Deportazioni di massa, dazi, guerra in Ucraina e tregua in Medio Oriente, sono questi i primi dossier che il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrà affrontare nel corso del suo secondo mandato. Il grande giorno è ormai arrivato e già oggi hanno avuto inizio le celebrazioni in occasione dell’insediamento ufficiale alla Casa Bianca, che avverrà lunedì 20 gennaio alle 12, le 18 in Italia. The Donald ha lasciato la sua tenuta di Mar-a-lago, in Florida, insieme a sua moglie Melania e suo figlio Barron ed è atterrato a Washington, pronto ad assumere il suo incarico.
La famiglia Trump ha deciso di trascorrere la vigilia dell’insediamento al golf club del presidente eletto a Sterling, regalando ai social immagini spettacolari tra fuochi d’artificio e danze un po’ troppo poco appassionate. Tra poche ore, invece, il tycoon entrerà nella Capital Arena per tenere un comizio anticipatore del suo mandato. Il suo vice, JD Vance ha invece già incontrato il vicepresidente cinese Han Zheng, con cui ha discusso di vari argomenti, tra cui la piaga del Fentanyl, Taiwan e l’equilibrio commerciale tra i due Paesi.
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Intanto, a Washington la neve continua a calare senza tregua, regalando scenari mozzafiato ma provocando anche un freddo senza precedenti. Il gelo, però, non ha fermato i seguaci del presidente eletto che, da tutti gli Stati Uniti, si sono riversati a centinaia di migliaia nella Capitale, per mostrare sostegno al tycoon. Così, orde di americani vestiti di rosso hanno invaso le città in attesa di poter assistere al giuramento. Purtroppo, quest’anno gli spettatori saranno costretti ad assistere alla cerimonia dei mega schermi, visto che il freddo ha imposto al presidente di giurare all’interno della Casa Bianca.
Un problema piuttosto complesso riguarda la volontà di molti di seguire l’insediamento all’interno della Capital Arena. Questo stadio, però, può ospitare un massimo di 20mila persone, mentre i biglietti venduti per la cerimonia di insediamento sono stati 220mila. Si attendono quindi ore intense a Washington, dove l’uragano Trump inizia già a far sentire i suoi effetti.
I primi dossier sul tavolo di Trump
Il tycoon non ha intenzione di perdere tempo e, come promesso ormai da mesi, già nel primo giorno della sua presidenza firmerà un numero impressionante di decreti esecutivi, per la maggior parte concentrati sul tema dell’immigrazione illegale. Le deportazioni di massa, che avevano fatto grande scalpore nel corso della campagna elettorale del miliardario, avranno inizio già da martedì, ovvero dal secondo giorno utile del mandato di Trump. “Non posso dire da quale città inizieremo“, ha sostenuto Trump, chiarendo che l’operazione sarà utile a “cacciare i criminali dal nostro Paese“.
Il tycoon, poi, ha trattato di alcuni dei temi che intende affrontare nei primi giorni della sua amministrazione. Nei primi 100 giorni è infatti probabile che Trump si rechi in Cina in visita di Stato, magari per amplificare i temi di cui ha parlato con il presidente Xi Jinping solo alcuni giorni fa. In questo senso, quindi, sembrano rincuoranti le parole del presidente sul destino di TikTok, il social network di proprietà della cinese Bytedance che oggi è stato oscurato negli Usa per un problema di privacy. In settimana, invece, è prevista una visita a Los Angeles, per toccare con mano le conseguenze degli incendi che ormai da dieci giorni devastano il territorio.
“Pensavo di andare in questi giorni, ma poi ho capito che fosse più adatto andare nelle vesti di presidente effettivo“, ha spiegato il tycoon, sottolineando poi la sua volontà di sbloccare le riserve di acqua nel nord della regione, così da rendere più semplici le operazioni di soccorso e di prevenzione per gli incendi.
Le deportazioni di massa previste da Trump
Anche se il tycoon non ha voluto rivelare in quali centri avranno inizio le deportazioni di massa, sembra molto probabile che la prima città ad essere colpita sia Chicago. Si tratterebbe, infatti, di un messaggio a tutte le città a guida democratica nel Paese, per dimostrare che queste non sono al sicuro dall’azione di Trump. Si prevede che nell’operazione, denominata Saveguard, prenderanno parte tra i 150 e i 200 agenti federali e la polizia di Chicago ha già annunciato di non avere attenzione di interferire con il lavoro degli agenti.
Allo stesso tempo, però, il portavoce Don Terry ha chiarito che le forze dell’ordine della città non condivideranno informazioni con le autorità federali per l’immigrazione. Chicago è infatti una delle città in cui si fa più fatica a far rispettare le leggi sull’immigrazione e, con questa azione, Trump vuole mandare un messaggio forte e chiaro. Tom Homan, l’esperto nominato da Trump per gestire i confini e le deportazioni, ha voluto rassicurare gli americani che la campagna di deportazioni sarà portata avanti a livello nazionale e che le autorità non si fermeranno neanche davanti alla separazione delle famiglie.
Il 55% dei cittadini statunitensi, intervistati in un sondaggio, hanno infatti dichiarato di voler vedere il presidente mettere in atto le deportazioni promesse, per liberare gli Usa dai presunti “criminali” che fuggono fai loro Paesi.
La minaccia dei dazi
Un altro punto controverso dell’amministrazione Trump riguarda la minaccia dell’innalzamento dei dazi nei confronti di Europa, Cina, Messico e Canada, finalizzata a migliorare l’economia interna Usa, aumentando la domanda e rendendo più complesso esportare nel Paese. Questa promessa, su cui il tycoon sta continuando a riflettere, avrebbe mandato in tilt l’economia occidentale, soggetta ora ai flussi e ai cambi di opinione del tycoon. Solo alcuni giorni fa, la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale hanno lanciato l’allarme sull’incertezza del mercato europeo, che rischia di affossare le piccole e medie imprese italiane.
Proprio in vista di questo pericolo e della possibilità di rivestire il ruolo di ponte tra Usa ed Europa, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deciso di accettare l’invito ufficiale di Donald Trump e partecipare dal vivo alla sua cerimonia di insediamento. Una decisione che è stata tenuta nascosta fino all’ultimo, anche in considerazione dei possibili pericoli che questa porta con sé. Il timore, infatti, è che in Europa si guardi con sospetto al rapporto dei due leader, a causa del carattere volatile del presidente Usa, che spesso ha ceduto a pesanti insulti nei confronti della comunità europea.
Giorgia Meloni sarà accompagnata nel suo viaggio dal suo vice Carlo Fidanza e dal segretario generale di Ecr Antonio Giordano, che già sono negli Stati Uniti. Sarà presente anche il deputato di FdI eletto negli Usa, Andrea di Giuseppe. Grande assente il leader della Lega Matteo Salvini, che ha deciso di rimanere in Italia per gestire il caos treni e le priorità del suo ministero. In rappresentanza andranno alcuni deputati della Lega e del gruppo europeo dei Patrioti.
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