Un caso emblematico e quasi unico, l’azienda di Brunello Cucinelli ha costruito la propria identità puntando sulla qualità del prodotto, senza mai tradire se stessa anche ora che può vantare una crescita media del 12,8% in tredici anni di quotazione in borsa.
In occasione di Pitti Immagini Uomo 107, dove l’imprenditore umbro è oramai considerato il metro di paragone in fatto di moda maschile, Cucinelli ha lanciato uno dei suoi moniti filosofeggianti ai microfoni de Il Difforme. Alla domanda sul come si possano affrontare momenti cupi a livello creativo, il fondatore dell’omonimo brand ha presupposto che “non ci devono essere mai momenti troppo cupi, perché se si perde l’amore per la speranza, non ha nessuna logica di essere vissuta“. Motivo per cui, “bisogna provare a vivere abbandonando la paura e lavorando sulla speranza” stessa. Un tema che, secondo il direttore creativo, bisognerebbe ritrovare e riscoprire.
“La creatività – continua sorridendo Cucinelli – è una cosa che viene discutendo in un ambiente sereno, perché se tu lavori in un ambiente sereno, come diceva Jean Jacques Rousseau, la creatività è più alta e noi abbiamo bisogno di ritrovare un sano equilibrio“. Dunque, si potrebbe dire che proprio in questa armonia riscoperta, interiormente o meno che sia, si costituisce “un mondo nuovo, un tempus novo come dicevano i romani” che si deve affrontare in un “modo diverso“.
Traducendo su garanzia di Rousseau e dei romani, l’imprenditore quindi esorterebbe di ascoltarsi per capire se stessi e riuscire a sfruttare un nuova sfumatura del proprio essere affinché si possa raggiungere una visione più libera e personale. Insieme a questo processo introspettivo, “abbiamo bisogno di ritrovare dignità e rispetto, – suggerisce il direttore creativo – il rispetto per il lavoro operaio“.
Il caso Cucinelli
Facendo un passo indietro fino ai primi anni duemila, quando si correva alla delocalizzazione delle aziende, ossia allo spostare all’estero la produzione per abbattere i costi mantenendo però il medesimo prezzo di vendita, Cucinelli rimarcava imperterrito il concetto di preservare l’artigianalità e il Made in Italy, mentre promuoveva la sua filosofia aziendale fatta di equo stipendio ai dipendenti e di ambienti lavorativi favorevoli alla “creazione di bellezza“. Si tratta, di certo, di una concezione che all’epoca andava completamente contro tendenza, da cui ora all’imprenditore spetta il merito di aver avuto una visione avanguardista.
Brunello Cucinelli, però, non è solo la sua impresa ma è anche un personaggio a tutti gli effetti, costruito su concetti e principi ben precisi. E’ una figura che è riuscita sicuramente a farsi amare dalla critica proprio per la volontà di voler “essere una persona perbene“. Correttezza, verità e bellezza, morale, dignità e rispetto uniti a lealtà e franchezza: una serie di nobili presupposti che, come è ben risaputo, Cucinelli ha direttamente riversato in ogni aspetto del suo ambiente lavorativo.
E se…
E se dall’eccessiva ripetizione di tali valori nascesse e permanesse un leggero prurito da atteggiamento forzato e non naturale?
Sorge il dubbio perché, in verità, la domanda iniziale posta all’imprenditore umbro era rilegata al tema Pitti di quest’anno, che sarebbe stato interessante approfondire con un professionista che ha raggiunto i vertici finanziari in così poco tempo e con una tale devozione al lavoro. Quindi, considerando la crisi contemporanea del settore moda, quale sarebbe potuto essere il punto di discontinuità per rilanciare un marchio e come mantenerne fervente passione e ispirazione.
Un quesito che Cucinelli però non ha desiderato terminare di ascoltare in quanto, a suo parere, era necessario avere un confronto “più consistente“. Una risposta che potrebbe stridere con i suoi difendibilissimi principi morali come, per dirne uno, il rispetto, o l’equità nonché l’aiuto al prossimo per favorirne la crescita. Che sia stato un atteggiamento causato da una giornata nera per l’imprenditore? Probabile. Ma, si potrebbe anche giocare dubitando dell’ovvio.
Si immagini, per assurdo, un Cucinelli nelle vesti di un silenzioso levantino affetto da un impercettibile inadeguatezza. Una condizione da colmare con l’insistente esibizione di un’educazione culturale acquisita macchinosamente. E da qui, l’escamotage più diretto che potrebbe adottare, ossia esprimersi per citazioni filosofiche con il fine di dimostrare un qualcosa a se stesso o, nella sua mente, al settore in cui lavora. Il tutto, servito con un sincero sorriso.
Ma se carta canta, allora l’ipotetica indole innaturale e artificiosa del signor Cucinelli lo ha portato ad accaparrarsi un bacino di utenza degno di nota, che non fa altro che riconoscerne il genio imprenditoriale. Si tratterebbe di una nicchia di superbi acquirenti certi di vestire il massimo dell’eleganza, per il semplice fatto che è proposto da Brunello Cucinelli. Quindi, l’imprenditore ha generato il proprio cavallo vincente su cui puntare.
Si analizzi di conseguenza anche lo stile Cucinelli svincolandolo dal suo volto benevolo e dal fatturato stellare. Ad un occhio attento, abituato al buon gusto e alla Sartoria, alla bellezza e all’eleganza, le proposte del direttore creativo umbro potrebbero risultare volutamente maleducate, sia per le proporzioni che per i modelli scelti.
Pertanto, anche il “siate coraggiosi e vedrete che il futuro vi darà belle cose” con cui è stata chiusa la spontanea risposta, si potrebbe interpretare nella logica dell’assurdo e pertanto come un ammiccamento al saper compiacere.
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