paure, il Professore tratta l’immigrazione incontrollata che a suo parere si potrebbe risolvere semplicemente gestendola ma sembra “non conviene politicamente“. Per l’ex presidente della Commissione europea, Meloni avrebbe scelto consapevolmente il trumpismo per legittimare la sua storia, la stessa dinamica che vedrebbe Musk legittimare l’Afd tedesca. Per l’appunto, ci sarebbe un grande movimento movimento di legittimazione delle estreme destre, un “grave colpo a una democrazia già in crisi“.

Una crisi che per il Professore si deve al “pensare che democrazia significhi che se vinci le
elezioni puoi fare quel che vuoi. Il voto legittima il comportamento autoritario. Lo strumento principe della democrazia viene usato per ucciderla
“.

Domani saranno trent’anni dalla nascita dell’Ulivo, lanciato con un’intervista alla Gazzetta di Reggio con cui “nacquero 4mila comitati in pochi giorni, c’era un desiderio diffuso di far uscire il Paese dall’impasse” e contemporaneamente l’idea intellettuale coincideva con una spinta che arrivava dal Paese. Un momento in cui proprio Berlusconi “si è distratto ed è stato possibile prendere spazio e credibilità.

Un’esperienza che, secondo Prodi, non sarebbe replicabile pensando strettamente all’Ulivo, ma sarebbe ragionevole e possibile individuare “4 grandi problemi sui quali trovare una visione comune“, come ad esempio la sanità, la casa, la scuola e il lavoro. L’ex premier è anche netto, però, sulla proposta di Dario Franceschini di andare divisi al voto, che vede come una mossa che ucciderebbe il Paese. Una proposta che sarebbe “l’ultima spiaggia alla vigilia del voto” ma non porterà gli astenuti a votare in quanto sarebbe necessario e doveroso “discutere di cose che emozionino“.

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