Il giudice di pace, Paolo Olezza, ha dato la sua sentenza sulle norme anti Covid sostenendo che “le posizioni espresse dall’attuale credibile Consiglio dei ministri” in materia di pandemia e vaccini sono “quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa“.
I ricorrenti avevano sostenuto di essere stati costretti a tenere dei “comportamenti non desiderati in modo ricattatorio” senza a parer loro nessun tipo di beneficio al fine di contenere l’epidemia. In tal senso, i cittadini hanno evidenziato la completa illegittimità della normativa anti covid, a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale .
Leggi Anche
Riguardo la questione, la Presidenza del Consiglio aveva richiesto di respingere il ricorso, sottolineando “il difetto di giurisdizione” e dichiarando che “l’attività legislativa è espressione del potere politico“. Dunque, secondo il parere dell’ente la decisione in merito alla questione era di competenza della giustizia amministrativa, ossia del Tar e del Consiglio di Stato e quindi non del Giudice onorario.
Contrariamente a quanto sostenuto dalla Presidenza del Consiglio, il giudice Olezza, afferma di non dover invadere la funzione sovrana, scandendo altresì la necessità di stabilire l’esistenza potenziale di un illecito civile. Il magistrato ha rimarcato ancora come fosse corretto richiamare l’attenzione della Presidenza di Palazzo Chigi, differentemente da quanto affermato dai colleghi.
Norme anti Covid, risarcimento per “danno morale“
Olezza avrebbe evidenziato come il diritto alla salute non fosse superiore rispetto agli altri diritti fondamentali. Infine, ha dichiarato che le persone sono state costrette ad assumere farmaci sperimentali o “non approvati in via definitiva”, ponendo l’attenzione verso gli Stati nei quali è mancato il ricorso a “norme di confinamento domiciliare”, rimarcando come nonostante ciò la diffusione dei contagi e la mortalità abbiano avuto numeri considerevolmente più bassi.
Dopo le dichiarazioni del giudice di Alessandria è stata affermata la ragione delle persone che avevano portato avanti il ricorso; dunque, è stato predisposto verso queste un risarcimento di dieci euro ciascuno per “danno dinamico-relazionale e danno morale”.
© Riproduzione riservata