Caso Albania, l’allarme dell’Anm: “Politica vuole assoggettare e screditare magistratura”

Secondo l'Anm, gli attacchi ricevuti dalla magistratura avrebbero una "matrice politica", in quanto i magistrati sarebbero stati criticati perché intenti a fare politica invece che a svolgere in modo imparziale il loro compito

Redazione
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Da ormai diverse settimane il delicato e controverso tema dei centri di accoglienza per migranti in Albania continua a rischiare di allontanare sempre di più le posizioni della politica italiana e quelle della magistratura. Se da un lato il governo Meloni ritiene possibile il trasferimento dei migranti provenienti dai cosiddetti “Paesi sicuri“, la cui definizione cambia a seconda dell’elenco europeo e di quello italiano, i magistrati invece nutrirebbero dubbi sull’operazione, proprio in base al principio del primato europeo.

Si è aperta così una diatriba tra i due poteri che sembrerebbe non accennare a placarsi. Il Consiglio direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha oggi approvato un documento che ha il fine di invitare “ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale“. Ovvero una richiesta affinché la magistratura venga lasciata libera di operare nei confini del potere che le spetta.

Questo documento sarà trasmesso al Consiglio superiore di magistratura per le “valutazioni dell’organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell’autonomia della magistratura” e al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti, in risposta al presunto “linciaggio mediatico” che si sarebbe verificato a causa di un “certo giornalismo” che avrebbe attaccato i giudici italiani.

Il monito dell’Anm

Il testo della delibera del Consiglio direttivo centrale dell’Anm si apre con il ricordo degli “attacchi sempre più frequenti” che la una “certa politica” avrebbe messo in atto contro i magistrati italiani impegnati nelle loro funzioni giurisdizionali. Secondo l’associazione, i giudici sarebbero stati criticati non per il contenuto delle loro decisioni ma semplicemente perché “sgraditi all’indirizzo politico della maggioranza governativa“.

Il riferimento sarebbe agli eventi legati alla mancata convalida del trattenimento dei migranti giunti nei centri albanesi da parte dei giudici del Tribunale di Roma. La stessa decisione sarebbe stata presa per due volte, in due casi separati a distanza di settimane, e la motivazione in entrambi i casi sarebbe stata legata al contrasto del provvedimento con la normativa europea che non ritiene Bangladesh ed Egitto, Paesi di provenienza dei migranti trasferiti in Albania, Nazioni sicure.

Centri d'accoglienza per migranti in Albania
Centri d’accoglienza per migranti in Albania

Secondo l’Anm, come si legge nel testo da inviare al Csm, gli attacchi ricevuti dalla magistratura avrebbero una “matrice politica“, in quanto i magistrati sarebbero stati criticati perché intenti a fare politica invece che a svolgere in modo imparziale il loro compito. Da ciò, secondo l’associazione, si potrebbe evincere che gli attacchi sarebbero atti a “screditare la magistratura per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità affidato dalla Costituzione alla magistratura“.

In questo caso, invece, il riferimento sarebbe ad un emendamento del decreto Flussi, presentato in commissione Affari costituzionali della Camera dalla deputata Sara Kelany di FdI. Secondo la proposta, i procedimenti che si occupano della convalida del provvedimento per il trattenimento dei richiedenti asilo dovrebbero essere di competenza della Corte d’appello, nel cui distretto ha sede il questore che ha adottato il provvedimento, e non delle sezioni immigrazione dei Tribunali.

Inoltre, a questi attacchi avrebbero fatto seguito delle operazioni di “indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati autori di quelle decisioni“, allo scopo di rendere pubbliche scelte personali ritenute legate ai provvedimenti adottati. Nella delibera, inoltre, si fa riferimento al fatto che una prerogativa della giurisdizione sia quella dell’interpretazione delle leggi, tenendo in considerazione la “gerarchia di valori espressa dalla Carta Costituzionale tra i quali i principi di primazia del diritto europeo e di separazione dei poteri“.

L’Anm ha poi ricordato come la libertà di manifestazione del pensiero appartenga sia al magistrato in quanto professionista sia in quanto “cittadino che la esercita anche nel dibattito pubblico, con senso di responsabilità e rispetto dell’elevata funzione giurisdizionale svolta“. In questo senso, secondo l’Associazione, sarebbe un’accusa gravesostenere, senza alcun fondamento, che un magistrato ha adottato un provvedimento per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell’esercizio
della giurisdizione
“.

Sulla linea delle affermazioni precedenti, la delibera si conclude con la volontà espressa dall’Associazione nazionale magistrati non “tollerare” più le condotte finora portate avanti nei loro confronti, in quanto “minerebbero i diritti fondamentali dei singoli magistrati coinvolti e della giurisdizione“. In questo senso, l’Anm ha quindi tuonato, ricordando che “delegittimare la magistratura è operazione che lede la tenuta democratica del Paese“.

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