Mattarella blinda Fitto e manda segnale al Pd: “La sua nomina è importante per l’Italia”

Lo stallo sui vicepresidenti della Commissione Ue potrebbe risolversi a metà della prossima settimana, visto che il voto dell'Europarlamento è previsto per il 27 novembre; intanto Meloni continua ad esortare Schlein a spiegare le motivazioni del voto contrario del Pd alla vicepresidenza di Fitto

Redazione
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La nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della Commissione Ue è congelata ormai da più di 72 ore. Ursula Von der Leyen e i capigruppo europei non sono riusciti a trovare un accordo sui sei candidati a vicepresidente e sul commissario ungherese Varhélyi, mentre l’orologio ticchetta e la scadenza della Commissione attuale si avvicina. La presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha però cercato di rassicurare gli animi più preoccupati, ricordando che il voto è previsto il 27 novembre, per cui il tempo per trovare un accordo esiste e le tempistiche sono piuttosto larghe.

Giorgia Meloni e l’esecutivo, però, continuano ad essere preoccupati dalla conseguenze che questo stallo potrebbe provocare. La nomina del candidato europeo potrebbe essere a rischio e gli attacchi alla sua figura giungono anche da connazionali. Gli eurodeputati del Partito democratico sarebbero infatti spaccati sulla sua figura, poiché consapevoli delle capacità di Fitto ma allo stesso tempo incerti sulla sua provenienza politica. Un vicepresidente della Commissione proveniente dal gruppo dei Conservatori europei potrebbe spostare l’equilibrio dell’Unione e non rispettare il voto dei cittadini europei.

Sulla questione, quindi, ha deciso di intervenire il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una breve nota che però funge sia da sostegno al candidato Fitto sia da monito al partito di Elly Schlein sulla posizione da prendere. Il Presidente ha infatti dichiarato di aver incontrato il candidato italiano alla Commissione Ue e di avergli “formulato gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia, assegnatogli dalla presidente Von der Leyen“.

Lo scontro su Fitto tra Meloni e Schlein

Le parole di Sergio Mattarella avrebbero confermato al premier Meloni ciò che questa ripete ormai da settimane: “Il nome di Fitto rappresenta l’Italia e non il centrodestra“. Un mantra che però non sarebbe stato recepito dalle opposizioni, neanche quando a pronunciarlo è stato lo stesso candidato vicepresidente, nel corso della sua audizione davanti alla Commissione Affari regionali. Il pericolo, secondo parte del centrosinistra, sarebbe quello di eleggere in un ruolo di potere un politico che non avrebbe realmente a cuore il benessere italiano.

Caso dossieraggio, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Questa possibilità, però, sarebbe stata esclusa anche dal Presidente della Repubblica ed ora il premier è sul piede di guerra. “Il Pse, del quale il Pd è il gruppo di maggioranza relativa, ha dato mandato alla capogruppo di trattare con Von der Leyen il fatto che Fitto non sia vicepresidente della Commissione” ha infatti sottolineato Meloni, per poi chiedere direttamente a Schlein quale sia la reale posizione del partito, invitando ad uscire dal suo silenzio, perché: “Deve rispondere non a me ma ai cittadini italiani, le persone serie fanno così“.

All’attacco, la leader democratica ha risposto nel corso del suo comizio in Umbria, sostenendo che l’unica a dover rispondere ai cittadini è Giorgia Meloni “sui tagli alla sanità e alla scuola“. Sulla questione è quindi intervenuto il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, che ha sottolineato come “la faziosità, la miopia e l’ostinata e vana ricerca di contrastare questo esecutivo” in realtà stiano indebolendo lo stesso Partito democratico e allo stesso tempo starebbero affossando la nostra Nazione e il ruolo chiave che questa può giocare in Europa“.

Lo strappo in Ue su Ribera

La situazione di Fitto e in generale di tutta la Commissione Ue è stata aggravata dal presunto strappo operato dal Partido Popular spagnolo, che avrebbe “aggredito” la vicepresidente designata dal governo di Madrid, Teresa Ribera, nel corso della sua audizione parlamentare. Il comportamento del partito popolare sarebbe stato avallato dal presidente del Ppe Manfred Weber e proprio questo dettaglio avrebbe scatenato la reazione dei socialisti, guidati da Iratxe Garcia Perez, che quindi potrebbe fissarsi sulle sue posizioni e non votare a favore dei vicepresidenti.

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Teresa Ribera, candidata vicepresidente spagnola

Il nome di Ribera, invece, sarà votato solo dopo il 20 novembre, data in cui la vice di Sanchez dovrà rispondere al Parlamento spagnolo del disastro avvenuto a Valencia, e il centrodestra Ue ha dichiarato di essere pronto a votarla solamente se questa si dimetterà dalla sua posizione nel governo spagnolo nel caso in cui dovesse essere aperto un procedimento giudiziario a suo carico. Così, sembrerebbe ormai evidente che le difficoltà dell’Europarlamento saranno risolte solo a metà della prossima settimana e che questi, quindi, saranno giorni di sola transizione.

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