Tra poco più di un giorno, l’iter per la manovra finanziaria del 2025 potrebbe concludersi definitivamente, nel rispetto delle tempistiche imposte al governo Meloni. Eppure, anche quest’anno si è riaperto il delicato dibattito riguardante i voti di fiducia e il criticatissimo monocameralismo del Parlamento, non compreso nella Costituzione, ma sempre più invocato a causa delle consuetudini ormai adottate quando si tratta di analizzare e votare le Leggi di bilancio.
Pur di rispettare i tempi previsti, e per evitare di dover analizzare le centinaia, a volte migliaia, di emendamenti presentati dalle opposizioni, l’esecutivo sceglie di chiedere il voto di fiducia, costringendo così il Parlamento ad ingoiare le sue proposte di modifica, onde evitare la caduta del governo in corso. Il voto di fiducia, infatti, lega inesorabilmente il destino della Legge a quello dell’esecutivo, di fatto costringendo i parlamentari di maggioranza a votare a favore per evitare la caduta del governo di cui fanno parte.
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Così, si prevede che il testo della manovra rimanga in Senato per un massimo di 24 ore. Dall’arrivo oggi intorno alle 14, dopo il via libera della commissione Bilancio, fino al voto di fiducia che si terrà domani e che si presume permetterà di dare il via libera definitivo alla Legge. Il testo, quindi, rimarrà identico a quello licenziato dalla Camera, che quest’anno è stata l’unico organo a poter effettivamente riflettere sul testo e su alcune delle proposte di modifica presentate da maggioranza e opposizione.
Come previsto, il relatore alla manovra in commissione Bilancio al Senato, Guido Liris, ha presentato le proprie dimissioni dal ruolo, permettendo alla Legge di proseguire il suo iter senza dover dare mandato al relato, ma auspicando questa consuetudine non debba più essere applicata. Sul caso si è quindi espresso anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che si è detto aperto ad una riforma della legge di contabilità.
Giorgetti: “Una revisione sarebbe benvenuta“
Il ministro ha infatti sostenuto che un lavoro preliminare è già partito al fine di riformare la legge di contabilità sulla base delle nuove regole europee. In questo senso, infatti, è necessario rivedere sia i meccanismi che le regole che governano le Leggi di bilancio e su questo il Ministero dell’Economia si è detto assolutamente favorevole. “Però giustamente è materia parlamentare non di governo, l’iniziativa deve essere parlamentare su queste cose“, ha poi sottolineato Giorgetti, confermando poi un secondo aspetto su cui questa riforma dovrebbe concentrarsi.
“Ad oggi è subentrata anche la necessità di aggiornare una legge che oggi implica che le coperture non siano semplicemente quelle tradizionali ma che rispettino anche la traiettoria di spesa netta che fino a poco tempo fa non esistevano“, ha infatti sottolineato il ministro, lasciando intendere che anche in questo caso, quindi, il Mef sarebbe più che favorevole alla riforma.
Manovra, il testo della Legge
Si ipotizza, quindi, che il breve passaggio al Senato di fatto non modifichi in alcun modo il contenuto della manovra finanziaria. Dunque, il taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef diventeranno strutturali, come auspicato rispettivamente da Fratelli d’Italia e Forza Italia, insieme a molti altri capitoli che riguardano più da vicino bonus e sgravi fiscali per le famiglie italiane con figli. Proprio queste due misure impegnano 17 dei 30 miliardi totali che la Legge intende spendere, con l’obiettivo di dare uno scossone alle vite dei ceti medio-bassi presenti nel nostro Paese.
Nel testo della Legge, poi sono introdotti diversi tentativi di migliorare la condizione della natalità italiana. Via libera, dunque, al bonus Bebè, che prevede il pagamento una tantum di 1000 euro alle famiglie che adotteranno o a cui nascerà un figlio nel corso del 2025. Per quanto riguarda, invece, i pensionati la manovra prevede un aumento di 1,8 euro per le pensioni minime e la possibilità della pensione anticipata per chi potrà cumulare la pensione pubblica e privata.
Il provvedimento finanziario ha cercato di non lasciare indietro neanche le aziende e le industrie del Paese. Un grande successo l’approvazione dell’Ires premiale, che prevede sgravi per le aziende che investono in nuove tecnologie e in ecosostenibilità. La web tax, invece, varrà solamente per le grandi aziende, che presentano ricavi per 750 milioni di euro, mentre la tassa sulle cripto valute resta al 26% e non sale al 42% come prevedeva il primo testo della manovra.
La protesta delle opposizioni
A poche ore dall’approvazione del testo, quindi, resta l’amarezza delle opposizioni, consapevoli di non aver potuto lottare fino in fondo per modificare una riforma che di fatto non approvano. “Si tratta di un inutile tour de force, perché non si potrà cambiare una virgola a una legge ingiusta che scontenta tutti, chi vive tra mille difficoltà e chi vuole fare impresa“, ha dichiarato senza messi termini la democratica Chiara Braga, criticando nuovamente il voto di fiducia.
Il membro del gruppo Misto, Luigi Marattin, invece, ha deciso di consigliare al governo la riforma costituzionale per l’abolizione del bicameralismo, sostenendo che per metterla in atto “ci vogliono sei mesi“. Molto più duro, il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che ha definito questa Legge di bilancio “l’ennesimo chiodo sulla bara della democrazia parlamentare“. Le forze di maggioranza, invece, non ritengono che quanto accaduto possa essere ritenuto estremamente grave.
“Si tratta di qualcosa che succede da molti anni, ed è auspicabile che questo approccio possa cambiare“, ha infatti sostenuto il presidente della commissione Bilancio, Nicola Calandrini, sottolineando come nel corso delle analisi, sia stata valutata “la lettura piena da part dei rami del Parlamento“. Maurizio Lupi di Noi Moderati ha invece deciso di proteggere il contenuto del provvedimento, sottolineando come questo sia “equilibrato” e come punti alla crescita del Paese grazie alle riforme approvate: “Il taglio del cuneo fiscale, l’aumento degli stipendi, il sostegno alle famiglie fino a 2 miliardi“.
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