Ornavasso, 34enne ucciso a fucilate al culmine di una lite famigliare: fermato il padre 63enne

Sembrerebbe che il 34enne avesse problemi di tossicodipendenza e si presume che possa aver avuto comportamenti violenti in ambito famigliare. Il 63enne è stato ascoltato per tutta la notte dagli inquirenti e l'arma che si ipotizza sia stata utilizzata è stata sottoposta a sequestro

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L’ennesima lite in un appartamento in via della Conciliazione, a Ornavasso, si è conclusa con la morte violente di un 34enne, ucciso con un colpo di fucile esploso da una delle armi del suo stesso padre. Si presume, dunque, secondo quanto raccolto dalle forze dell’ordine che stanno lavorando sul caso, che a sparare sia stato proprio il 63enne, stufo dei comportamenti del figlio, che da diverso tempo era divenuto tossicodipendente.

La vittima viveva con i genitori nell’appartamento nel comune della Bassa Ossola, nel Verbano-Cusio-Ossola, e in quella stessa casa è morto, per motivazioni ancora da chiarire. Il colpo esploso dal fucile, regolarmente detenuto dal 63enne insieme ad altre tre armi, si è infatti rivelato fatale per il 34enne, nonostante l’intervento immediato dei soccorritori a seguito dell’allarme. Nella stessa casa in cui si è consumato il delitto era presente anche la madre della vittima, la cui testimonianza potrebbe quindi rivelarsi fondamentale al fine delle indagini.

Ornavasso, arrestato il padre della vittima

All’arrivo delle forze dell’ordine, il 63enne è stato posto in stato di fermo e il fucile ritenuto l’arma del delitto è stato sequestrato. L’uomo al momento si trova ancora in caserma, dove è stato portato a seguito dell’omicidio per comprendere la sua posizione e ascoltare la sua versione degli eventi. Sembrerebbe che abbia confermato la tossicodipendenza del figlio e che abbia raccontato di alcuni comportamenti di quest’ultimo che stavano diventando piuttosto insistenti. Il 63enne è stato ascoltato dagli inquirenti per tutta la notte, alla presenza anche della pm Laura Carrera che, informata sui fatti, si è anche recata sul luogo dell’omicidio.

Secondo quanto riporta Il Messaggero, si ipotizza che il 34enne potesse aver iniziato ad avere comportamenti violenti nei confronti della madre. La paura e la rabbia scatenati da questi eccessi di violenza avrebbero quindi convinto il 63enne ad imbracciare il suo fucile da caccia e a colpire il suo stesso figlio, nel tentativo di fermarlo. Al momento non vi sarebbe alcuna conferma, per cui le autorità che indagano sul caso dovranno fare luce su una tragedia famigliare in cui al momento rimangono aperti numerosi punti oscuri.

Nel corso della giornata di oggi è previsto un sopralluogo nell’abitazione, così che la polizia Scientifica possa raccogliere nuovi dati e aggiungere un po’ di chiarezza ad un quadro che, per il momento, appare piuttosto frammentato.

++Articolo in aggiornamento++

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