Rifugiati siriani, l’Ue in stallo sul loro futuro: quali sono i possibili scenari

Tra il milione di rifugiati che vorrebbe far ritorno in Siria dopo la caduta del regime e la possibile nuova ondata di migranti provocata dalla nuova crisi, l'Ue cerca di costruire un fronte comune per comprendere in che modo gestire una situazione che potrebbe rivelarsi di fatto insostenibile per i Paesi Ue

Redazione
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La crisi siriana, seguita alla caduta del governo di Basher al-Assad e alla salita al potere del gruppo jihadista filo-turco Hts, ha provocato in Europa una conseguenza inaspettata, che si unisce e si allinea al dibattito sulle migrazioni, in corso ormai da mesi. La possibile ondata migratoria che la nuova situazione in Medio Oriente potrebbe provocare inizia infatti a preoccupare i Paesi dell’Ue, che potrebbero trovarsi a gestire quella che inizialmente il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito “una emergenza migratoria“.

Da un lato, infatti, l’Ue deve gestire la voglia dei rifugiati siriani, già presenti sul territorio europeo, fuggiti dal regime di Assad, che ora vorrebbero tornare nel loro Paese d’origine; dall’altro invece si prepara a far fronte alla fuga dei nuovi rifugiati, spaventati dai cambiamenti che gli jihadisti potrebbero provocare nel Paese. L’Unione europea, guidata dalla decisione tedesca, sembrerebbe quindi intenzionata a rispondere a questa possibilità con una linea piuttosto dura.

Berlino, seguita da Roma, ha infatti già annunciato la chiusura delle frontiere ai rifugiati siriani, consapevole della crisi che diversi anni fa provocò la prima ondata di migranti. La stessa decisione è stata poi adottata da numerosi altri Paesi, quali l’Austria, il Belgio, la Grecia, la Svezia, la Danimarca e la Finlandia. L’approccio europeo alla migrazione è quindi cambiato ed ora l’accoglienza indiscriminata non sembra più una possibilità sostenibile per i Paesi membri. Ad aggravare una situazione già di per sé complessa vi è anche il pericolo che giunge dalla Russia.

Si temono, infatti, le minacce ibride provenienti dal Paese di Vladimir Putin, derivanti dall’uso militare della migrazione da parte della Russia e della Bielorussia. Per contrastare tale pericolo, quindi, si ipotizza che i Paesi dell’Ue possano adottare misure che “violano i diritti fondamentali dei migranti in modo proporzionato e temporaneo“, al fine di rafforzare le frontiere dell’Unione e autorizzare i respingimenti dei migranti. In questo senso, infatti, Bruxelles ha già stanziato 170 milioni per la Finlandia, la Polonia, i Paesi Baltici e la Norvegia, con l’obiettivo di rendere più efficace la sorveglianza al confine russo e bielorusso.

L’attesa sulla decisione della Commissione Ue sui rimpatri

La possibile crisi migratoria siriana è divenuta quindi un nuovo fattore cruciale all’interno delle elezioni politiche previste in Europa. In particolare, il tema potrebbe divenire un importante sparti acque in Germania, Paese dell’Ue che ospita il maggior numero di rifugiati siriani. Dei circa 1,2 milioni di siriani presenti nell’Unione, 972mila vivono in Germania a causa della decisione presa da Angela Merkel di ospitarli. Una scelta che la già cancelliera continua a rivendicare ma che, nei prossimi mesi potrebbe essere letta sotto una luce ben differente.

La decisione di chiudere ai possibili nuovi rifugiati provenienti dalla Siria è stata presa dalla ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, esponente dell’Spd, che ha chiarito che tale chiusura ha l’obiettivo di scoraggiare le nuove ondate e di far guadagnare un po’ di tempo al Paese. La durezza di tale scelta, poi adottata da altri Paesi Ue, è stata mitigata dal rifiuto dei rimpatri annunciato dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che ha spiegato la pericolosità di rimandare in un Paese non ancora stabile centinaia di migliaia di persone.

Il punto di svolta potrebbe essere rappresentato dalla direttiva sui rimpatri che l’Ue dovrà presentare nel corso del 2025. Oggi i ministri degli Esteri dei Paesi Ue si incontreranno per discutere proprio della questione siriana e della definizione di Paese sicuro” che sarà necessaria per comprendere in che modo gestire i rimpatri dei cittadini della Siria già ospitati sul territorio Ue. Intanto, nei giorni scorsi Bruxelles ha confermato il via libera ai Paesi Ue che sono intenzionati per il momento a bloccare le domande di asilo dei migranti siriani, chiarendo che tale decisione è puramente di “competenza nazionale“.

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