ROMA – Appello allarmato da parte di 26 giudici al vertice delle Corti, che prevedono “gravi esiti” dal trasferimento a loro carico delle competenze in materia di migranti. La lettera, indirizzata al Presidente della Repubblica, a Giorgia Meloni e al ministro Nordio, oltre che al Presidente della Camera Fontana ed a quello del Senato La Russa, giunge a seguito delle mancate convalide da parte della sezione immigrazione dei Tribunali di Roma e di Bologna.
Per le 26 toghe, il nuovo scenario relativo ai migranti, è allo stesso tempo chiaro e preoccupante: con il ricorso in appello si accumuleranno “gli arretrati”, che graveranno ulteriormente sul “servizio giustizia”, e si renderanno “irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr”. Non solo, ma le modifiche “attuate in via d’urgenza” peserebbero su sezioni non specializzate in materia d’immigrazione. Considerando che ciò avverrebbe ad “organici invariati e senza risorse aggiuntive”.
Alta tensione per il voto di domani al Consiglio superiore della Magistratura, dove si prevede che passerà, probabilmente a larga maggioranza, la proposta di tutela dei giudici bolognesi. Giudici che si sono rivolti alla Corte di giustizia europea per un giudizio sull’applicabilità del decreto legge che ha variato l’elenco dei Paesi sicuri.
Non ancora discussa, invece, la richiesta d’azione disciplinare a carico di Stefano Musolino, conseguente alle critiche rivolte dallo stesso al Ddl sicurezza in un incontro al centro sociale Nuvola Rossa di Villa San Giovanni, in Calabria. “Esiste un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali”, queste le parole del segretario di Magistratura democratica. A promuovere l’azione contro di lui le consigliere laiche Eccher e Bertolini (Lega e Fratelli d’Italia).
Nordio contesta la ricostruzione dei 26 giudici delle Corti di appello: “Nessun aggravio per i giudici”
Intervistato a Cinque minuti il ministro della Giustizia non si è mostrato preoccupato per l’allarme lanciato dall’appello dei 26 giudici. “Non ci sarà nessun aggravio”, rassicura. Al contrario, continua Nordio, “Nell’emendamento si prevede una riduzione delle competenze delle Corti, proprio per i reclami contro le decisioni sui migranti. Quindi il loro lavoro viene sgravato”.
Per quanto riguarda la separazione delle carriere, il ministro è fiducioso nell’approvazione definitiva dell’emendamento entro l’estate. Non si aspetta il raggiungimento della maggioranza qualificata, necessaria alla modifica del testo costituzionale. Anzi, sottolinea: “io auspico che si arrivi al referendum. Su una materia così delicata e importante è bene che il giudizio definitivo e finale spetti al popolo italiano”. Affermazioni, quelle del ministro Nordio, destinate a dividere gran parte del corpo elettorale italiano, chiamato a confermare con referendum scelte delle quali ignorano la portata.
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