Torna ACAB, il celebre film diventa una serie per Netflix

A 13 anni dal successo di ACAB, il film diventa una serie disponibile dal 15 gennaio su Netflix e con un cast d'eccezione

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Dopo 13 anni dal successo di ACAB, il film torna ma in altre vesti: Netflix ha annunciato che dal 15 gennaio sarà disponibile una serie che si baserà proprio sul celebre film. Alla base della sceneggiatura ci sarà sempre l’omonimo libro ma questa volta senza la regia di Stefano Sollima, bensì di Michele Alhaique.

Per l’occasione è stato scelto un cast di eccezione: Marco Giallini (Magzinga), Adriano Giannini (Michele), Valentina Bellé (Marta), Fabrizio Nardi (Pietro) e Pierluigi Gigante (Salvatore). La serie sarà disponibile su Netflix a partire dal 15 gennaio e si comporrà di 6 episodi. Il film uscì in un periodo in cui era forte il dissenso a seguito degli eventi del G8 di Genova e della caserma di Diaz, oggi, a pochi giorni dagli scontri avvenuti a San Lorenzo, a Roma, per Ramy, il tema è ancora attualissimo e scottante.

ACAB: la trama

Il racconto parte da una notte di scontri in Val di Susa, dove una squadra del Reparto Mobile rimane senza il proprio capo perché rimasto ferito. “E’ una serie che abbiamo ritenuto urgente da raccontare“, ha rivelato la vicepresidente dei contenuti italiani per Netflix, Tinny Andreatta.

Una serie che usa action e crime per raccontare un sistema più complesso, su una rabbia repressa e su una società disillusa, come anche dei poliziotti, protagonisti di questo racconto“, ha aggiunto Andreatta. Inoltre, Stefano Sollima quest’anno è tornato ma come produttore esecutivo ed ha spiegato che questa storia la si può raccontare solo facendo un passo indietro e senza giudicare ciò che si sta portando in scena.

ACAB: le parole di Bonini

A distanza di anni il tema del conflitto resta attuale, ma qualcosa è cambiato: c’è più consapevolezza“, ha spiegato Carlo Bonini, autore dell’omonimo libro. Questo cambiamento è dovuto innanzitutto da una nuova organizzazione interna, ma anche ad un maggiore ingresso di donne nel settore.

Secondo lui “il confine tra l’uso della violenza o meno è leggerissimo in questi contesti, dato che le decisioni vengono prese in 20 secondi e le condizioni di stress sono molto alte“, anche per questo, secondo l’autore: “Ci dovrebbe essere più attenzione alle condizioni emotive e psicologiche dei poliziotti“.

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