La costruzione di una Legge di bilancio non è un compito complesso solamente per il nostro Paese. Gli Usa hanno infatti dimostrato il pericolo che un mancato accordo tra democratici e repubblicani al Congresso può rappresentare per l’intero sistema Paese e soprattutto per il benessere dei suoi cittadini. Negli ultimi giorni, la parola d’ordine negli Stati Uniti è stata “shutdown“, che letteralmente indica una chiusura totale e immediata e che, alle orecchie degli americani, suona come un allarme piuttosto pericoloso.
Questo termine indica infatti il blocco delle attività amministrative negli Stati Uniti d’America, che entra in vigore ogni volta che il Congresso del governo federale Usa non riesce ad approvare per tempo la manovra finanziaria per l’anno successivo. Nello specifico, quindi, lo shutdown indica la paralisi delle attività federali del Paese, che bloccherebbero a loro volta una quantità innumerevole di servizi essenziali nel Paese. Per non parlare, poi, delle quasi 900mila persone che rischierebbero di perdere il lavoro e dei quasi due milioni che potrebbero rimanere senza stipendio per l’intero periodo dello shutdown.
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Quest’anno, fortunatamente, l’allarme è rientrato all’ultimo minuto, grazie all’accordo che poche ore hanno raggiunto democratici e repubblicani al Congresso. Dopo giorni concitati e battibecchi sul contenuto della Legge finanziaria, le due parti sono riuscite a mettere da parte le ostilità e a garantire un Natale sereno alla loro popolazione. Non è la prima volta che gli Usa si trovano ad avere a che fare con lo shutdown e a volte questo è stato anche approvato e messo in atto, per periodi di tempo più o meno lunghi.
Il più duraturo è quello che si è svolto tra il 2018 e il 2019 e che è durato 35 giorni, causando una perdita pari a 3 miliardi di dollari per le casse dello Stato. Nel 2013, invece, il blocco delle attività federali durò per ben 16 giorni, a causa di un disaccordo tra democratici e repubblicani sull’Obamacare.
Usa, lo zampino di Elon Musk nel contenzioso al Congresso
Questa volta sembrerebbe che parte del problema sia nato a causa della presenza di Elon Musk al fianco di Donald Trump. Se quest’ultimo ha tentato di ritardare l’approvazione della Legge di bilancio fino al momento della sua salita al potere, il prossimo 20 gennaio, l’uomo più ricco del mondo avrebbe provato a dargli man forte, pubblicando una serie di Tweet su X, social di sua proprietà, per boicottare l’approvazione della manovra.
I Democratici hanno quindi criticato tale comportamento, ricordando che per il momento Musk non ha alcun voto al Congresso, eppure riuscirebbe ad esercitare più pressioni di chi invece lo ha. Il punto su cui i Repubblicani erano maggiormente indecisi riguardava la sospensione per due anni del limite di indebitamento autoimposto. Questa proposta è stata dunque eliminata e i legislatori hanno recuperato 110 miliardi di dollari di coperture dai fondi per i disastri naturali e gli sgravi finanziari per gli agricoltori, così da riuscire a finanziare il governo fino al prossimo 14 marzo.
I primi scontri sulla figura di Elon Musk iniziano quindi a venire in superficie, anticipando quelli che potrebbero essere quattro anni scoppiettanti. L’imprenditore e magnate americano ha raggiunto la sua postazione di potere, riuscendo a poggiarsi abilmente sulla spalla di The Donald e avendo quindi una visione privilegiata su tutti i problemi che affliggono il Paese e su cui l’amministrazione Trump dovrà intervenire.
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