“Litighiamo tutti i giorni, litighiamo la mattina e beviamo un bicchiere di vino insieme la sera“, ha scherzato così Giorgia Meloni, ospite a Quarta Repubblica e intervistata da Nicola Porro, decidendo di minimizzare le voci di una presunta crisi di governo con una sonora risata. Non c’è nessuna frattura, nessuno screzio e nessuna possibilità che il governo cada prima dello scadere del suo mandato, nel 2027. I battibecchi tra Antonio Tajani e Matteo Salvini sarebbero solo degli “inciampi fisiologici“, che però non rappresenterebbero alcun tipo di pericolo per la tenuta dell’esecutivo.
Il Presidente del Consiglio, come sempre, è sicura di sé. Non tentenna davanti allo sciorinare dei dati e non perde la tranquillità di fronte alle accuse delle opposizioni, o dei sindacalisti, presentandosi ferma ma quasi tranquilla. Lo dimostra davanti alle parole del leader della Cgil, Maurizio Landini, che nelle ultime settimane, e poi durante lo sciopero generale del 29 novembre, ha parlato di “rivolta“, in riferimento all’azione dei cittadini nei confronti della Legge di Bilancio per il 2025.
Leggi Anche
“Le proteste in piazza mi preoccupano ben poco, perché penso che i toni si alzano solo quando i temi sono deboli“, ha affondato duramente il premier, sottolineando che l’adesione allo sciopero generale è stata solo del 6% dei cittadini, un risultato dal suo punto di vista piuttosto scarso. Meloni, quindi, ha proceduto a smentire le dichiarazioni del sindacalista, sostenendo che questo starebbe portando avanti un attacco al governo sostenuto da questioni ideologiche e politiche, ma che poi si troverebbe di fronte ad un esecutivo che in realtà ha ottenuto numerosi successi.
“Abbiamo aumentato i salari, diminuito la disoccupazione, aumentato l’occupazione femminile e i contratti stabili, abbiamo diminuito il precariato, aumentato le pensioni minime e il Fondo sanitario nazionale“, ha infatti elencato il capo del governo. Nel corso dell’ospitata, poi, Meloni si è intrattenuta su diversi temi, primo tra tutto la questione Stellantis, ora senza Ceo. Non sono mancati i riferimenti al Protocollo Italia-Albania, alla proposta di acquisizione di Unicredit per Banco Bpm e anche al presunto scontro tra toghe e politica.
Meloni: “Difenderemo l’occupazione di Stellantis“
Le dimissioni del Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, avrebbero lasciato un vuoto considerevole nell’azienda, che ora deve riorganizzarsi e soprattutto far fronte alla crisi del mercato dell’automotive che ha investito l’Europa. Giorgia Meloni anche su tale questione non avrebbe dubbi: il governo farà la sua parte e tenterà di difendere “l’occupazione e l’indotto” del gruppo. In questo senso, il premier ha annunciato che per settembre è previsto un tavolo al fine di risolvere le problematiche legate al gruppo.
Sull’uscita di Tavares, Meloni ha preferito non commentare, sostenendo di non voler entrare nel merito delle scelte di una multinazionale. Allo stesso tempo, però, il premier ha sottolineato che le dimissioni del Ceo potrebbero essere collegate ad alcune “battaglie sindacali fatte dalla Francia e dagli Usa” e che, sullo stesso argomento, la voce italiana ha avuto ben minore importanza.
Trattando sempre di aziende, Meloni ha poi affrontato il delicato tema riguardante l’offerta di Unicredit su Banco Bpm. Anche in questo caso, il Presidente del Consiglio ha preferito non addentrarsi troppo nella questione, ricordando la possibilità che il governo decida di appellarsi al Golden Power, ma sottolineando che la vicenda è gestita interamente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Mi fido molto del suo giudizio sulla materia e quindi facciamo delle valutazioni assolutamente neutrali, ma nell’interesse nazionale italiano“, ha infatti sottolineato il premier.
Meloni: “Il progetto in Albania non è fallito, funzionerà“
Meloni non ha poi potuto evitare di affrontare la situazione riguardante il Cpr e il centro d’accoglienza per migranti aperti a Schengjin e Gjiader, in Albania, e per il momento inutilizzati a causa di vari contrasti riguardanti la legislazione sul diritto d’asilo. Il premier, anche in questo caso, si dimostra non particolarmente preoccupata, tanto da dichiarare che il Protocollo Italia-Albania non è affatto fallito, ma è prossimo al successo.
“Io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere“, ha infatti dichiarato il primo ministro, per poi sottolineare di essere pronta a fare il possibile affinché l’iniziativa in Albania funzioni. Meloni ha ricordato che il governo è in attesa della sentenza della Cassazione e della Corte di giustizia europea, ma che comunque in ogni caso sarebbero possibili anche altri tipo di soluzioni. “Alla fine funzionerà“, ha quindi decretato il Presidente.
Sul presunto scontro tra politica e magistratura, Meloni è stata perentoria, sostenendo che non vi sarebbe alcuna guerra tra i due poteri. “Io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso Paolo Borsellino, non cadrò mai nella trappola del racconto della politica contro la magistratura“, ha infatti dichiarato, per poi sottolineare di ritenere che i magistrati “molto ideologizzati” sono molto pochi rispetto alla grande maggioranza della magistratura.
© Riproduzione riservata