Nella mattinata di oggi, il Gruppo Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) ha concluso le operazioni di svuotamento del capannone ex Cemerad, nell’area di Statte alle porte di Taranto, al fine di allontanare dalla zona l’ultimo quantitativo di fusti radioattivi e pericolosi ancora presenti. Si tratta, quindi, della fine di una questione piuttosto complessa, e durata dieci anni, che giunge a solo un mese di distanza dal decreto del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che ha tolto un certo numero di aree a terra ritenute non più inquinate dal Sin Taranto, ovvero dal Sito di interesse nazionale.
Il sito interessato dalle operazioni di Sogin ha un’estensione di 3900 metri quadrati e alcuni dei fusti che si trovavano al suo interno contenevano materiali provenienti dal disastro della centrale nucleare russa di Chernobyl. Alle operazione di svuotamento hanno assistito il già commissario di Governo alla bonifica dell’area di Taranto, Vera Corbelli, che ricopre ancora questo ruolo per la Cemerad, il viceministro dell’Ambiente, Vannia Gava, il direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione (Isin), Francesco Campanella, l’assistente esecutivo dell’amministratore delegato di Sogin, Mario Lazzari, il presidente di Nucleco, Nadia Cherubini, e i rappresentati di diversi enti coinvolti
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Corbelli: “Risolta una delle maggiori criticità del Paese”
Il commissario straordinario per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi, Vera Corbelli, ha messo in luce come la conclusione dell’attività di svuotamento del capannone ex Cemerad abbia risolto “una delle maggiori criticità ambientali del Paese“, tramite l’utilizzo di risorse per 18 milioni di euro. “L’intervento, complesso ed articolato, non ha eguali in Italia“, ha voluto evidenziare Corbelli, sottolineando l’elevato numero di fusti presenti, lo stato di ammaloramento in cui questi si trovavano e la mancanza di informazioni sul contenuto degli stessi.
Artizzu (Sogin): “Soddisfatti del successo di questo lavoro”
L’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, ha commentato il complesso lavoro che questa mattina è stato messo in atto nel capannone dell’ex Cemerad di Taranto, sottolineando gli sforzi compiuti per mettere in sicurezza l’area. “Svuotare il deposito Cemerad da oltre 16mila fusti di rifiuti radioattivi di fatto abbandonati da 20 anni è stato un lavoro che ha richiesto specifici interventi gestionali e operativi – ha dichiarato l’amministratore delegato – Siamo perciò particolarmente soddisfatti per il successo di questo lavoro“.
Gava: “Questo lavoro è orgoglio per il nostro Paese”
La viceministra dell’Ambiente, Vannia Gava, ha dichiarato la sua immensa soddisfazione per il processo che si è concluso oggi alla ex Cemerad di Taranto. “Oggi è stato fatto un lavoro grandissimo, che è stato un orgoglio per il nostro Paese“, ha infatti sottolineato, chiarendo che al centro dell’azione è sempre stata posta la cultura ambientale. La viceministra ha poi chiarito che i prossimi passi da compiere riguarderanno la “caratterizzazione per la struttura“, per comprendere se vada o no effettuata la bonifica. “L’intenzione è quella di ridare al territorio un sito pulito e riutilizzabile“, ha sostenuto infatti Gava.
L’operazione di Sogin alla Cemerad di Taranto
La giornata di oggi assume quindi un carattere fondamentale, nella consapevolezza di essere giunti alla conclusione di un progetto che è durato ormai dieci anni. Nel 2015, infatti, venne conferito l’incarico dello svuotamento a Vera Corbelli ma, al momento della nomina del commissario, il sito della Cemerad risultava già in abbandono da 15 anni, oltre ad essere sotto sequestro e in condizioni fatiscenti.
Il cantiere per lo svuotamento è stato allestito nel luglio 2017 e dal luglio 2016 fino al dicembre 2020 è stato sottoposto a sorveglianza armata 24 ore su 24. “Costituiva una delle maggiori criticità ambientali-sanitarie dell’area tarantina“, ha infatti spiegato Vera Corbelli, sottolineando l’importanza di un procedimento che giungerà finalmente alla sua conclusione nella giornata di oggi.
Il processo di svuotamento è ripreso definitivamente nell’ottobre 2023, dopo una serie di interruzioni che hanno ovviamente causato il rallentamento del processo, con l’avvio dell’allontanamento degli ultimi 3mila fusti rimasti. Alcune problematiche, poi, hanno riguardato anche le stime dei fusti contenuti nel sito. Inizialmente, infatti, si riteneva che vi si trovassero 16.500 fusti di cui 3.500 radioattivi, ma un conteggio più accurato ha permesso di rideterminare le stime in 16.693 fusti, di cui 5.398 radioattivi. Tutta l’operazione è stata supportata da finanziamenti pubblici.
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