Le conseguenze (auspicabili) della libertà di Cecilia Sala sulla palude della sinistra

Tutti esemplari: governo, opposizione, informazione, genitori. Per alcune ore l'Italia è stato l'Eden, un'oasi di tranquillità nel frastuono del pianeta. Perfino la sinistra è stata impeccabile. Merito tutto della libertà restituita a Cecilia Sala. Quello che è accaduto potrà mai aiutare Schlein a fare un grande reset e scendere nella realtà quotidiana?

Jean-François Paul de Gondi
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L’idea che ogni protagonista abbia interpretato nel modo migliore la propria parte è assolutamente vera nella vicenda felicemente conclusa di Cecilia Sala. Il governo ha agito al meglio, e la presidente Consiglio meglio dei suoi ministri. I servizi segreti hanno custodito bene la segretezza dei vari passaggi della trattativa, perché una trattativa doveva esserci poiché non è sceso un angelo ad aprire la porta del carcere di Evin.

Le opposizioni hanno tenuto il profilo basso, come era loro richiesto, senza mai sollevare una polemica strumentale o speculare sulle difficoltà qui e là incontrate dal governo. In un quadro tanto idilliaco erano quasi irriconoscibili i protagonisti di quei duelli all’ultima goccia d’inchiostro che si sfidano quotidianamente sulle agenzie, sui social o nelle interviste ai giornali. Per qualche giorno, in Parlamento c’è stata sovrabbondanza di statisti.

Tanto è potuto accadere per restituire la libertà a Cecilia Sala, una giornalista arrestata solo perché faceva il suo lavoro, nel rispetto di tutte le regole e i limiti imposti dal regime iraniano al momento di concederle il visto. La classe politica italiana ha reagito dando prova di una maturità di comportamento inusuale e quale raramente le viene riconosciuta dal cittadino. Si è saldato un fronte compatto perché di fronte al pericolo che minaccia una vita non possono esserci esitazioni, distinguo o reticenze. Grazie alla sua vicenda, Sala ha contribuito inconsapevolmente a restituire alla politica un piccolo capitale di credibilità, poca cosa, è vero, dopo anni di dissipazione.

Che farne, ora? Come non dissolvere il sentimento di sollievo, forse di gratitudine, dell’opinione pubblica evitando così di riaccendere lo scetticismo o il cinismo disincantato di sempre? La politica, cioè la maggioranza e la minoranza in Parlamento, potrebbe mettere la testa, per esempio, sull’importanza di estendere la libertà restituita a Cecilia Sala e moltiplicarla per le milioni di vite di donne e uomini ucraini sottoposti ai quotidiani massacri delle truppe russe per il solo fatto di volersi conservare liberi.

Salvare una vita o la libertà di una persona non può essere un fatto legato soltanto alla sua nazionalità, perché la libertà di Sala coincide solo in parte con il suo Paese. Essa coincide molto di più, per esempio, con il diritto del giornalista a fare il proprio lavoro in libertà, con il dovere di uno Stato, qualsiasi Stato, a non impedirlo, con l’impegno di ogni persona libera perché quel diritto sia tutelato e quel dovere rispettato.

Le opposizioni, ma non solo loro poiché la questione riguarda anche qualche zona di opacità nella maggioranza, che cosa sono disposte a fare per la libertà dell’Ucraina? Se ritengono di assolvere il loro compito invocando la pace, oscurano la ragione per cui si combatte, cioè la libertà in mancanza della quale non ci sarà mai neppure la pallida ombra della pace. La libertà si difende anche con le armi, se uno solo dei contendenti rifiuta di sedere al tavolo negoziale o accetta di farlo solo dopo la resa dell’avversario.

Giusto chiedere trasparenza al governo sull’interlocuzione avviata con Elon Musk per l’uso del suo sistema satellitare. Giusto. Poi, però, si deve decidere: nessun sistema satellitare che renda meno precarie le comunicazioni in Italia, almeno finché il solo a possederlo è Elon Musk, oppure trasferire a livello europeo l’interlocuzione con quel tizio scapestrato? Se a trattare è un solo Paese, la partita si mette in salita. Davide contro Golia funziona nel racconto biblico. Se a trattare è la Commissione europea, le cose cambiano.

Avere un sistema europeo di comunicazioni crittografate è un vantaggio per l’Unione e, probabilmente, una spesa minore per ciascuno degli Stati. Musk è un capitalista e vuole, giustamente dal suo punto di vista, massimizzare il profitto. L’Unione europea ha una potenza finanziaria notevole e può dunque apparecchiare un negoziato ad armi pari.

Invece degli esorcismi, contro Musk o Trump o altri possibili e temibili avversari, l’opposizione potrebbe provare a produrre politica. Di quella buona per governare.

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