Dati molto preoccupanti quelli che emergono da un primo bilancio del “Centro antiveleni e Centro Nazionale di Informazione Tossicologica Maugeri” di Pavia. Secondo ciò che emerge dai risultati, sarebbe in corso un incremento nello sviluppo di funghi killer.
Che cosa vuol dire? Innanzitutto, è da sottolineare che, dal 2023 al 2024, hanno avuto luogo 4 decessi e un trapianto di fegato, tutto dovuto all’ingerimento dell’alimento avvelenato. Sempre secondo l’istituto del nord Italia, i casi si aggirerebbero attorno ai 600. A tal proposito, il direttore Carlo Locatelli ha dichiarato che è stato già raggiunto il totale delle infezioni dell’annualità precedente, evidenziando che novembre è proprio il mese per antonomasia dei funghi, a causa dell’umidità.
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Inoltre, Locatelli ha asserito che presso il Centro arrivano solamente le situazioni più complicate, di sindromi tardive, ovvero le più pericolose. “Finché non gelerà ci aspettiamo purtroppo di andare avanti con questo ritmo abbastanza importante di casi di intossicazione. In questi ultimi 15-20 giorni i numeri sono sicuramente cresciuti e anche i citati casi letali si sono in gran parte verificati”.
Quali sono i funghi avvelenati, i sintomi e quali accorgimenti
Da ciò che si apprende, la tipologia che potrebbe portare all’intossicazione è la cosiddetta Tignosa Verdognola, chiamata scientificamente Amanita Phalloides. Questa specie contiene il gruppo di tossine amatossine o amantine. Ma le specie pericolose sono ben 36. La sintomatologia, nella grande maggioranza, riprende gli effetti delle infezioni gastroenteriche e può emergere anche dopo qualche tempo dell’aver mangiato la vivanda.
La misura fondamentale, dunque, sarebbe quella di evitare di andare a cogliere i funghi in zone non protette o, almeno, accertarsi della sicurezza attraverso un occhio esperto, come quello del servizio micologico.
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