Anna Maria Bernini è amareggiata e delusa dallo spettacolo che ieri ha trasformato in un teatro di violenze e scontri le strade e le piazze della maggiori città italiane. Il “No Meloni Day” e lo sciopero degli studenti, delle scuole e università, si sono trasformati improvvisamente in uno scontro brutale, in cui sono rimasti feriti 15 agenti, sono stati incendiati fantocci di ministri e imbrattati cartelloni con i volti del premier Giorgia Meloni e della stessa ministra dell’Università e della Ricerca.
I giovani avrebbero protestato per avere spazi maggiori nei piani dell’esecutivo, per ottenere i finanziamenti necessari ad avere scuole e università adeguate e rispondenti ai bisogni lavorativi del futuro. Eppure, la rabbia, la distruzione e le violenze avrebbero nascosto le richieste e le buone intenzioni, lasciando alla ministra la possibilità di discutere di “estremismo ideologizzato“, di “attacchi al limite dell’eversione” e di puntare il dito contro le parole pronunciate nelle scorse settimane dal leader della Cgil, Maurizio Landini, e dalla segretaria del Pd, Elly Schlein.
Leggi Anche
“In questo contesto non aiutano a stemperare il clima le parole di chi evoca al rivolta sociale e l’olio di ricino” ha infatti dichiarato la ministra dell’Università in una intervista al Corriere della Sera, per poi aggiungere: “A Elly Schlein e Maurizio Landini vorrei dire che la migliore tradizione della sinistra italiana sta nella difesa della democrazia“. Bernini, quindi, non sembra pronta a cedere alle richieste di studenti e opposizioni e al contrario ricorda che nella prossima Legge di bilancio non sono presenti tagli alle risorse per l’Istruzione e che al contempo proseguono, anche se a rilento, i lavori per i nuovi studentati e i progetti da realizzare con i fondi del Pnrr.
Bernini: “Prestiamo attenzione ai luoghi in cui c’è bisogno“
La ministra dell’Università ha dichiarato di avere chiarissimi gli obiettivi su cui il Ministero dovrà concentrarsi, con l’obiettivo di non tralasciare nessuno e soprattutto di prestare una maggiore attenzione nei confronti di quei settori che necessitano di maggiori interventi. “Dal 2025 il Fondo di finanziamento salirà sopra i livelli record del 2023” ha infatti dichiarato Bernini, per poi aggiungere che l’intenzione è quella di puntare gli sforzi in particolare sull’aumento degli stipendi dei medici specializzandi.
“Ci sarà un incremento dell’importo per tutti e un ulteriore aumento del 50% per specializzazioni come rianimazione, medicina d’emergenza-urgenza, genetica, malattie infettive” ha spiegato Bernini, chiarendo poi che i fondi del Pnrr, da attuare entro il 2026, saranno fondamentali per la realizzazione di questi progetti. Per quanto riguarda l’emergenza abitativa degli studenti, in difficoltà a causa dei costi universitari e del caro vita, la ministra ha risposto sostenendo che il bando per l’housing universitario è aperto e che sono presenti 13mila posti letto già finanziabili, a fronte però della promessa dei 60mila posti letto promessi in tre anni.
“I soldi ci sono, oltre 1,2 miliardi, ma università, sindaci, Comuni devono supportarci” ha spiegato Bernini, riconoscendo la necessità di attuare risposte urgenti per rispondere alle richieste degli studenti. Secondo la ministra, gli 880 milioni stanziati per le borse di studio sarebbero già una prima risposta, così come i 140 euro pro capite per l’affitto agli studenti più bisognosi, a prescindere dal rendimento universitario. “Sono una risposta gli ulteriori 190 milioni con cui finanziamo la legge 338 per le residente universitarie, come lo sono i 35 milioni del Fondo ordinario destinati al sostegno del benessere psicologico” ha continuato la ministra, di fatto rispondendo alle proteste studentesche.
Le risposte esisterebbero e per il Ministero sembrerebbero sufficienti. Il problema sarebbe dunque il punto di vista dei giovani, fomentati dalle parole di un centrosinistra il cui scopo sarebbe solo quello di andare contro alle proposte del governo. Incalzata sulla questione de numero chiuso nelle università, Bernini ha dichiarato che a fine novembre al Senato approderà il disegno di legge delega, ovvero “un’altra riforma che risponde a chi chiede un’università aperta e inclusiva” e che vuole inserire “lo stop ai test d’ingresso e alle soluzioni ‘one shot‘, che ci costringono ad accogliere medici stranieri“.
© Riproduzione riservata