Paesi sicuri, prosegue scontro toghe-governo: Csm approva tutela Corte di Bologna

La risoluzione, che non ha alcun valore politico ma rappresenta una posizione ufficiale del Csm, è stata approvata con 26 voti favorevoli e 5 contrari, ovvero i voti dei componenti laici di FdI, FI e Lega

Redazione
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Il Consiglio superiore di magistratura (Csm) ha approvato la risoluzione per la tutela dei giudici di Bologna, ovvero coloro che hanno rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto legge sui Paesi sicuri. Continua quindi il percorso di scontro tra politica e magistratura sul Protocollo Italia-Albania e sembrerebbe che al momento non sia ancora visibile una soluzione all’orizzonte. La risoluzione, che non ha alcun valore politico ma rappresenta una posizione ufficiale del Csm, è stata approvata con 26 voti favorevoli e 5 contrari.

Tra questi ultimi figurano i componenti laici di FdI, Lega e Forza Italia. Il vicepresidente Pinelli non ha invece partecipato alla votazione e non vi sono stati astenuti. Si tratta della prima pratica a tutela che sfocia in una risoluzione del Csm dal 2009, ovvero quando fu votata la pratica sul caso Raimondo Mediano, estensore della sentenza sul lodo Mondadori. La pratica è stata sollecitata dai togati di Area, Md, Unicost, gli indipendenti Fontana e Mirenda, e i tre laici Romboli (Pd), Papa (M5S) e Carbone (Iv), e i togati di Magistratura Indipendente D’Ovidio, Paolini, Scaletta e Cilenti.

La Corte di Bologna avrebbe attirato su di sé le critiche del governo a seguito della decisione di rivolgersi alla Corte europea a riguardo di una delibera sul decreto Paesi sicuri. I giudici avrebbero cercato risposte riguardo al primato della legislazione europea, che non riconosce come Paesi sicuri il Bangladesh e l’Egitto, che sono invece contenuti nella lista di Nazioni presenti nel decreto legge italiano. Il Csm ha dichiarato che tale provvedimento è stato oggetto di “dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza, che adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi“.

Csm, le reazioni alla risoluzione

Le reazioni riguardanti la risoluzione, anche prima della sua approvazione, sono state varie. Ovviamente i togati di Area e Unicost hanno sottolineato l’importanza di un voto favorevole alla questione, affinché l’attività dei giudici italiani non sia sottoposta a critiche esterne e soprattutto non venga in qualche modo inficiata. “La decisione dei giudici bolognesi ha subito un attacco ingiustificato e denigratorio e ci sono state pratiche inaccettabili come la raccolta di informazioni sulla vita  privata del giudice“, ha infatti dichiarato il presidente della Prima Commissione del Csm Tullio Morello di Area, chiarendo poi che il Csm non ha intenzione “di alimentare scontri e conflitti“.

Marco Bisogni, togato di Unicost, ha invece sottolineato che “l’autonomia della magistratura non è un privilegio, ma una condizione necessaria per garantire ai cittadini una giustizia imparziale e indipendente” e che il rinvio alla Corte di Giustizia Ue non è un atto politico o un giudizio sul merito di una questione contingente, ma è solo un atto giurisdizionale. “Occorre mantenere il confronto tra poteri dello Stato su un piano di rispetto e reciproca autonomia” ha poi continuato il magistrato.

Il laico di Forza Italia Enrico Aimi ha invece sostenuto, prima del voto, di essere pronto a votare contro l’approvazione, poiché dal suo punto di vista le critiche espresse da alcuni esponenti politici e dalle Istituzioni in merito al rinvio della Corte di Bologna “non abbiano travalicato i limiti della continenza e provocato un fattore di concreto condizionamento dell’indipendente esercizio della giurisdizione“. Aimi ha poi chiarito che al Parlamento spetta l’esercizio della funzione legislativa, come previsto dai principi della Costituzione e che di conseguenza “la sovranità appartiene al popolo, mentre all’ordine giudiziario spetta  quello di essere soggetto soltanto alla legge“.

Il consigliere Felice Giuffrè, laico eletto in quota FdI, ha allo stesso modo deciso di votare contro la risoluzione, sottolineando che “la richiesta di tutela mi sembra affetta da un vero e proprio strabismo, se non da un totale travisamento della realtà; travisamento finalizzato ad alimentare la falsa ‘narrazione’ di una magistratura assediata“.

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