“The winner takes all” non è solamente una rivisitazione del titolo di una celebre canzone degli ABBA, ma anche il principio su cui si basano le elezioni Usa, da sempre caratterizzate da una forte polarizzazione politica – i candidati favoriti sono sempre un repubblicano e un democratico – e basate su un sistema elettorale che prevede la vittoria di un candidato sull’altro anche solo con un voto di differenza. Per questo il principio fondante di queste votazioni è quello de “il vincitore prende tutto” e anche sulla base di questo elemento è possibile comprendere perché è necessario attendere diversi giorni dopo l’Election Day per scoprire il risultato definitivo.
Le elezioni statunitensi sono politica ma anche tanto spettacolo, intrattenimento e volontà di influenzare l’elettorato con modalità sempre nuove e originali. Ormai, l’endorsement, o sostegno, delle celebrità americane è diventato quasi una certezza, una sorta di passo forzato necessario a convincere la popolazione che un determinato candidato è quello giusto. Il tutto sulla semplice base che “se piace al mio cantante preferito allora piace anche a me“. Un sistema che per un cittadino italiano sembra quasi utopico, vista la nostra abitudine a tenere il voto nascosto.
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Sembrerà allora ancora più strano scoprire che i cittadini americani, nei giorni precedenti all’Election day, sono soliti esporre nei giardini delle loro case dei cartelli che annunciano il loro voto. Spesso insieme alle sfarzose decorazioni di Halloween, visto che il periodo elettorale è sempre prossimo alla suddetta festività. Anche la scelta di far cadere il giorno del voto il primo martedì del mese di novembre non è casuale, ma trova le sue radici in un contesto storico piuttosto lontano. Insomma, le elezioni americane sono tutto fuorché scontate, sia per quanto riguarda i risultati prettamente politici, sia per le particolarità che esse nascondono.
Usa, la strana abitudine dei cartelli elettorali nei giardini
Un’abitudine piuttosto radicata negli Stati Uniti prevede che i cittadini americani affiggano nei loro giardini privati cartelloni con slogan e loghi riguardanti uno o l’altro candidato. Una vera e propria ammissione del proprio voto, che serve però anche a fare propaganda, come se le pubblicità sui social e quelle sui giornali non fossero già abbastanza. Così, interi quartieri, in cui spesso vivono residenti che politicamente hanno le stesse ideologie, sono inondati di cartelli blu o rossi, colori tematici rispettivamente del partito democratico e di quello repubblicano.
Non vi sarebbero leggi che vietano ai cittadini di esporre questi cartelli, poiché sono considerati una legittima forma di espressione della libertà di parola garantita dal Primo emendamento della Costituzione. Le uniche restrizioni riguardano le tempistiche con cui possono essere affitti, la distanza da rispettare l’uno dall’altro e le dimensioni che questi possono assumere. Inoltre, sembrerebbe che questi possano essere messi solo a terra e non ad esempio sulle pareti di casa o su un albero.
Usa, come funziona il voto anticipato
I cittadini degli Stati Uniti non sono costretti a votare nel solo giorno dell’Election Day ma hanno la possibilità di usufruire del voto anticipato, per corrispondenza o anche in assenza. Soluzioni che sono nate per sopperire alle necessità della popolazione, poiché non sempre era possibile per i cittadini presentarsi alle urne nel giorno del voto. Sembrerebbe che in passato abbiano sfruttato queste tipologie di voto più che altro i militari, i residenti all’estero, coloro che si trovavano in viaggio per lavoro e anche cittadini disabili.
Negli ultimi anni, però, sempre più americani hanno scelto il voto anticipato, tanto che il Center for Election Innovation and Research ha dichiarato che nelle scorse elezioni il 97% dei cittadini ha deciso di votare prima dell’Election day. Nel caso in cui si decidesse di votare in anticipo, sarà necessario seguire le regole disposte dallo Stato di residenza. Ad esempio California, Colorado, Hawaii, Nevada, Oregon, Utah, Vermont e Stato di Washington inviano automaticamente le schede via posta a tutti gli elettori registrati, senza chiedere motivazioni di alcun tipo. In altri 14 Stati, Alabama, Arkansas, Connecticut, Delaware, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, New Hampshire, South Carolina, Tennessee, Texas e West Virginia, invece viene richiesta una motivazione valida per votare tramite mail.
Il candidato repubblicano Donald Trump ha da sempre criticato questa modalità di voto, sostenendo che sarebbe utilizzata dai democratici per imbrogliare nel corso dello spoglio dei voti. “Migliaia di persone potrebbero mettersi in salotto a riempire schede” avrebbe dichiarato l’ex presidente Usa e quest’anno, onde evitare problematiche di questo tipo, alcuni Stati governati da repubblicani, hanno aumentato i controlli. Ad esempio in North Carolina è necessaria la firma di due testimoni che confermino l’identità dell’elettore.
Usa, chi sono i Grandi elettori?
Il sistema elettorale Usa è piuttosto complesso, poiché si trova a far fronte ad un Paese di stampo federale in cui tra Stati e Stati vi sono forti disomogeneità a livello di numero di cittadini. Per evitare, quindi, che vi siano forti sperequazioni tra queste realtà è stato deciso sostanzialmente di procedere con 51 elezioni separate, ovvero uno per ogni Stato più quella del distretto di Washington D.C. Ma in sostanza come funzionano le elezioni Usa?
Ogni Stato mette in palio un determinato numero di “Grandi elettori”, ovvero coloro che personalmente eleggono il presidente. Ciascuno di essi rappresenta un voto per il candidato, per un totale di 538 “punti” totali che possono essere raggiunti in tutta la Nazione. Quindi, una volta eletti, questi devono esprimere formalmente un voto per il candidato da eleggere. Tecnicamente i “Grandi elettori” sono liberi di votare per chi vogliono, ma la consuetudine vuole che questi votino per il partito a cui sono associati. Quindi, se in California dovesse vincere Harris, tutti i 54 elettori voteranno per Harris. Vi sono stati casi, però, in cui i Grandi elettori non hanno rispettato questa tradizione, andando contro alla volontà dei cittadini e quindi ricevendo multe poiché accusati di aver falsato i risultati delle elezioni.
Gli altri candidati Usa oltre Trump ed Harris
Kamala Harris e Donald Trump sono i grandi protagonisti delle elezioni Usa 2024, eppure non tutti sanno che i loro nomi non sono gli unici tra cui la popolazione può scegliere. Il cosiddetto “terzo partito” negli Stati Uniti ha avuto raramente successo e per questo la polarizzazione democratici-repubblicani domina ogni quattro anni le elezioni. Nonostante questo, comunque, gli altri partiti hanno tentato di proporre candidati convincenti per inserirsi all’interno delle campagne elettorali.
Quest’anno, sulla scheda elettorale, saranno presenti i nomi di Jill Stein, candidata dei Verdi già in corsa nel 2012 e nel 2016, Cornel West, indipendente che ha però dato inizio alla sua corsa tra le fila del Partito del Popolo e poi dei Verdi, Chase Oliver, sostenuto dal Libertarian Party, Robert F. Kennedy, figlio di Robert Kennedy e candidato indipendente ma con una certa apertura verso i temi cari ai repubblicani, tanto da aver interrotto la campagna elettorale lo scorso agosto per sostenere Donald Trump.
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