Pluralità, differenze, collaborazione, futuro ma anche nuove tecnologie, sono questi i temi che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di affrontare nel corso del suo intervento durante l’inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura. Il capo dello Stato è stato accolto da sonori applausi e dalla soddisfazione dei presenti, che si sono sentiti compresi e soprattutto accolti dalle parole del Presidente.
“A fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità“, ha infatti ricordato Mattarella, all’inizio del suo discorso, ponendo l’attenzione su realtà che troppo spesso vengono dimenticate o date per scontato. In questo senso, il capo dello Stato ha sottolineato come Agrigento, in quest’anno e non solo, possa divenire “sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane“, perché si tratta di una città che ha saputo “accrescere le opportunità dove oggi sono ridotte“.
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Una dimostrazione che anche le periferie possono divenire centri di cultura e progettualità, evitando quindi di deperire senza cura, perché dimenticate da chi invece dovrebbe occuparsi di loro. Alla fine del suo intervento, Mattarella è stato ringraziato con un lungo applauso e dalla decisione dei presenti nel teatro Pirandello di alzarsi in piedi. Prima di allontanarsi, il Presidente si è soffermato a salutare le autorità ed ha deciso anche di concedere qualche selfie a chi lo chiedeva. Fuori dal teatro, Mattarella è stato accolto da una folla altrettanto calorosa ed entusiasta.
Mattarella: “La tecnologia pretende di monopolizzare il pensiero“
Parte del discorso del Presidente è stata dedicata al commento del simbolo scelto per indicare Agrigento Capitale della Cultura, definito come un’immagine che vuole ricordare quanto sia fondamentale saper “ricomporre, rigenerare coesione, di procedere insieme“, perché questa richiesta proviene dalle grida di coloro che sono morti nelle guerre di tutto il pianeta e da chi subisce ogni giorno violazioni dei diritti umani. “Per Empedocle l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte“, ha infatti ricordato Mattarella, sottolineando come ad oggi l’unione è necessaria soprattutto tra istituzioni e popolo.
Gli uni e gli altri da soli non sono abbastanza e, secondo Mattarella, è cultura stessa “chi sa che la vita è frutto dell’incontro“. In questo senso, poi, il capo dello Stato ha posto l’attenzione sul fatto che ad oggi il mondo si concentra troppo sul presente, facendosi comprimere ed esaurendosi troppo velocemente. Ciò sarebbe causato anche dal cattivo uso della tecnologia, che pretende di “monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza“.
Uno dei compiti della cultura, quindi, è quello di contrapporsi a questi modelli, “ribellandosi alle forme di compressione“, così da far tornare grande il nostro Paese e soprattutto ricominciare a rivolgersi verso il futuro. “In un luogo, come Agrigento, ove il patrimonio monumentale è dominante, potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato“, ha dichiarato Mattarella, sottolineando che invece in tutti vi dovrebbe essere la convinzione che la cultura non è mai solo sguardo verso l’indietro ma soprattutto capacità di sollevarlo e rivolgerlo verso il futuro.
In questo senso, quindi, Mattarella ha ricordato l’importanza di non soffermarsi troppo, di non lasciarsi investire dalle grandezze del passato, cercando di imitarle e di riportarle in auge. Ciò che bisogna preferire è la spinta verso il futuro, con tutte le difficoltà che questo porta con sé, ma anche con tutte le straordinarie possibilità che nasconde
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