Vincenzo De Luca, governatore della Campania, dovrà risarcire alla sua stessa Regione ben 609mila euro relativi alla produzione delle Smart Card regionali, ovvero delle documentazioni necessarie per le certificazioni vaccinali e per usufruire di tutti gli altri servizi della Regione durante il periodo del Covid-19. Si tratterebbe di certificazioni simili a quelle che sono poi state adottate a livello nazionale ma che avrebbero preceduto di circa un anno quelle ufficiali prodotte dallo Stato.
La condanna al governatore è giunta dalla sezione Giurisdizionale Campania della Corte dei Conti, che ha ritenuto che la condotta di De Luca fosse stata caratterizzata da dolo. Le indagini sulla questione sono state invece portate avanti dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e svolte sotto la direzione dei pm contabili Davide Vitale e Mauro Senatore.
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La Corte dei Conti ha poi ritenuto coperte da scudo erariale le altre contestazioni avanzante nei confronti del Presidente di Regione, secondo la Procura della Corte dei Conti erano condotte commissive caratterizzate da colpa grave. I giudici contabili hanno poi proceduto all’assoluzione di altri cinque indagati – Italo Giulivo, Massimo Bisogno, Ugo Trama, Antonio Postiglione e Roberta Santaniello – tutti coinvolti nella stessa inchiesta del Presidente della Campania. Le loro contestazioni sono state ritenute coperte da scudo erariale, secondo le considerazioni della Corte.
De Luca: “Rivendico le decisioni assunte“
Vincenzo De Luca non ha atteso a lungo prima di comunicare ufficialmente la sua posizione a seguito della sentenza della Corte dei Conti. Il Presidente ha deciso di impugnare la condanna, per dimostrare la sua innocenza in quanto “la Campania è la Regione che ha avuto il numero più basso di decessi per Covid in relazione alla popolazione“; dal suo punto di vista questo risultato sarebbe in parte dovuto alle “decisioni prese anticipando il governo nazionale“.
De Luca ha poi aggiunto un po’ di sarcasmo alle sue dichiarazioni, sostenendo di voler procedere all’impugnazione della sentenza, per non dover rispondere del “reato di efficienza“. Il governatore ha quindi voluto rivendicare tutte le decisioni prese nel periodo del Covid, comprese quelle riguardanti le smart card, nonostante i guai giudiziari che queste avrebbero portato con sé.
Il processo a Vincenzo De Luca
Il Presidente della Campania era stato rinviato a giudizio lo scorso 5 marzo con la contestazione di aver provocato, insieme agli altri cinque imputati, un danno erariale da 3,7 milioni di euro alla Regione. Questo perché, le Smart Card da loro teorizzate sarebbero state una spesa superflua, in quanto il governo aveva già teorizzato e messo a punto il Green pass.
Nella sentenza i giudici contabili hanno spiegato che l'”inconfutabile evidenza dell’inutilità della smart card regionale” deriva dal contenuto dell’ordinanza n.17 del 6 maggio 2021 che tentava di attribuire a questo documento caratteristiche simili a quelle del Green pass nazionale, così da giustificare la sua adozione e la sua circolazione. Inoltre, sembrerebbe anche meno comprensibile la decisione di De Luca di “non voler interrompere, neanche tardivamente, il flusso delle forniture, anche dopo aver assicurato al Garante della privacy che l’uso delle Card era solo temporaneo“.
In questo senso, infatti, la Corte ha sottolineato come, a seguito del primo ordine del 9 giugno 2021, ne è stato realizzato un secondo in data 1 settembre 2021, le cui consegne poi proseguirono con regolarità fino all’autunno del 2021.
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