La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a Nicolas Sarkozy, respingendo il ricorso dei legali dell’ex presidente francese nel passato caso delle intercettazioni. La pena emessa è a 3 anni di carcere di cui uno senza condizionale, con il beneficio del braccialetto elettronico. L’accusa mossa nei confronti del politico è relativa a corruzione di magistrato e traffico di influenze. Stando a quanto osservato, quella a Sarkozy sarebbe una condanna senza precedenti per un ex capo dello Stato francese.
Nicolas Sarkozy si è visto, quindi, respingere dalla Corte di Cassazione il suo estremo ricorso. I suoi legali hanno per questo comunicato che il loro cliente “si conforma logicamente” alla condanna definitiva. Al contempo, però, è stato annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo.
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I tecnici Spip provvederanno ad installare l’intero dispositivo presso la casa dell’ex presidente. Tra un mese dovrebbe essere applicata la pena di un anno di limitazione della libertà con la predisposizione del braccialetto elettronico. In verità, proprio tra un mese Sarkozy compirà 70 anni e potrà quindi chiedere di non scontare l’anno di braccialetto elettronico. Ma, il travaglio giudiziario di Sarkozy prosegue. L’ex capo di Stato francese, infatti, potrebbe ritrovarsi nel mezzo di un processo che inizierà il prossimo 6 gennaio, per sospetto di finanziamento libico alla sua campagna presidenziale del 2007.
L’antefatto
Il caso delle intercettazioni cui si fa riferimento è la vicenda comunemente nota come “Bismuth“, usato dall’ex presidente per contatti riservati. In questo episodio, nel 2014 Sarkozy era stato dichiarato colpevole di aver allacciato insieme al suo avvocato, Thierry Herzog, un “patto di corruzione” con un alto magistrato alla Corte di Cassazione, Gilbert Azibert. L’accordo era nato affinché questi gli comunicasse informazioni e tentasse di influenzare i magistrati su un altro ricorso di Sarkozy, ossia il caso Bettencourt.
Sembra che il tutto fosse avvenuto in cambio di un posto onorario promesso al giudice nel Principato di Monaco. Gli illeciti emersi sono sempre stati negati dai tre imputati, sottolineando che il traffico di influenze, in verità, non si è verificato in quanto il magistrato non ha mai ottenuto la protezione desiderata.
Tali intercettazioni sono state ritenute illegali dalla difesa, insieme all’intera procedura, nonostante fosse stata convalidata più volte da diverse autorità. Fatti che sono stati poi inseriti tra le 20 argomentazioni avanzate dalla difesa di Sarkozy riportando ancora la legalità effettiva di tali pratiche. Il procurato generale, nel corso dell’udienza finale avvenuta oggi aveva raccomandato di respingere tutte le argomentazioni avanzate dai legali difensori e quindi di confermare le condanne.
Un caso senza precedenti
“E’ la prima volta in Francia che si condanna una persona solo sulla base di comunicazioni telefoniche con il suo avvocato, intercettato“, così Patrice Spinosi, avvocato dell’ex presidente, commenta quanto avvenuto al suo difeso. “Le intercettazioni – continua Spinosi – fra un avvocato e un suo cliente non possono essere usate contro il cliente stesso, è una regola che fa parte delle libertà fondamentali e che giustifica il nostro ricorso“. In meriti a ciò, “il ricorso alla Corte europea si spiega con il fatto che la giurisprudenza della Corte stessa è contraria a quanto stabilito oggi dalla Cassazione francese, che ha respinto il ricorso di Nicolas Sarkozy“.
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