Matteo Renzi, senatore e leader di Italia Viva, affronta la situazione del centrosinistra in Italia, concentrandosi in particolare sul Partito Democratico (Pd) e sulla sua segretaria, Elly Schlein. Nonostante il risultato quasi del 29% alle ultime elezioni in Liguria, Renzi sottolinea che il centrosinistra continua a perdere elezioni: «Il dato ligure è preoccupante e rappresenta solo un aspetto della crisi più ampia del partito», afferma con un tono deciso.
Renzi ricorda che dieci anni fa il centrosinistra governava diciassette regioni, mentre oggi ne controlla solo cinque. «La verità è che abbiamo bisogno di una strategia chiara. Non possiamo continuare a perdere terreno», avverte, criticando la leadership di Schlein. Sebbene lei abbia invitato alla collaborazione e all’unità, Renzi osserva che «la sua capacità di mantenere questa posizione è stata compromessa. In Liguria siamo stati espulsi, mentre in Umbria ci hanno messo in un angolo per seguire i diktat di Giuseppe Conte».
Le parole di Renzi
Alla domanda riguardo alla mancanza di un tavolo di confronto tra i leader del centrosinistra, Renzi risponde: «Non possiamo costruire un progetto senza un dialogo reale. Romano Prodi ha creato la fabbrica del programma, e in Germania i partiti fanno contratti di governo. Noi dobbiamo fare lo stesso, partire da un elenco di proposte concrete». Sottolinea così l’importanza di un approccio cooperativo, piuttosto che basato su vanità personali. Il senatore non esita a criticare il Movimento 5 Stelle, dicendo: «Il M5S sembra più influenzato dai commenti di Travaglio che dalle idee di Conte. Questa non è una base solida per un’alleanza». La situazione, secondo lui, diventa imbarazzante: «Se non si decide presto quale direzione prendere, rischiamo di restare bloccati in una situazione senza uscita».
Renzi si sofferma anche sui risultati elettorali in Liguria, dove molti elettori centristi hanno scelto Marco Bucci. «Tutti gli analisti concordano: se Italia Viva fosse stata accolta nel centrosinistra, sarebbe stata decisiva. Quel 2-3% è cruciale», osserva. E aggiunge: «Giorgia Meloni non è forte come vorrebbe far credere. È la leader che ha ottenuto il risultato peggiore alle Europee negli ultimi vent’anni. Se oggi ha la maggioranza, è grazie alle divisioni del centrosinistra».
La possibilità che Beppe Sala diventi un federatore per un’area moderata nel centrosinistra è un tema caldo. Renzi commenta: «Se Sala vuole contribuire al centro riformista, è il benvenuto. Ma il Pd deve concentrarsi su se stesso prima di preoccuparsi degli altri». Sottolinea l’importanza di temi come la sicurezza e la giustizia sociale, affermando: «Non si vince senza rappresentare anche il mondo cattolico. Non credo che Schlein, Bonelli e Fratoianni siano riconosciuti da questo popolo».
La sua decisione di riaprire il dialogo con il Pd ha sollevato perplessità, ma Renzi ribadisce: «Io sono sempre lo stesso. Essere di centrosinistra significa puntare su un modello economico riformista, non sull’occupazione abusiva di case». Spiega che «l’esclusione da alleanze strategiche ha portato a risultati disastrosi», e chiama alla costruzione di un progetto comune.
Se il centrosinistra perdesse in Umbria, Renzi non prevede grandi cambiamenti: «Non credo che una sconfitta cambierebbe la situazione attuale. La crisi è già in atto». Riguardo ai recenti scandali nel centrodestra, come l’inchiesta su Toti, afferma: «Queste vicende non sembrano scalfire l’elettorato come una volta. Ci sono casi giuridici e politici che devono essere valutati serenamente».
Infine, toccando il tema delle politiche migratorie di Meloni, Renzi non ha remore a criticare la sua strategia. «Non possiamo trattare i migranti come pacchi trasportabili. Giorgia si definisce donna, madre, cristiana, ma questo non è il modo di trattare altri esseri umani», afferma con indignazione. Sottolinea che le politiche attuali non solo sono inefficaci, ma anche disumane: «Spendiamo quasi un miliardo per 800 migranti, e questa è solo una figuraccia. I migranti non si fermano con promesse vuote. Meloni sta facendo un torto all’intelligenza degli italiani».
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