Gli otto migranti salvati in acque territoriali italiane e selezionati per il trasferimento nei centri di accoglienza in Albania sono approdati questa mattina a Shengjin, come previsto dalle autorità italiane. La Nave Libra è giunta nel porto alle 6:45 e i 6 egiziani e i 2 bengalesi a bordo sono stati fatti sbarcare per procedere con i controlli medici nello stesso porto. A seguito della conclusione di questo primo screening i migranti saranno trasferiti nei due centri in attesa della decisione dei giudici del Tribunale di Roma sulla convalida del loro trattenimento.
Il protocollo Italia-Albania è quindi tornato in funzione dopo un primo stop giunto alcune settimane fa, quando i primi 12 migranti trasferiti in Albania sono stati fatti tornare su suolo italiano come conseguenza della decisione del Tribunale di Roma che non ha approvato il loro trattenimento a causa di una discrepanza con la legislazione riguardante i Paesi sicuri. Anche nel primo caso i migranti provenivano da Egitto e Bangladesh, Nazioni non ritenute adatte al rimpatrio.
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La tensione su questo secondo trasferimento è alle stelle, a causa della possibilità che la magistratura italiana possa nuovamente porre un divieto sul loro trattenimento, nonostante il decreto legge creato appositamente dal Consiglio dei ministri, che ridefinisce le caratteristiche di un Paese sicuro e inserisce nella lista delle Nazioni considerate tali anche Egitto e Bangladesh. Sulla questione è intervenuto anche il premier Giorgia Meloni, a margine del vertice Ue a Budapest, sostenendo che i Paesi Ue stiano mostrando grande solidarietà all’Italia sulla questione, soprattutto perché la nostra Nazione si sarebbe rivelata un’apripista sulla questione dei Paesi sicuri.
Migranti, la situazione migratoria tra Italia e Albania
I due centri di Shengjin e Gjiader sono gestiti e controllati dalle autorità italiane, come previsto dall’accordo siglato da Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama della durata di cinque anni, e sono invece controllati nei loro confini esterni dalle autorità dell’Albania. In essi è possibile trattenere migranti uomini, in buone condizioni psicofisiche e proveniente da Paesi ritenuti sicuri, per cui eleggibili per il rimpatrio.
Nonostante il muro formato dalla magistratura e dalle opposizioni, che nutrirebbero diversi dubbi sull’iniziativa, il protocollo Italia-Albania procede con un nuovo trasferimento di migranti, nel tentativo di dimostrare che il Patto è efficace e possibilmente riproducibile nel resto d’Europa. Oltre all’iniziativa albanese, l’Italia continuerebbe a lavorare anche per migliorare la situazione degli sbarchi sul territorio nazionale. Lo dimostrerebbe la decisione di disporre 45 milioni di euro per Lampedusa che negli anni è divenuto il territorio simbolo per l’accoglienza.
“Solo chi ha constatato con i propri occhi il fenomeno ne ha potuto comprendere la potenza devastante e le sue enormi conseguenze su ogni aspetto sociale della vita quotidiana” ha infatti dichiarato Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa e Linosa, in un discorso di ringraziamento rivolto al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Ci sono stati momenti, come nel settembre del 2023, quando in 24 ore arrivarono più di 12 mila persone, in cui ero veramente scoraggiato” ha infatti ricordato il primo cittadino, mettendo il luce il fatto che le promesse pronunciate dal premier siano state mantenute, in quanto si giorno in giorno la situazione della gestione degli sbarchi a Lampedusa stia migliorando.
Meloni a Budapest: “L’attenzione dell’Europa è positiva“
Il Presidente del Consiglio ha sfruttato il vertice informale Ue a Budapest per chiarire le ultime evoluzioni del Protocollo Italia-Albania e per dimostrare la fiducia che l’esecutivo italiano ripone nell’iniziativa. “Su questa novità continua a esserci uno straordinario interesse da parte dei nostri colleghi e un’attenzione che io considero assolutamente positiva” ha infatti dichiarato il premier, sostenendo che il dibattito sui Paesi sicuri, sviluppatosi in Italia, è divenuto interessante in quanto potrebbe interessare in futuro anche altre realtà europee.
“C’era un po’ di preoccupazione su questo tema che secondo alcuni i Governi non sono nella condizione di poter definire cosa sia un Paese sicuro” ha aggiunto il Presidente del Consiglio, sottolineando la grave problematica che si starebbe sviluppando nella nostra Nazione. “Leggendo alcune sentenze si rischia di trovarsi di fronte a una realtà nella quale non esistono Paesi sicuri” ha spiegato Meloni, chiarendo che secondo queste deliberazioni allora non sarebbe possibile alcun governo dell’immigrazione e soprattutto nessuno stop all’immigrazione illegale di massa, per cui “questa è una parte del dibattito sul quale trovo molta solidarietà“.
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