Tajani: “Su Netanyahu Salvini ha espresso sua opinione, ma non è il ministro degli esteri”

Il vicepremier ha sottolineato che "la linea in politica estera la danno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri". E sul mandato d'arresto contro il premier israeliano, Tajani e Meloni hanno deciso di rispettare la Corte, con l'obiettivo però di studiare bene le motivazioni della sentenza

Redazione
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Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato intervistato dal Corriere della sera, a cui ha parlato soprattutto delle questioni calde della politica internazionale, come i conflitti in corso, e del vertice avuto ieri con gli altri leader della maggioranza sulla manovra. Ha inoltre ricordato che l’Italia da oggi diventa teatro di due importantissimi eventi: il G7 e i Med Dialogues.

Tajani sul mandato di arresto contro Netanyahu

Il vicepremier è stato interrogato riguardo alla sua posizione e a quella degli altri leader di maggioranza sul mandato di arresto della Corte penale internazionale per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Se Salvini ha espresso una posizione netta contraria alla sentenza della corte, dichiarando che accoglierebbe il premier israeliano sul territorio italiano, Tajani e Meloni ci sono andati più cauti.

“Non siamo divisi, perché la linea in politica estera la danno il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri“, ha precisato, sottolineando che lui e la premier si sono sentiti e hanno deciso di rispettare la Corte. Ha aggiunto però che dovranno studiarsi bene le motivazioni della sentenza, “perché le opinioni politiche non devono prevalere sul diritto. E perché non mettiamo sullo stesso piano chi pianifica un massacro di persone per distruggere Israele e chi si difende pur con modi che non ci convincono”. Quindi ha voluto sottolineare che Salvini ha espresso la sua opinione, “ma non è il ministro degli Esteri, come io potrei dire qualcosa sul tema dei trasporti ma non sono il ministro dei Trasporti”.

Il leader di Forza Italia Antonio Tajani
Antonio Tajani

Comunque ha affermato che non è un problema urgente, perché “non credo proprio che Netanyahu verrà in Italia o altrove, come non credo che alzare la tensione serva ad ottenere più facilmente la pace. Non si fermerà certo per la decisione della Corte penale internazionale”. L’obiettivo adesso è il focus sulla diplomazia, “i contatti con tutti i paesi”.

Ha quindi ricordato che oggi questo tema e altri temi caldi internazionali verranno affrontati sia nell’incontro dei Dialoghi Mediterranei, “aperti a ministri degli Esteri di moltissimi paesi”, sia nel G7 dei ministri degli Esteri, “che si allargherà a rappresentanti di paesi fondamentali per raggiungere la pace”. “Noi siamo per il coinvolgimento di tutti gli attori in campo” ha aggiunto Tajani. 

Le guerre

Il vicepremier ha rivendicato quindi il ruolo centrale dell’Italia, da paese presidente del G7, nelle questioni internazionali, sottolineando che solo l’unità può portare la pace in Medio Oriente e in Ucraina: “Anche Zelensky ha detto che quello che arriva deve essere l’anno della fine del conflitto. Ci stiamo impegnando per questo”. Per l’Ucraina come sugli altri fronti, in particolare quello doppio del Medio Oriente.

Proprio sulla guerra in Ucraina, il ministro è stato interrogato riguardo al nuovo missile lanciato da Putin e alla sua minaccia di allargamento della guerra. “Era un vecchio missile che hanno corretto, non è una nuova arma letale” ha assicurato, sottolineando anche che “l’arruolamento di nordcoreani e yemeniti non è un segno di forza”. Ha quindi ribadito la necessità di fare in modo che si apra al più presto “una conferenza di pace con Russia e Usa”, aggiungendo che l’intenzione è quella di “lavorare anche con l’amministrazione Trump” per raggiungere questo scopo.

Sul conflitto in Medio Oriente e l’attacco a Unifil, Tajani ha ribadito che da tempo chiedono all’Onu di “essere più coraggiosa, e potenziare la missione Unifil”. Perché affinché la pace sia raggiunta, è necessario “un forte cuscinetto che allontani Hezbollah dai territori di Israele, non si può rimanere inerti. Serve un cambio delle regole di ingaggio. E serve subito, il confine va rafforzato”.

Tensioni nella maggioranza e vertice manovra

Il vicepremier ha smentito le tensioni che ci sono tra i leader della maggioranza sulla politica estera, spiegando che “la posizione è unica, lo è sempre stata. Le differenze in una coalizione ci sono, la arricchiscono, purché poi si arrivi a una sintesi, ed è quello che facciamo sempre. Lo faremo anche in questo caso”.

Sul vertice di maggioranza di ieri focalizzato sulla manovra, il leader di FI ha affermato che ne è uscito soddisfatto, spiegando che il governo ha “dato mandato al ministro Giorgetti di studiare tutte le questioni aperte e fare ordine”. Ha affermato che le priorità “sono le politiche sociali, il turn over per le forze dell’ordine, il sostegno alle attività produttive. Sarà lui a dover verificare la fattibilità delle nostre proposte”. Ha ribadito che “il clima era ottimo” quindi non si prevede nessuno scontro interno al governo sulla legge di bilancio. “Per le proposte per cui non c’è copertura aspettiamo di vedere quanto arriverà dalla riapertura del concordato e destineremo le risorse in maniera equa” ha concluso.

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