Ha solo 19 anni la giovane di Milano che cinque giorni fa è stata fermata all’aeroporto di Orio Al Serio a Bergamo, mentre tentava di imbarcarsi su un volo di sola andata per la Turchia. La poco più che maggiorenne è finita al centro di un’indagine portata avanti dalla Digos e coordinata dalla pm di Milano Francesca Crupi e dal procuratore Marcello Viola, riguardante una rete di aspiranti membri dell’Isis. La 19enne è stata infatti accusata di “arruolamento con finalità di terrorismo internazionale“, in quanto gli inquirenti ritengono che volesse raggiungere la Turchia solo per incontrare un contatto che l’avrebbe poi portata in Siria, per combattere per l’Isis nello scenario di guerra in corso.
L’indagata avrebbe origini kenyane ma sarebbe residente a Milano da anni. Proveniente da una famiglia con varie difficoltà, avrebbe abbracciato i dogmi dell’Islam più conservatore, decidendo anche di indossare il niqab, ovvero il velo integrale che lascia scoperti solamente gli occhi. Secondo quanto raccolto dagli inquirenti, sembrerebbe che la giovane fosse monitorata dallo scorso ottobre, quando sarebbe stata notata nel corso del “costante monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online“.
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La 19enne avrebbe avuto diversi contatti telefonici con il Medio Oriente e si ipotizza che questi fossero necessari a favorire il suo arrivo. Nei giorni scorsi all’arresto, la 19enne avrebbe più volte tentato di acquistare un biglietto di sola andata per la Turchia, fino a riuscirsi lo scorso 29 novembre. La ragazza avrebbe dovuto incontrare lì un certo Yusif, che si ipotizza avesse il compito di trasportarla in Siria.
Milano, le parole della 19enne
Subito dopo il fermo, la ragazza ha avuto l’opportunità di chiarire la sua posizione con gli investigatori. Incalzata sulle sue intenzioni, la 19enne avrebbe ammesso di seguire attentamente i dettami dell’Islam conservatore ma avrebbe negato di essere stata reclutata nei ranghi dell’Isis.
Secondo la giovane, infatti, il viaggio in Turchia sarebbe stato necessario per incontrare un 23enne che doveva poi diventare suo marito e poi per poter raggiungere un Paese in cui le sarebbe stato possibile indossare il niqab senza avere problemi. La ragazza ha poi negato di voler combattere in Siria, ma ha dichiarato di volersi recare in quelle zone per “ammirare uomini e donne che lottano per salvaguardare il proprio credo in nome dell’Islam“.
Secondo il gip di Milano, Luca Milani, sembrerebbe che la 19enne non avrebbe preso la decisione con una certa superficialità, ma guidata da accordi con “referenti dello Stato islamico” o altre associazioni terroristiche che “l’avrebbero inserita e arruolata per farla partecipare alla guerra“.
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