Sciopero medici e infermieri: adesione fino all’85%. Nel weekend stop dei treni

Le ragioni dello sciopero sono le misure della legge di Bilancio 2025 che non sono considerate adeguate per affrontare la crisi del settore sanitario

Redazione
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Oggi è in corso lo sciopero nazionale di medici e infermieri di 24 ore per protestare contro le misure “deludenti” della legge di bilancio 2025 che è proclamato dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, dal sindacato medico Cimo Fesmed e dal sindacato degli infermieri Nursing Up. Oltre allo sciopero, è in programma a Roma una manifestazione che si svolge in Piazza Santi Apostoli, per esprimere sostegno e solidarietà. I primi dati rivelano che l’adesione arriva fino a punte dell’85%.

Sciopero medici
Sciopero medici

Sciopero medici e infermieri: le ragioni

Sono 1,2 milioni le prestazioni sanitarie che potrebbero saltare per lo sciopero odierno dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. Le sigle sindacali hanno affermato che sono a rischio sciopero tutti i servizi di assistenza, esami radiografici (50mila), 15mila interventi chirurgici programmati e 100mila visite specialistiche e le prestazioni infermieristiche ed ostetriche. Sono invece garantiti i servizi d’urgenza.

Lo sciopero è stato indetto per protestare contro la Legge di Bilancio 2025, dato che per i sindacati “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato” e prevede un misero aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria: di 17 euro netti per i medici e di 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, mentre di 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari; di 7 euro nel 2025 e di 80 euro nel 2026 per gli gli infermieri.

Altre ragioni per la protesta sono i contratti di lavoro, compresi quelli dell’ospedalità privata, a cui “vengono assegnate risorse assolutamente insufficienti”; mancata detassazione di una parte della retribuzione; mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario; l’assenza di risorse per l’immediata assunzione di personale; mancata introduzione di norme che impegnino i ministeri competenti all’immediata attivazione di Presidi di Pubblica Sicurezza negli ospedali italiani per renderli luoghi sicuri per il personale.

Inoltre si protesta per la mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria, e la mancata previsione di retribuzione anche per quelli di area non medica; ammissione ai benefici per il riconoscimento del lavoro usurante; richiesta di sospensione per la figura dell’assistente infermiere; abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri ed i professionisti sanitari ex legge n 43/2006.

Le dichiarazioni del presidente della Fnomceo

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha dichiarato che “lo sciopero è il frutto
dell’esasperazione dei medici, che chiedono da almeno tre anni un’attenzione nei confronti delle professioni sanitarie”.
Ha affermato che già nel 2021 “abbiamo posto il tema alla politica. Era il tempo del Pnrr, che aveva investito 15 miliardi sulle strutture e infrastrutture; ma non c’era stata la stessa attenzione verso i professionisti, che pure, con il loro impegno e i loro sacrifici, avevano traghettato il Paese fuori dalla pandemia”.

Si è parlato quindi di ‘Questione medica’, “proprio perché senza il sostegno dei professionisti sono messi in discussione i servizi, le prestazioni”. E per lui è lo stesso che accade oggi, quando i professionisti abbandonano il Servizio sanitario nazionale, cercando condizioni di lavoro più favorevoli all’estero o nel privato o che, stremati dallo stress professionale, “scelgono il prepensionamento o la libera professione”.

Lo sciopero e le proteste sono “il picco, la punta massima di questa
esasperazione, cui non si riesce a trovare una soluzione”
ha affermato Anelli, aggiungendo che “le risorse allocate sulla sanità non sono investite nella maniera
migliore, si registrano ritardi nel rinnovo dei contratti, tanto che l’accordo per il contratto 2022 -2024, di fatto già scaduto, non è ancora stato siglato”.

E i ritardi si ripercuotono sulle organizzazioni, sull’erogazione dei servizi, “andando, in un circolo vizioso, ad alimentare la carenza di personale”. In conclusione ha sottolineato la necessità che il Governo reagisca a questo malessere del settore con un segnale forte, considerando la sanità tra le priorità su cui intervenire, e che risponda “non solo ai suoi lavoratori, ai professionisti, ma a tutti i cittadini”.

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