Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, non fa passi indietro sulla sua posizione critica nei confronti della Legge di Bilancio e delle politiche economiche del governo Meloni. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Landini ha ribadito l’invito a una “rivolta sociale”, un appello che va oltre la protesta e si trasforma in una chiamata a una mobilitazione collettiva per affrontare le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche. Secondo Landini, questa rivolta non significa altro che “non voltarsi dall’altra parte rispetto alle ingiustizie” e unirsi per “cambiare le cose“. La mobilitazione culminerà in uno sciopero generale fissato per il 29 novembre, con l’obiettivo di sfidare una manovra economica che, a suo avviso, sta accentuando la povertà e favorendo l’ulteriore spaccatura tra ricchi e poveri.
La critica di Landini
Il segretario della Cgil ha criticato aspramente l’operato del governo, che, pur avendo una maggioranza parlamentare, non rappresenterebbe realmente la maggioranza della popolazione, come dimostrerebbe la crescente insoddisfazione sociale. “Il governo non negozia con chi rappresenta i lavoratori e i pensionati“, ha dichiarato, sottolineando che, nonostante i governi precedenti, anche sotto la leadership di Mario Draghi, le lotte sindacali hanno portato a risultati concreti, come il taglio del cuneo fiscale. Tuttavia, Landini non crede che la sola azione di protesta sindacale sia sufficiente a fermare quello che considera un processo di impoverimento e disuguaglianza crescente. Per questo, ha lanciato un invito a una rivolta sociale che, secondo lui, è necessaria per fermare un ciclo economico che rischia di portare l’Italia verso sette anni di austerità.
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Inoltre, Landini ha insistito sulla necessità di abrogare la legge sull’autonomia differenziata, sostenendo che non è sufficiente modificare o emendare la legge, ma è necessario eliminarla completamente. “Non abbiamo raccolto le firme per emendare questa legge, ma la nostra posizione è chiara: vogliamo abrogarla“, ha affermato, ribadendo il suo disappunto rispetto alle modalità con cui il governo sta portando avanti la questione dell’autonomia regionale. La legge sull’autonomia differenziata, che prevede l’attribuzione di maggiori poteri alle regioni, è vista da Landini come una misura che potrebbe accentuare le disuguaglianze tra le diverse aree del Paese, riducendo l’uguaglianza dei diritti e dei servizi per tutti i cittadini italiani.
Il governo e la “logica autoritaria”
Landini ha continuato a criticare il governo Meloni, accusandolo di “fomentare la situazione” con una logica che definisce autoritaria. A suo avviso, l’esecutivo non solo non rappresenta la maggioranza del Paese, ma sta anche minando la democrazia con un approccio che privilegia le politiche di austerità a scapito del benessere dei lavoratori e delle fasce più vulnerabili della società. In questo contesto, ha anche rifiutato le critiche che gli sono state mosse, in particolare quelle che lo accostano ai “cattivi maestri” e lo accusano di fomentare il conflitto sociale. “Non prendiamo lezioni da nessuno“, ha risposto fermamente, ricordando che il movimento dei lavoratori ha storicamente sconfitto il terrorismo e i totalitarismi, come il nazismo e il fascismo. Per Landini, il conflitto sociale non è solo inevitabile, ma è anche essenziale in una democrazia. “Conflitto e mediazione sociale sono il sale della democrazia“, ha affermato, esortando la popolazione a non temere la mobilitazione contro le ingiustizie.
In merito agli episodi di violenza che hanno caratterizzato alcune manifestazioni studentesche, in particolare quelle di Torino, Landini ha dichiarato di non condividere né giustificare alcun atto di violenza. Durante le proteste, alcuni studenti avevano mimato scene di violenza, provocando preoccupazioni per i toni della manifestazione. Sebbene molti abbiano espresso solidarietà al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, Landini ha precisato che “gli atti di violenza li condanniamo tutti“, sottolineando che la Cgil non ha mai avuto alcuna tolleranza nei confronti di simili comportamenti. Tuttavia, Landini ha anche ribadito che la protesta sociale in sé è legittima e necessaria quando ci si trova di fronte a politiche che accrescono le disuguaglianze.
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