Corea del Sud, revocata la Legge marziale: presidente Yeol rischia l’impeachment

La legge marziale è rimasta in vigore nel Paese per sei ore, prima che il governo votasse la sua revoca e questa venisse accettata dal Presidente; oggi i partiti di opposizione hanno presentato una mozione di impeachment verso il Presidente, che ora dovrà attenere il fine settimana per scoprire il suo destino. Per ora, i poteri politici passano nelle mani del primo ministro della Sud Corea

Redazione
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La mossa del presidente Yook Suk Yeol potrebbe trasformarsi in un “suicidio politico“. Secondo alcuni analisti, infatti, la decisione di introdurre la legge marziale nel Paese, per poi revocarla a sole sei ore di distanza a seguito di una decisione del governo, avrebbe reso insicuro il futuro del Capo di Stato della Corea del Sud. “Al momento il presidente non ha più alcun potere indipendente“, ha infatti dichiarato un esperto, che ha inoltre sostenuto che ora il presidente dovrà affidarsi al giudizio del leader del Partito democratico, Lee Jae-myung, oppure del Partito del Potere Popolare, Dong-hoon.

I sei partiti di opposizione coreani hanno infatti presentato una mozione di impeachment per il presidente, che per essere approvata richieste il sostegno di due terzi del Parlamento e di almeno sei giudici della Corte costituzionale. La mozione, che non è altro che uno stato di accusa nei confronti di una persona che detiene un’alta carica pubblica, potrebbe essere votata già alla fine di questa settimana. L’impeachment è stato depositato da altri 5 partiti coreani, ben più piccoli rispetto agli altri, ma il cui voto potrebbe dimostrarsi decisivo. Nel caso in cui si riuscisse quindi a raggiungere la maggioranza in Parlamento, il Presidente sarà privato dei suoi poteri costituzionali fino a quando la Corte costituzionale non deciderà del suo destino. Le responsabilità politiche del Paese ricadranno quindi sul primo ministro Han Duck-soo.

Quest’ultimo, a seguito della decisione delle opposizioni, ha dichiarato di essere pronto a servire il Paesefino alla fine” e di volersi “assumere la piena responsabilità di tutti gli eventi che hanno portato a questo“, nel tentativo di riportare equilibrio nel Paese e di mantenere inalterato lo stile di vita della popolazione.

Cosa è successo in Corea del Sud

Yook Suk Yeol, presidente della Corea del Sud, ha dichiarato la legge marziale nel Paese per “salvaguardare la Nazione liberale dalle minacce poste dalle forze comuniste della Corea del Nord e per eliminare gli elementi anti-Stato“. Una presa di posizione improvvisa, che giunge senza alcuna anticipazione, ma a seguito di alcuni scontri che si sono verificati nel Paese tra il governo e le opposizioni sulla legge di bilancio del Paese. La scorsa settimana, infatti, i deputati delle opposizioni hanno approvato, attraverso una commissione, un programma di bilancio che secondo il governo sarebbe “significativamente ridotto“.

A seguito dell’annuncio della legge marziale, sia la maggioranza che l’opposizione di governo si sarebbero unite per condannare la decisione del presidente, sostenendo di voler convocare d’urgenza l’Assemblea nazionale, il Parlamento di Seul, per fermare il provvedimento. Intanto, fuori dal Parlamento sudcoreano, si sono verificati duri scontri tra esercito e civili e sono atterrati diversi elicotteri sul tetto del Parlamento, come mostrato in diretta dalle televisione. Il Presidente ha quindi vietato tutte le attività politiche nel Paese “comprese quelle dell’Assemblea nazionale, dei consigli locali, dei partiti politici e delle associazioni politiche, così come le assemblee e le dimostrazioni“.

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Il presidente della Corea del Sud, Yook Suk Yeol

Immediato il commento degli Stati Uniti, con il Presidente Joe Biden che ha dichiarato di star “monitorando attentamente la situazione“, senza però lasciarsi andare a interventi sulla decisione stessa dell’applicazione della legge marziale. “Fermeremo tutto questo, non possiamo lasciare che i militari governino questo Paese“, ha invece dichiarato il leader dell’opposizione della Corea del Sud, Lee Jae-myung, sottolineando che, con la scelta di oggi, il presidente Yeol avrebbe “tradito il popolo“.

L’assemblea nazionale della Corea del Sud ha votato per bloccare la dichiarazione di legge marziale con un’ampia maggioranza di 190 voti a favore su 300. Secondo la legge del Paese, il presidente dovrà conformarsi alla decisione.

Corea del Sud, cosa sappiamo sulle condizioni del Paese

Il Capo dello Stato della Corea del Sud avrebbe annunciato la legge marziale in diretta televisiva, sostenendo che la misura sarebbe necessaria per sedare le azioni delle opposizioni del Paese, accusate di “controllare il Parlamento, simpatizzare con la Corea del Nord e di paralizzare il governo“, come riportato da AbcNews. Le reazioni della politica sono state immediate. Il capo del People Power Party, Han Dong-hoon, ha definito “sbagliata” la decisione del Presidente ed ha annunciato di essere pronto a bloccarla anche con l’aiuto del popolo.

Il Partito Democratico, principale forza di opposizione, ha invece sostenuto che la legge marziale sarebbe “incostituzionale” e quindi impraticabile all’interno del Paese. A tali accuse, il Presidente ha risposto sostenendo che il partito di opposizione “ha paralizzato il governo ai fini dell’impeachment, delle indagini speciali e per proteggere il  suo leader dai procedimenti giudiziari” e aggiungendo di ritenere che il Parlamento è divenutoun rifugio per criminali, un covo di dittatura legislativa che cerca di paralizzare il sistema amministrativo e giudiziario e di rovesciare il nostro ordine democratico liberale“.

Che cos’è la legge marziale

Con il termine legge marziale si intende una situazione in cui il potere civile di uno Stato viene trasferito alle autorità militari. Si tratta di un istituto eccezionale del diritto pubblico che implica la sospensione temporanea delle normali funzioni del governo e il trasferimento dei suoi poteri nelle mani delle forze militari. La legge è solitamente compresa dell’ordinamento degli stati e la sua applicazione è giustificata da situazione di emergenza, come guerre, insurrezioni o catastrofi naturali.

Nel momento in cui uno Stato decide di dichiarare la legge marziale, questo mette in atto una deroga al principio fondamentale della separazione dei poteri, in quanto permette una compressione dei diritti civili e delle libertà fondamentali. Nel caso italiano, la Costituzione non prevede esplicitamente la possibilità di dichiarare la legge marziale ma esistono alcuni strumenti per affrontare situazioni di emergenza o di eccezionale gravità. Ad esempio, l’articolo 78 della Carta costituzionale stabilisce che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari“, mentre l’articolo 77 consente al Governo di adottare decreti legge in casi di “necessità e urgenza“.

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