“Il modello Albania funzionerà e l’Europa ci seguirà“, è questa la sentenza del capo delegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, già pronto a lasciarsi alle spalle tutte le varie problematiche affrontate in questi mesi dal protocollo siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama. In realtà, però, la ripresa dei viaggi della Nave Libra, incaricata di scandagliare le acque del Mediterraneo ed effettuare i primi screening sui migranti soccorsi, potrebbe non voler significare la conclusione di tutte le controversie e le problematiche che hanno caratterizzato la questione.
La bruciatura del ritorno dei primi dodici migranti inviati nei centri albanesi continua comunque a bruciare e il timore che una nuova mancata convalida del trattenimento possa giungere dai tribunali italiani preoccupa la maggioranza. Fidanza ha però chiarito che se questa ultima possibilità si manifestasse, allora il governo si troverebbe “di fronte a una nuova grave forzatura, tutta politica“. L’eurodeputato ha poi escluso che la decisione dell’esecutivo di avviare nuovamente le procedure per i trasferimenti di migranti in Albania sia un tentativo di aprire un conflitto con le toghe, perché il suo operato rientra nelle norme nazionali ed europee.
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Sul tema della percezione europea del protocollo Italia-Albania, l’eurodeputato ha dimostrato di non avere dubbi. Nonostante vi siano delle ostilità da parte di alcuni leader, il francese Emmanuel Macron e lo spagnolo Pedro Sanchez in primis per “ragioni politiche“, molti altri Paesi membri sarebbero particolarmente interessati alla novità italiana, dimostrando come questa possa essere un modello da analizzare ed eventualmente da riproporre in altre situazioni.
Fidanza: “In nessun Paese i magistrati chiedono di non procedere con i rimpatri“
Trattando specificamente della questione legata al presunto contrasto tra la normativa europea e quella italiana, Carlo Fidanza ha voluto sottolineare che l’esecutivo italiano non ha operato alcuna forzatura, decidendo anche di “recepire una discutibile sentenza europea, togliendo dalla lista di Paesi sicuri Camerun, Colombia e Nigeria“. Allo stesso tempo, l’eurodeputato ha voluto ricordare che la lista presente nel decreto legge del 21 ottobre non è stata “inventata da Giorgia Meloni” ma Sarebbe “sempre esistita“.
Si tratterebbe di un dettaglio fondamentale, perché secondo Fidanza permetterebbe di riflettere e scoprire che prima del giudice di Bologna, non vi sarebbe stato nessuno “che abbia sollevato dubbi sul principi dei Paesi sicuri“, per cui se ora si sta manifestando questa situazione “diventa evidente che c’è una matrice politica“. L’eurodeputato di FdI ha poi chiarito che comunque il rinvio della Corte bolognese sarebbe “infondato” e che il governo ha l’intenzione di dimostrarlo, perché “se ogni volta che c’è un rinvio di una norma alla Corte Ue si smettesse di applicare quella norma, vivremmo nell’anarchia“.
Carlo Fidanza ha poi voluto aggiungere che al momento in nessun Paese europeo si verificherebbe quello che sta accadendo in Italia, perché “in nessuno Stato membro i magistrati chiedono di non procedere ai rimpatri“. L’eurodeputato ha infatti sottolineato che la Germania ha iniziato il rimpatrio dei cittadini afghani, una popolazione che dal suo punto di vista vivrebbe in un Paese meno sicuro del Bangladesh, da cui provengono la maggior parte degli immigrati presenti sul territorio italiano.
Fidanza: “Senza concetto di Paesi sicuri salterebbe Schengen“
L’esponente di FdI sembrerebbe comunque convinto che la situazione potrebbe risolversi in un nulla di fatto. Il Tribunale di Bologna ha infatti rinviato alla Corte di giustizia europea il giudizio sul concetto di Paese sicuro, chiedendo anche chiarimenti sul funzionamento del principio del primato europeo in caso di contrasto con le normative nazionali.
Secondo Fidanza, la Corte si troverebbe di fronte ad un vicolo cieco, perché “se dovesse eliminare il concetto di “Paesi sicuri”, si bloccherebbe la possibilità di rimpatriare gli irregolari per l’intero Continente“. In questo modo, ha spiegato l’eurodeputato, “salterebbe Schengen” e allo stesso tempo la tenuta dell’Unione europea sarebbe a rischio. Alla luce di queste consapevolezze, secondo Fidanza sarebbe piuttosto irreale che la Corte Ue proceda per queste strade.
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