La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha scritto un messaggio per la 47esima Giornata della Vita, programmata per il 2 febbraio 2025, in cui si affrontano tematiche quali l’aborto, la gestazione per altri e la crisi demografica in Italia e in Occidente.
CEI: l’aborto
Uno dei punti affrontati nel messaggio della CEI è quello legato all’aborto, e in particolare alla legge 194 del 1978 che rese legale questa pratica. Vengono contestate alcune delle interpretazioni che nel tempo si sono sviluppate attorno alla legge, la quale aveva l’obiettivo di “eliminare la pratica clandestina dell’aborto”.
Leggi Anche
Per i vescovi questi diversi modi di interpretarla che si sono sviluppati negli anni hanno generato “nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della gravità” dell’aborto, che per molti viene considerato persino un diritto, “mentre la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile”. Nel sottolineare ciò, viene rilanciato il documento vaticano Dignitas infinita, il quale presenta un elenco di “alcune gravi violazioni della dignità umana”, come l’omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia, il suicidio volontario.
La Conferenza dei vescovi si chiede se il diritto all’aborto sia “davvero indice di civiltà ed espressione di libertà“. Si domandano se, quando una donna decide di abortire per problemi economici o sociali, stia veramente esprimendo una scelta libera, o è costretta a farlo per le “circostanze che sarebbe giusto e civile rimuovere“. Tornando in dettaglio alla legge 194, spiegano che “restano largamente inapplicate quelle disposizioni tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all’aborto”.
Quindi esprimono un forte ringraziamento e incoraggiamento verso coloro che lavorano “per rimuovere le cause che porterebbero all’interruzione volontaria di gravidanza”, aiutando le donne sia durante la gravidanza che dopo il parto. I vescovi citano “i Centri di Aiuto alla Vita, che in 50 anni di attività in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280.000 bambini”.
Gestazione per altri
Riguardo alla gestazione per altri, la CEI sottolinea che le donne non possono essere “contenitori di figli altrui”. I vescovi evidenziano che il desiderio di diventare genitori a ogni costo è sempre più frequente, sia da parte di coppie che da parte di single, “cui le tecniche di riproduzione assistita offrono la possibilità di superare qualsiasi limitazione biologica, per ottenere comunque un figlio, al di là di ogni valutazione morale”.
Criticano quindi questo fenomeno e sottolineano l’importanza di accompagnare coloro che avvertono la mancanza di figli “a una genitorialità non limitate alla procreazione, ma capaci di esprimersi nel prendersi cura degli altri e nell’accogliere soprattutto i bambini che vengono rifiutati, gli orfani o i migranti non accompagnati”. Per la CEI questo ambito deve essere più regolamentato giuridicamente, “sia per semplificare le procedure di affido e adozione, che per impedire forme di mercificazione della vita e di sfruttamento delle donne come ‘contenitori’ di figli altrui”.
Crisi demografica
I vescovi italiani parlano poi di un terzo punto, che è quello della crisi demografica. Secondo loro in Italia e nel resto dell’Occidente c’è sempre di più la tendenza a preferire gli animali domestici rispetto ad avere figli. Sottolineano come da anni si stia verificando un costante calo delle nascite, “che preoccupa per le ricadute sociali ed economiche a lungo termine” e portano alla luce come da alcune indagini si registrino anche “un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni”. Ribadiscono che è in corso “un preoccupante processo di ‘sostituzione’“: dai figli agli animali domestici.
Per la CEI ci sono diverse cause che portano ad accantonare il desiderio di avere figli. Innanzitutto la profonda mancanza di fiducia, che è invece fondamentale per lo sviluppo della persona e della comunità e viene pregiudicato “dall’angoscia per il futuro e dalla diffidenza verso le persone e le istituzioni”. Poi dai “ritmi di vita frenetici, timori riguardo al futuro, mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, modelli sociali in cui l’obiettivo è il profitto anziché la cura delle relazioni”.
I vescovi si chiedono qual è il futuro di una società in cui nascono sempre meno bambini e se la scelta di evitare i problemi che accompagnano la nascita di un figlio renderà migliore la vita di oggi e domani. Per la Cei “la speranza si manifesta in scelte che esprimono fiducia nel futuro” e una particolare espressione di fiducia nel futuro è proprio la trasmissione della vita, “senza la quale nessuna forma di organizzazione sociale o comunitaria può avere un domani”.
Viene spiegato che in quanto credenti sono convinti che fare un figlio sia “il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore”. I vescovi sottolineano il fatto che “ogni nuova vita è ‘speranza fatta carne'”. Quindi è urgente dare una nuova spinta al desiderio di avere figli, perché è necessario per dare “un futuro a ogni
società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza”.
Questo impegno richiama innanzitutto la comunità cristiana a fare di più per diffondere una “cultura della vita e per sostenere le donne alle prese con gravidanze difficili da portare avanti”, continua la Cei. La Chiesa, inoltre, deve occuparsi di “promuovere un’alleanza sociale per la speranza“, che si occupi di creare un futuro
segnato dal sorriso di tanti bambini, che promuova la cultura della vita, che favorisca l’impegno degli stati per rimuovere le cause della denatalità, che impegni ogni persona ad agire per favorire le nuove nascite. L’alleanza deve essere inoltre “inclusiva e non ideologica, mettendo insieme tutte le persone e le realtà sinceramente interessate al futuro del Paese e al bene dei giovani”.
© Riproduzione riservata