Melania Trump e il dilemma del look per l’insediamento di Donald

Dopo la condanna ricevuta nel 2017 da diversi designer internazionali, Melania si trova di nuovo di fronte all'armadio senza sapere cosa indossare

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Come ogni cerimonia che si rispetti, anche l’insediamento del neoeletto presidente Donald Trump richiede un certo dress code da rispettare. L’ormai prossima First Lady si trova ad affrontare un dilemma non indifferente, perché a quanto pare non avrà opzioni tra cui scegliere come era accaduto nel 2017 quando fu letteralmente boicottata dai massimi esponenti della moda.

Com’è possibile che i designer possano rinunciare ad apparire in un evento di tale risonanza mediatica? Secondo quanto sostenuto dal Mail OnLine, ad incidere sulla presa di posizione degli stilisti che non intendono vestire Melania Trump, ci sarebbe l’incombente burattinaia, direttrice di Vogue, Anna Wintour. Si tratterebbe “semplicemente” della donna più temuta nel settore della moda dove ogni sua parola è legge e garanzia di buona o cattiva riuscita di anche intere collezioni.

Ciò che tiene strette Melania e Anna è proprio l’antipatia provata dalla editor nei confronti della moglie del tycoon. Un’avversione che aveva raggiunto l’apice con la negazione di una seconda copertina Vogue alla signora Trump dopo quella che l’aveva immortalata in abito da sposa nel giorno del matrimonio con il magnate e nonostante tutte le first lady abbiano fatto il bis sul magazine.

L’insediamento di Donald, l’agonia di Melania

L’attesissimo 20 gennaio è finalmente arrivato e si tratta di è un’occasione che richiede il massimo dell’esclusività dell’abito indossato come l’unicità di un completo che potrebbe essere confezionato appositamente solo dal massimo dei designer. Una condizione che risulterebbe una vera e propria sfida per la donna che, secondo il Mail, sarebbe costretta ad acquistare abiti già confezionati, come una cliente fidata. Il mondo della moda ha iniziato ad evitare l’ex modella slovena sin dalla sua ascesa al potere politico risalente alla vittoria elettorale di Trump nel 2016. Infatti, sono pochi gli stilisti, tutti desiderosi di rimanere in buoni rapporti con la voce più potente del mondo della moda, che ammetteranno di aver lavorato con Melania.

Negli ultimi anni ci sarebbe stato difatti un rifiuto quasi totale del settore di collaborare con la signora del tycoon che l’avrebbe costretta ad affidarsi al suo buon gusto e al suo guardaroba chic e senza tempo che la caratterizzano in ogni sua apparizione pubblica. Un approccio che in verità riesce a farla distinguere dalle altre consorti politiche.

Ad ogni modo, si saprà solo domani come Melania Trump avrà risolto l’angosciante dilemma riguardante non uno ma ben due look per la cerimonia in Campidoglio, un completo da giorno per il giuramento di Donal e un altro per sfilare sul palco in uno dei balli che si terranno in onore del nuovo presidente americano.

Dei 16 stilisti che sembra siano stati contattati dalla Casa Bianca, nessuno ha voluto prestare la propria firma per la cerimonia di insediamento. Incluso Ralph Lauren che è da sempre considerato come lo stilista super partes per eccellenza in quanto nel corso della storia dei presidenti americani, ha vestito tutte da Hillary Clinton a Nancy Reagan, passando per Michelle Obama e Jill Biden.

Un’altra casa americana che ha fatto un passo indietro, è Michael Kors. Dopo l’apparizione di Melania con un suo cappotto zebrato al comizio pre-elettorale del marito al Madison Square Garden, Kors ha categoricamente evitato qualsiasi coinvolgimento diretto giustificandosi dicendo che “la signora Trump è una cliente di lunga data della nostra boutique di New York“.

In verità, se si pensa a chi è Melania Trump, alla sua rilevanza pubblica oltre ad essere un’ex insider del settore, ci si rende conto, senza troppi orpelli, che la First Lady non ha bisogno di dover ricorrere alla canonica formula di “farsi vestire” dai designer ma può tranquillamente scegliere seguendo il suo inconfondibile stile.

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