“Se Musk ha avuto un ruolo nella liberazione di Cecilia Sala? Si tratta di ricostruzioni fantasiose e più da romanzo che da cronaca di giornale“. Così, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, frena le speculazioni su un possibile coinvolgimento del magnate di Space X nelle trattative per la scarcerazione della reporter italiana detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, per 21 giorni. Secondo il vicepremier forzista, si tratta di una notizia totalmente infondata, in quanto egli stesso ha parlato “con Blinken, durante la riunione del quintetto prima della mia missione in Siria e in Libano“.
Il governo italiano, quindi, esclude totalmente la possibilità che figure o poteri esterni abbiano preso parte alla questione, sottolineando che anche altre ricostruzioni che sono state fatte in Italia su interventi di altri soggetti privati nel caso Sala “sono prive di fondamento e smentite anche da coloro che sono stati chiamati in causa“.
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Antonio Tajani, quindi, non ha intenzione di dare maggiori spiegazioni, se non che al momento l’unico fattore realmente influente nella liberazione della giovane reporter è stato il lavoro dell’esecutivo Meloni. Il vicepremier ha però confermato che la famiglia di Cecilia Sala ha avuto dei contatti con il magnate, ma che comunque questo “non ha avuto nulla a che fare con la vicenda“. Una specifica che è apparsa necessaria solo per le speculazioni che nell’ultimo periodo avevano iniziato a circondare il caso, con il rischio di far passare in secondo piano l’importante sforzo del governo italiano nella scarcerazione della giornalista.
Caso Sala, il Nyt include Musk nelle trattative
Le parole di Antonio Tajani, dunque, fanno riferimento all’indiscrezione lanciata dal New York Times, secondo cui l’uomo più ricco del mondo avrebbe svolto un ruolo fondamentale nelle trattative per la liberazione di Cecilia Sala. La testata statunitense ha infatti sostenuto che Elon Musk avrebbe avuto un contatto con l’ambasciatore iraniano all’Onu, Amir Saeid Iravani, per assicurargli che gli Usa non avrebbero fatto pressioni all’Italia per l’estradizione di Mohammed Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato a Milano Malpensa tre giorni prima della carcerazione di Sala.
Sembrerebbe che il patron di Tesla abbia incontrato l’ambasciatore sia lo scorso novembre sia subito dopo la visita di Giorgia Meloni a Mar-a-lago. Secondo il New York Times, questo sarebbe avvenuto perché, mentre Meloni era da Trump, il fidanzato di Sala, il giornalista Daniele Raineri, avrebbe provato a mettersi in contatto con Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia, “per chiedere se poteva portare il caso di Sala all’attenzione di Musk e chiedere il suo aiuto“.
Al momento, dunque, non si hanno certezze su cosa possa essere effettivamente accaduto. Secondo la testata, però, Stroppa ha sostenuto in una intervista che Musk avrebbe preso atto della questione ma che non sapeva se fosse stato effettivamente coinvolto nella questione. In ogni caso, sia se Musk abbia o no contribuito alla liberazione, questa vicenda dimostra il potere sempre più influente che il miliardario continua a guadagnare.
Tra pochi giorni, con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, Musk salirà a capo di un dipartimento, esterno al Congresso Usa, che avrà il compito di sburocratizzare gli Stati Uniti, eliminando settori inutili e investendo su quelli maggiormente remunerativi. Un compito che, però, visti i contratti delle sue aziende con il governo Usa, rischia di dar vita ad un conflitto di interessi senza precedenti. Musk potrebbe infatti utilizzare il suo potere per creare situazioni in cui le sue società abbiano una posizione dominante e quindi assicurarsi maggiori guadagni.
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