“Con la fiamma siamo arrivati al 30%, per me sta bene dove sta“, si esprime categorico, Fabio Rampelli riguardo la diatriba che sta investendo Fratelli d’Italia da diverso tempo sull’eliminare dal simbolo del partito la fiamma tricolore. Si tratterebbe, secondo alcuni membri, di un segno di cambiamento per dimostrare la modernità del partito ma non tutti condividono la proposta.
“La fiamma ha rotto i ponti col fascismo e il neofascismo, ha aiutato a entrare nel gioco democratico“, continua il deputato di FdI e vicepresidente della Camera che ha fermamente difeso il simbolo a Un Giorno da Pecora, su Rai radio1. Lo storico capo della sezione di Colle Oppio contrappone, piuttosto, il fatto che il Pci abbia impiegato 50 anni per eliminare la falce ed il martello dal simbolo del partito. Si tratta comunque di un simbolo ricomparso nel logo di FdI nel 2017 non per convinzione missina e fascista ma, sostiene Rampelli, “per stroncare una congiura di ex colonnelli di Alleanza Nazionale che volevano sabotare”.
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Il dibattito di partito si è acceso dopo un’intervista su Il Foglio rilasciata da Luca Ciriani, il ministro per i rapporti con il Parlamento nel governo Meloni, in cui si ragionava sull’abbandono del logo proveniente da uno strascico del Movimento Sociale Italiano. Le reazioni dei membri del partito di maggioranza non sono di certo mancate. Tra queste, la più forte è stata del titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che aveva ribadito che la modifica del simbolo “non è all’ordine del giorno ma comunque spegnere la fiamma non sarebbe una tragedia”.
In verità, le motivazioni della presenza della fiamma, erano state delineate, ormai due anni fa, dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in un’intervista rilasciata al settimanale britannico The Spectator. “La fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia – spiega la premier – non ha niente a che fare con il fascismo, ma è il riconoscimento del viaggio fatto dalla destra democratica attraverso la storia della nostra Repubblica. E noi ne siamo orgogliosi“.
Il deputato Rampelli, poi a proposito della spaccatura nella maggioranza sul canone Rai, ha fatto notare che “sarebbe preferibile” evitare episodi come il voto di ieri sul canone Rai, “ma c’è stata solo una diversa sensibilità sul tema, nessuna rottura” e fa notare che si tratta della prima che capita una cosa simile. “La vera notizia è che il Pd e i 5S abbiano voluto tenere il canone a 90 euro, così anche i loro elettori pagheranno quei 20 euro in più“, conclude Rampelli.
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