Il venerdì nero di novembre continua a far parlare di sé. Lo sciopero generale, indetto da Cgil e Uil, sembrerebbe aver registrato numeri soddisfacenti, come sottolineato dagli stessi sindacalisti. Allo stesso tempo, però, non sono mancate le tensioni in alcune città d’Italia. La zona calda stavolta si trova a Torino, dove si sono verificati degli scontri tra studenti, pro-pal, antagonisti e polizia. I disordini, che si sono registrati principalmente nelle vicinanze delle due stazioni, avrebbero quindi coinvolto anche gli agenti delle forze dell’ordine, ma per il momento non risulterebbero persone ferite.
Alcuni studenti e attivisti pro Palestina hanno occupato i binari della stazione Porta Susa, di fatto provocando ritardi e disagi in un comparto che però non avrebbe dovuto essere coinvolto nello sciopero generale. Altri gruppi di studenti si sarebbero invece diretti alla stazione di Porta Susa dove, oltre ad occupare i binari avrebbero anche dato adito a scontri con la polizia. Al termine del corteo degli studenti e degli attivisti sono stati dati alle fiamme alcuni fantocci con i volti del premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto, del ministro dei Trasporti Matteo Salvini e del Ceo di Leonardo, Roberto Cingolani. Gli attivisti avrebbero gridato: “Al rogo, al rogo! Dimissioni!“.
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Secondo i primi dati raccolti da Cgil e Uil, in numerose aziende italiane l’adesione allo sciopero è stata del 100%, come nei casi della Heineken di Taranto, della Sammontana di Firenze, della Citterio di Parma, della Lagostina di Novara e della Dana di Reggio Emilia. In molte altre realtà sul territorio nazionale, invece, le adesioni hanno superato l’80%, anche nelle scuole. Molti istituti sono infatti rimasti chiusi a causa della carenza del personale, provocando non pochi problemi ai lavoratori con figli.
Sciopero, Salvini: “A Torino non manifestanti ma delinquenti“
A seguito delle prime immagini delle tensioni a Torino, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha deciso di intervenire per condannare duramente gli episodi verificatesi. “Non sono manifestanti ma delinquenti, e i delinquenti meritano la galera“, ha infatti dichiarato il vicepremier, chiedendo alle forze dell’ordine di procedere all’identificazione dei responsabili delle tensioni.
Nel corso del corteo, alcuni manifestanti si sarebbero scontrati con le forze dell’ordine, riuscendo a farsi largo con calci e pugni ed utilizzando le aste delle bandiere come armi. Il cordone della polizia, però, sarebbe riuscito a non far accedere nella stazione i protestanti, evitando maggiori disagi alla mobilità. In piazza Castello, sempre a Torino, alcuni manifestanti avrebbero lanciato uova, vernice rossa e fumogeni verso le forze dell’ordine. Sembrerebbe che alcuni studenti dello spezzo pro-Palestina abbiano lanciato torce di segnalazione verso gli agenti.
Landini: “Non siamo fondamentalisti ma stanchi“
Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato di essere soddisfatto dell’attenzione che lo sciopero ha attirato, come dimostrano le 500mila persone che in tutta Italia hanno deciso di scendere in piazza per protestare contro la manovra finanziaria. “Salvini si rendesse conto che lui, il ministro, non lo deve fare solo il giorno in cui viene proclamato lo sciopero generale, dovrebbe farlo anche in tutti gli altri 364 giorni“, ha poi attaccato, rispondendo alle critiche del ministro dei Trasporti, per poi rivolgersi anche ad Antonio Tajani, che a sua volta stamattina aveva definito il suo linguaggio da “fondamentalista“.
Nella mattinata, infatti, Landini avrebbe detto di essere pronto a “rovesciare l’Italia come un guanto“, attirando su di sé diverse attenzioni. Dalla manifestazione di Bologna, Landini ha quindi spiegato che il suo linguaggio non sarebbe figlio di un fondamentalismo ma di una “stanchezza“, dovuta al fatto che l’Italia non è un Paese “dove c’è zero evasione fiscale, zero precarietà, zero morti sul lavoro, zero sfruttamento, zero lavoro nero“. Il sindacalista ha poi proseguito spiegando che la mobilitazione odierna potrà essere considerata un successo solamente se avrà un seguito anche nel resto d’Europa.
“Bisogna cambiare i modelli di sviluppo. Ci vogliono miliardi di investimenti“, ha infatti sostenuto Landini, per poi suggerire una nuova modalità di visione degli investimenti: “Stanno cercando di togliere le spese militari dal patto di stabilità. Non si può fare lo stesso per quelle della sanità e della scuola?“.
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