Il Partito democratico, in accordo con la maggioranza di governo, avrebbe presentato un emendamento al dl Fiscale riguardante la legge sul finanziamento dei partiti, il cosiddetto 2xmille, con l’obiettivo di aumentare le entrate degli schieramenti. Immediato lo stop del Colle, che avrebbe individuato un contrasto tra il contenuto della richiesta di modifica e le materie contenute all’interno del decreto legge. “Fonti del Quirinale confermano la contrarietà del Capo dello Stato alla modifica inserita nel decreto fiscale alla legge sul finanziamento pubblico ai partiti“, si legge infatti in una indiscrezione pubblicata dalle agenzie di stampa.
Sembrerebbe che il Presidente della Repubblica abbia presentato delle obiezioni di metodo legate all’emendamento. Innanzitutto, sarebbe stata sottolineata “la mancanza di omogeneità delle materie in discussione nel decreto“, poiché l’emendamento presentato avrebbe avuto un “impatto notevole” sulle finanze pubbliche soprattutto in relazione ai fondi derivanti “dalle scelte dei cittadini“. In questo senso, quindi, Mattarella avrebbe invitato le parti a procedere sul testo non con un emendamento al decreto Fiscale, ma tramite una legge ad hoc.
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L’emendamento protagonista della vicenda sarebbe stato redatto in tandem da Pd e Avs e sarebbe stato poi riformulato dal governo, al fine di raddoppiare i fondi alla politica. La riforma avrebbe puntato a ridurre dal 2xmille allo 0,2 per mille dell’Irpef il contributo destinato ai partiti politici, stabilendo poi che, nel caso in cui i cittadini non avessero specificato a chi inviare i loro fondi, questi non sarebbero stati destinati alle casse dello Stato, come avvenuto finora, ma direttamente ai partiti.
“In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse“, è possibile infatti leggere nella proposta di modifica. Il 2xmille è un contributo che dal 2014 i cittadini italiani possono versare ai partiti nella dichiarazione dei redditi, con la possibilità di destinare questi fondi ad uno dei partiti iscritti in un registro apposito. Tale contributo era stato però presentato con un decreto, anche se individuale, durante il governo di Enrico Letta, quando il Presidente della Repubblica era Giorgio Napolitano. Nella proposta, poi approvata, era prevista l’abolizione del “finanziamento diretto ai partiti“.
L’emendamento odierno, quindi, punterebbe a modificare quest’ultima riforma, di fatto permettendo lo stanziamento di tutti i fondi non destinati specificamente dai cittadini, che quindi non andranno più ai partiti. A partire dal 2025, dunque, i partiti avrebbero potuto usufruire di ulteriori 18milioni di euro di risorse pubbliche da distribuire tra loro, facendo giungere il totale delle donazioni a ben 42 milioni di euro annui.
I partiti che maggiormente avrebbero potuto avere entrate positive sono nell’ordine il Pd, che avrebbe visto un aumento di gettito da 8 a 12 milioni di euro, FdI, che avrebbe incassato da 4,8 a 8,4 milioni, il M5S, con entrate maggiorate dall’1,8 a 4,2 milioni e poi la Lega che avrebbe toccato il picco di 4,2 milioni di euro rispetto all’ultimo 1,1 milioni.
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