La Nave Libra, tornata oggi in navigazione nelle acque del Mediterraneo, ha preso a bordo alcuni migranti che potranno essere trasferiti in Albania, se lo screening a bordo li dichiarerà idonei al trasferimento. Il protocollo Italia-Albania è dunque tornato in funzione, come già anticipato nei giorni scorsi, nonostante le varie disquisizioni tra politica e magistratura sulla definizione dei cosiddetti Paesi sicuri, chiarita sia da una normativa europea che da un decreto legge italiano.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva già chiarito oggi stesso, a margine della riunione ministeriale del G7 sullo sviluppo urbano sostenibile, che “le operazioni di trasporto di migranti verso l’Albania possono riprendere ed avverranno appena ci saranno le condizioni logistiche di intercetto, di transito di migranti e poi il pre-screening di eventuali persone eleggibili per essere trasferite“. Il ministro si è poi detto fiducioso, sottolineando che se la fiducia fosse mancata probabilmente il protocollo non sarebbe stato nuovamente avviato.
Intanto, però, continuano le difficoltà della magistratura nell’attuare il nuovo decreto legge del governo Meloni sui Paesi sicuri. Oggi, il Tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante giunto dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. Nel provvedimento si legge infatti che la lista di Paesi sicuri presente nel decreto “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità di tale designazione con il diritto dell’Unione europea“.
Migranti: “Il progetto non può non proseguire“
Il ministro dell’Interno ha quindi chiarito che “le questioni giudiziarie si risolvono attraverso percorsi giudiziari“, evidenziando che il governo avrebbe già fatto ricorso in Cassazione per la mancata convalida del trattenimento dei 12 migranti e aggiungendo che “tutte le questioni di diritto sono opinabili nell’ambito giudiziario“. Inoltre, Piantedosi ha voluto porre l’accento sul fatto che il protocollo Italia-Albania sia un progetto che debba essere portato avanti, in quanto è un investimento necessario ad allineare il Paese a quelle che saranno le prossime disposizioni europee.
Il riferimento è ai dossier del Patto di Immigrazione e Asilo che entreranno in vigore nel 2026 e che modificheranno la normativa europea sui Paesi sicuri, di fatto eliminando il contrasto ora esistente con la legislazione italiana. “C’è tutta l’Europa che guarda a questa applicazione con molto interesse” ha poi ricordato il ministro, sottolineando nuovamente l’importanza del progetto.
Migranti, la mancata convalida del trattenimento a Catania
Per quanto riguarda il caso dell’immigrato egiziano a Catania, il Tribunale ha voluto ricordare che “in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani che investono le libertà di un ordinamento democratico“, per cui sembrerebbe necessario esaminare la qualifica data all’Egitto con il decreto legge del 21 ottobre, che includerebbe il Paese in una lista di Paesi sicuri che però “non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali“.
La decisione è stata presa dal presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, il quale ha poi voluto aggiungere che “il decreto non va approvato perché l’Egitto non è un Paese sicuro per svariati motivi derivanti dalle schede per la determinazione del ministero degli Esteri” e che “in Italia il diritto di asilo è previsto dall’articolo 10 della Costituzione e nessuna legge ordinaria lo può scalfire“.
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