Violenza donne, boom di chiamate al 1522: sempre più denunce, ma il problema resta culturale

Redazione
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I dati raccolti dal 1522, numero anti violenza e stalking della presidenza del Consiglio -Dipartimento Pari Opportunità, avrebbero dipinto un quadro dolce amaro della situazione riguardante la violenza sulle donne nel nostro Paese, dimostrando che le campagne di sensibilizzazione funzionano e che allo stesso tempo un problema culturale può essere debellato solo con un’azione mirata, a lungo termine, che lavori affinché in futuro non si compiano ancora gli errori del passato. Dal 1 gennaio al 30 settembre 2024, il 1522 ha ricevuto 48mila contatti, ovvero il 57% in più rispetto ai primi nove mesi del 2023.

Oltre a dimostrare che la violenza sulle donne in Italia è un fenomeno più radicato e diffuso di quanto si fosse finora immaginato, questa percentuale è anche la dimostrazione che l’interesse, l’informazione e l’attenzione dello Stato ad un fenomeno terrificante come la violenza di genere hanno convinto migliaia di donne a combattere per se stesse, nella consapevolezza di essere meno sole di quanto ritenevano.

Eugenia Roccella
Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia o le Pari opportunità

L’aumento delle chiamate al numero 1522 significa che le donne stanno recependo il messaggio che stiamo cercando in ogni modo di trasmettere loro: non siete sole, lo Stato è al vostro fianco“, ha infatti dichiarato la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, sottolineando poi che la piccola flessione nel numero dei femminicidi, pari al -12%, avrebbe spinto il governo a continuare su questa strada, con l’apertura di nuovi centri anti-violenza e con l’aumento dei fondi destinati a queste strutture.

Violenza donne, i dati del 1522

La linea telefonica dedicata alle donne in difficoltà o vittime di abuso ha portato alla luce un quadro inquietante ed allo stesso tempo già fin troppo conosciuto. Principalmente, le donne che decidono coraggiosamente di chiedere aiuto sono di nazionalità italiana e subiscono violenze da parte dei mariti o dei compagni o di ex, che non sono riusciti a scendere a patti con la decisione presa dal partner. Abusi che si verificano in famiglia, da parte di persone fidate che spesso operano un vero e proprio controllo mentale sulla vittima, che non riesce a comprendere fino in fondo quanto la violenza della relazione possa essere sbagliata.

Per quanto riguarda poi l’età di coloro che telefonano, secondo il 1522 si tratterebbe in maggioranza di donne di età compresa tra i 35 e i 50 anni. Un allarme da non trascurare, però, riguarderebbe l’aumento delle donne sempre più giovani che si trovano costrette in una relazione violenta, a dimostrazione che il problema culturale che attanaglia il nostro Paese non sta scomparendo con le nuove generazioni. Il percorso da compiere è ancora lungo e forse non è ancora iniziato veramente.

Se le donne, ad oggi, sembrano infatti più propense a denunciare e chiedere aiuto in situazioni di difficoltà, anche grazie alle campagne organizzate per informare, lo stesso processo non sembrerebbe essersi innescato per la controparte maschile. Insegnare alle donne come difendersi non equivale a risolvere il problema, perché chi per primo lo provoca sono coloro che non hanno rispetto o considerazione della donna come loro pari. Finché non sarà realmente instaurato un processo di insegnamento e sensibilizzazione, allora, questo problema culturale continuerà a mettere radici nel nostro Paese.

Un fenomeno interessante che è stato poi rilevato dagli operatori della linea 1522 è l’aumento di telefonate da parte di persone terze. Famigliari, amici, conoscenti che vorrebbero aiutare una donna vittima di violenze. Questi sono soliti telefonare prima per informarsi, soprattutto per questioni di anonimato, per poi rivolgersi al 1522 e denunciare situazioni pericolose in cui versa un loro caro. Questo fenomeno si verifica anche in caso di ragazzine minorenni, già costrette alla violenze, spesso salvate dai loro stessi genitori.

Carfagna: “Ogni vecchio alibi della violenza deve essere azzerato

Sul tema è poi intervenuta l’ex ministra Mara Carfagna, in un’intervista al Messaggero, in cui ha evidenziato il problema culturale che il Paese deve affrontare, proprio perché “si vanta di avere norme all’avanguardia per prevenire stalking, maltrattamenti e femminicidi“. Al momento, però, l’obiettivo sarebbe quello di proporre un salto di qualità, che permetta alle donne di vivere una vita dignitosa e tranquilla, lontano da abusi e maltrattamenti.

Anche per questo ho rilanciato in Italia la campagna Onu ‘Nessuna scusa’: non c’è mai nessuna giustificazione per chi picchia, uccide o stupra“, ha sostenuto l’ex ministra, chiarendo che in questa mobilitazione sono presenti anche uomini, a cui è stato chiesto di “prendere posizione“, perché “è ora che si facciano sentire anche loro e che riconoscano pubblicamente l’inconsistenza delle vecchie giustificazioni alla violenza sulle donne“. Senza questo passaggio, la lotta alla violenza potrebbe rivelarsi poco fruttuosa, così come è poco efficientelitigare sulle cause della violenza contro le donne“, in quanto sarebbe come “come litigare sulle cause della mafia o dello spaccio di droga“.

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