Il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha recentemente affrontato la questione dei disagi alla mobilità in Italia, ammettendo che, in un periodo caratterizzato da un numero record di cantieri e di investimenti in infrastrutture, siano inevitabili alcuni disagi per la popolazione. Salvini ha dichiarato, durante un question time al Senato, che è comprensibile che la grande quantità di lavori in corso possa creare inconvenienti temporanei. Tuttavia, ha sottolineato come questi interventi siano essenziali per migliorare le infrastrutture del paese, e ha lamentato che investimenti simili non siano stati fatti da chi ha governato prima di lui.
Nel contesto di questa dichiarazione, si inserisce una discussione più ampia che riguarda la Lega, il suo leader e le sue politiche. Recentemente, alcuni governatori del partito, come Attilio Fontana e Luca Zaia, hanno sollevato delle preoccupazioni riguardo alla centralità del Nord Italia nelle politiche del partito. Fontana ha ribadito la necessità di concentrarsi maggiormente sulle problematiche del Nord, un territorio che sente sempre meno attenzione da parte del governo centrale. In particolare, ha sottolineato come sia necessario affrontare con urgenza le questioni economiche e infrastrutturali che riguardano le regioni del Nord, considerando anche la crisi di consensi che la Lega sta vivendo in queste aree.
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Salvini: la Lega al bivio
Anche Zaia, governatore del Veneto, ha espresso un disagio simile, parlando di un crescente abbandono delle questioni settentrionali e avvertendo che la Lega deve riconsiderare le sue priorità. Entrambi i governatori, con una lunga esperienza politica, hanno messo in evidenza la difficoltà del partito a mantenere un legame solido con la sua base storica al Nord, dove i consensi sono diminuiti, passando dal 10 al 15% in alcune roccaforti tradizionali. Questo calo di consensi si riflette anche nell’incapacità di soddisfare le aspettative economiche di molte imprese del Nord, che chiedono maggiore attenzione rispetto ad altri progetti, come il Ponte sullo Stretto, che Salvini ha promosso come uno degli investimenti principali.
Il dibattito all’interno della Lega non riguarda solo la gestione delle problematiche interne, ma anche la gestione del potere nelle regioni. In particolare, la questione del futuro della leadership in Veneto è diventata un nodo delicato per Salvini. La possibilità che Luca Zaia non possa essere riconfermato per un terzo mandato come governatore a causa delle leggi regionali è un problema per il segretario del partito, poiché un cambio di leadership in Veneto potrebbe destabilizzare ulteriormente la Lega e aprire la strada ad altre forze politiche, come Fratelli d’Italia, che stanno guadagnando terreno nel territorio.
I critici di Salvini, in particolare tra gli esponenti più legati alla tradizione del partito, hanno manifestato il timore che la Lega stia perdendo la sua identità economica e territoriale, concentrandosi troppo su investimenti al Sud, come il Ponte sullo Stretto, senza dare sufficiente attenzione ai bisogni delle imprese e delle persone del Nord. Roberto Marcato, assessore leghista allo sviluppo economico in Veneto, ha sottolineato come il partito debba difendere la leadership leghista in Veneto a tutti i costi, pur riconoscendo la forza elettorale di FdI.
Il futuro della Lega dipenderà da come Salvini e il partito gestiranno le tensioni interne e le sfide provenienti dalle sue roccaforti storiche. Le preoccupazioni per il Veneto, e in particolare per la figura di Zaia, restano cruciali, con il rischio che l’elettorato della Lega si disilluda se non saranno affrontati adeguatamente i temi settentrionali. Zaia, da parte sua, non esclude l’idea di una nuova sfida politica, magari puntando a un ministero o a un ruolo come sindaco di Venezia, nel caso in cui non fosse possibile ripresentarsi alla guida del Veneto. In ogni caso, la Lega si trova davanti a un bivio, con la necessità di bilanciare le sue ambizioni nazionali e regionali, senza perdere il contatto con le sue radici storiche al Nord.
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