La Generazione Z fa poco sesso

I giovani non sembrano colpiti dalla ‘tempesta ormonale’: insicurezze, fragilità, stress, ansia, malessere emotivo, blocchi culturali incidono negativamente sulla dimensione sessuale e a risentirne è sempre la natalità

Caterina Sabusco
4 Min di lettura

Uno studio condotto a Bloomington evidenzia come i ventenni abbiano un’attività sessuale meno frequente rispetto ai trentenni e ai quarantenni e livelli di ansia e di stress più elevati: è ovvio che la sfera sessuale risenta del malessere emotivo, ma è anche vero che praticare meno sesso possa influenzare negativamente il benessere psicologico e l’umore nelle persone.

Il calo dell’attività sessuale tra gli appartenenti alla Generazione Z, ovvero i nati tra il 1997 ed il 2012, è confermato dall’indagine promossa dalla Società Italiana di Andrologia (SIA) e condotta dall’Università IULM di Milano.
Lo studio ‘The State of Dating: How Gen Z is Redefining Sexuality and Relationships’ condotto da un gruppo di ricercatori dell’Indiana rileverebbe, inoltre, che la frequenza di fare sesso per gli appartenenti alla Generazione Z,

, sarebbe simile a quella dei Baby Boomers, i nati tra il 1946 ed il 1964. Frequenza che risulta eccessivamente bassa per coloro che dovrebbero essere in piena ‘tempesta ormonale’.

La Generazione Z e il sesso

Alessandro Palmieri, professore ordinario di Urologia presso la Clinica Urologica dell’Università di Napoli Federico II e Presidente della SIA, sottolinea come la Generazione Z abbia un rapporto complicato e contraddittorio con la sessualità.
Dai risultati preliminari dell’indagine della SIA – il cui obiettivo è stato quello di analizzare la virtualizzazione dei rapporti di coppia, le variazioni nelle abitudini sessuali dopo l’isolamento pandemico ed il livello di consapevolezza e conoscenza della prevenzione antropologica – il prof. Palmieri evidenzia che “la sessualità negli under 35 appare sempre più sganciata dalla componente relazionale e riproduttiva, e questo si riflette sulla scarsa soddisfazione nei rapporti reali, e sul ricorso al sesso solo virtuale per un ragazzo su tre”.

Sesso? Meglio virtuale

Un ragazzo su tre evita il contatto fisico ricorrendo al mondo virtuale. Quest’ultimo viene utilizzato quasi esclusivamente da un giovane su dieci per conoscere partner sessuali. Dati allarmanti e preoccupanti parimenti a quelli emersi da una ricerca sull’esposizione precoce alla pornografia online. Dalle indagini del gruppo di ricerca Mutamenti Sociali, Valutazioni e Metodi (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), risulta che un’esposizione precoce ed intensiva degli adolescenti alla pornografia abbia un ruolo importante nella cronicizzazione degli stereotipi di genere. La ricerca dimostra come tale consumo produca effetti in parte diversificati per sesso: negativi sui maschi, per l’accentuazione del sessismo ed emancipativi sulle femmine.

Anche la socializzazione non è di persona

La generazione Z è la meno portata a costruire relazioni rispetto al passato. Trascorre infatti, in media, solo 38 minuti al giorno a socializzare di persona, mentre nel 2000 ci si dedicava a tale attività quasi un’ora. È quanto afferma Jonathan Haidt, psicologo sociale della New York University, nel volume The Anxious Generation. La causa sarebbe un uso non regolamentato di social media e smartphone.

Meno sesso, meno figli

Oltre alla sovraesposizione sessuale di immagini stereotipate ed iperrealistiche, che causano insicurezze ed aspettative irraggiungibili, la satura Generazione Z, che deve anche affrontare il fenomeno della mascolinità tossica, che esaspera gli stereotipi di genere legati al mondo maschile, ricorre sempre più a rapporti intimi virtuali o all’astinenza vera e propria.

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