L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea Josep Borrell ha presenziato al G7 Esteri in corso a Fiuggi. A margine del vertice con i Sette, allargato a Egitto, Arabia saudita, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Lega Araba, Borrell ha parlato in una conferenza stampa di ciò che è stato discusso, in particolare riguardo al conflitto in corso in Medio Oriente.
Borrell: Israele accetti tregua in Libano
L’Alto rappresentante europeo ha esortato di far pressioni su Israele affinché accetti la proposta di cessate il fuoco sostenuta da Stati Uniti e Francia oggi stesso. Borrell ha sottolineato che ci sono dei ministri estremisti nel governo israeliano che preferiscono “proseguire a bombardare, e ogni notte i civili sono sotto attacco”. “Confidiamo che il governo Netanyahu accetti la proposta senza ulteriori richieste, senza ulteriori uccisioni, e si inizi a pensare alla pace” ha aggiunto.
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Il titolare della Diplomazia europea ha riferito di aver illustrato ai ministri presenti nella riunione del G7 “la situazione in Libano, dove sono appena stato, oltre che in Giordania. Ho informazioni di prima mano”. Borrell ha spiegato che “in Libano si contano almeno 4mila vittime, tutto il sud è stato completamente distrutto”. Anche Unifil, la missione di interposizione delle Nazioni Unite, e le forze libanesi sono sotto attacco dall’esercito israeliano.
“Un cessate il fuoco è assolutamente necessario anche per le centinaia di migliaia di sfollati, per permettere loro di tornare a casa”, anche se ha ricordato che in realtà non hanno più delle case, “perché non c’è rimasto più nulla“. E questo non a causa dei combattimenti o degli scontri, ma perché “Israele ha imposto intenzionalmente la distruzione di tutte le abitazioni: 100mila case sono state abbattute”.
Ha quindi ribadito ancora la necessità che Gerusalemme accetti un cessate il fuoco, sottolineando che le preoccupazioni relative alla sicurezza “non possono essere una scusa per non implementare un cessate il fuoco. In caso contrario, il Libano collasserà”.
La situazione a Gaza
L’Alto rappresentante europeo ha parlato anche della situazione nella Striscia di Gaza che ha definito essere ancora peggiore rispetto a quella libanese. Ha spiegato che nella parte settentrionale “ci sono 250mila persone completamente abbandonate a loro stesse. I coordinatori umanitari delle Nazioni Unite mi hanno riferito che a partire da ieri hanno dovuto interrompere gli interventi perché non hanno più scorte di cibo, carburante e non possono entrare”. Ha quindi affermato che l’esercito israeliano sta bloccando la macchina umanitaria. “Dobbiamo dire la verità e dare un nome. Non ci sono più aiuti umanitari che entrano a Gaza. E gli operatori non hanno più la possibilità di lavorare”.
Per questo ha riferito di aver detto ieri ai ministri che non bastano solo le parole, ma servono le azioni. In riferimento al blocco imposto alla risoluzione che proponeva il cessate il fuoco e l’ingresso di aiuti nella Striscia ha dichiarato: “Quando andiamo al Consiglio di sicurezza dell’ONU e viene presentata una risoluzione solo sull’aiuto umanitario per le persone, rendiamoci conto che la soluzione dei due Stati arriverà dopo; che tutto il resto verrà dopo. Ma al Consiglio di sicurezza bisogna agire per evitare la tragedia”. “A Gaza la fame viene usata come arma di guerra”, ha denunciato. Quindi ha ribadito la necessità che al Consiglio di sicurezza “bisogna fare appello alle coscienze del mondo”.
Mandato arresto Netanyahu
Sulla decisione della Corte penale internazionale, che ha emesso mandati d’arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha commentato che “non è qualcosa che si può scegliere: quando la Corte è andata contro Putin siamo rimasti in silenzio. Questo è un tipico esempio del ‘due pesi e due misure”. Ha dichiarato di aver chiesto quindi agli Stati membri dell’Ue di rispettare gli obblighi derivanti dalla decisione della Corte dell’Aia e dal diritto internazionale, “che piacciano o meno. La Corte penale è un tribunale a tutti gli effetti”.
Per oggi è attesa una posizione comune dei membri del G7 sul mandato di cattura per Netanyahu e Borrell ha affermato: “So che oggi qui si discuterà una dichiarazione comune, che forse troverà consenso, tra gli europei e gli arabi, in modo da portare davanti alla giustizia coloro che a Gaza bloccano gli aiuti. Stiamo a vedere”. Poi ha chiarito: “Sappiamo che gli Stati Uniti hanno posizioni completamente diverse perché non hanno siglato il Trattato di Roma ma tutti gli stati membri dell’Ue sì”.
L’Alto rappresentante europeo ha ribadito che “se non lo rispettiamo non ci saranno speranze per il diritto internazionale. Non è un’alternativa, voglio essere chiaro su questo: è un obbligo. Spero che a fine giornata gli europei affermino con chiarezza che applicheranno il mandato di arresto. Gli Stati Uniti restano liberi di fare ciò che meglio credono”.
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