La guerra in Medio Oriente va avanti con nuovi attacchi, nuovi morti e una speranza di tregua o cessate il fuoco che scema sempre di più. Infatti dal fronte libanese arriva una pessima notizia: sono falliti i tentativi statunitensi di negoziare una tregua in Libano. Mentre l’Iran minaccia Israele di rispondere agli attacchi del 26 ottobre e afferma di avere le capacità per creare armi nucleari.
Il Washington Post ha riportato che una fonte vicina alla leadership israeliana e informata degli ultimi rapporti dell’intelligence ha dichiarato che “l’Iran si prepara ad attaccare Israele nei prossimi giorni“. La minaccia quindi sembra sempre più vicina e inquietante, come dimostrano anche le parole della Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, che ha sostenuto che la Nazione islamica “non fallirà nell’affrontare l’arroganza globale“, ovvero “il dominio economico, militare e culturale completo e umiliazione degli altri Stati“.
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L’Ayatollah ha poi promesso vendetta contro Israele sottolineando che “I nemici, siano essi il regime sionista o gli Stati Uniti d’America, riceveranno sicuramente una risposta schiacciante a ciò che stanno facendo all’Iran, alla Nazione iraniana e al fronte della resistenza“. Il leader iraniano ha infatti chiarito che in questo momento la risposta non è solo una questione di vendetta, ma anche di “adozione di una misura logica, basata sulla religione, sulla moralità e sulle leggi internazionali contro l’aggressore, così come contro l’arroganza globale“.
Almeno nove palestinesi hanno perso la vita in recenti attacchi aerei israeliani che hanno colpito diverse abitazioni nelle città di Jabaliya e Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, oltre a un raid a Rafah nel sud. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riportato queste informazioni, evidenziando l’intensificarsi delle violenze nella regione.
Secondo fonti locali, gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato una casa appartenente alla famiglia Al-Najjar a Jabaliya, causando la morte di tre civili e lasciando diversi feriti. In un altro raid, una casa a Beit Lahiya è stata colpita, provocando la morte di ulteriori cinque cittadini e il ferimento di altri. Inoltre, a nord-est di Rafah, un attacco effettuato da un drone israeliano ha portato all’uccisione di un palestinese, con altri due feriti.
Questi eventi segnano un’escalation significativa delle tensioni e della violenza nella regione, contribuendo a una situazione già critica per la popolazione locale. La comunità internazionale continua a monitorare gli sviluppi con crescente preoccupazione.
Usa: “Se Iran risponde non potremo fermare Israele“
A seguito della presunta promessa dell’Ayatollah Ali Khamenei, gli Stati Uniti hanno lanciato un monito verso lo Stato islamico, sostenendo che nel caso in cui Israele decida di rispondere nuovamente al loro attacco, per loro sarà impossibile fermarlo. Gli Usa hanno infatti promesso di venire in soccorso di Israele e il Pentagono ha già annunciato il dispiegamento di nuove forze Usa in Medio Oriente per affrontare la minaccia iraniana. Si tratterebbe di nuovi cacciatorpedinieri, squadroni di caccia e aerei cisterna e bombardieri d’attacco a lungo raggio B-52, che però arriveranno nel Paese solo nei prossimi mesi.
Allo stesso tempo però l’Iran potrebbe avvalersi dei suoi affiliati dell’Asse della resistenza, ovvero la coalizione di milizie finanziate e armate dallo stesso Stato islamico, compreso l’Iraq. Nella giornata di ieri, infatti, proprio quest’ultima Nazione avrebbe rivendicato il lancio di droni contro la città israeliana di Eilat.
Iran minaccia una risposta agli attacchi di Israele
Secondo il New York Times, che cita tre funzionari iraniani, la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato al Supremo consiglio per la sicurezza nazionale del Paese di prepararsi ad attaccare Israele. Avrebbe preso questa decisione dopo aver analizzato il rapporto dei danni provocati dal raid israeliano della scorsa settimana. La portata dell’attacco e i quattro soldati iraniani uccisi sono “troppo grandi per essere ignorati” e secondo i funzionari citati, “non rispondere significherebbe ammettere la sconfitta”.
Inoltre il consigliere di Khamenei, Kamal Kharrazi, in un’intervista all’emittente libanese Al Mayadeen ha dichiarato che l’Iran potrebbe modificare la sua dottrina nucleare in caso di “minaccia esistenziale”. “Ora abbiamo le capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari”, ha assicurato Kharrazi, facendo capire che la Repubblica islamica è pronta a rispondere a un’eventuale escalation.
L’agenzia Mehr riferisce che il capo della Guardia rivoluzionaria iraniana, il generale Hossein Salami, ha avvertito Israele che riceverà “una risposta inimmaginabile” per il suo attacco contro le basi militari segrete. Mercoledì la Cnn aveva citato una fonte del regime degli Ayatollah per riferire dell’intenzione iraniana di colpire in modo “definitivo e doloroso” Israele, in un giorno prima delle presidenziali Usa.
Proprio la Cnn ha riportato anche le parole di una fonte militare israeliana che ha rivelato, in seguito alla minaccia iraniana, che Israele si trova a un “alto livello di preparazione” per un’eventuale risposta iraniana. La fonte ha dichiarato che gli attacchi di Israele “hanno creato un dilemma per Teheran” perché hanno ridotto la sua capacità di attaccare e difendersi da una risposta israeliana.
Tentativi tregua in Libano falliti
L’Orient Le Jour ha riferito che il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, ha comunicato che la proposta statunitense per un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah è fallita perché Netanyahu ha respinto la road map del Libano che era stata concordata con lo statunitense Amos Hochstein. “Hochstein non ci ha comunicato nulla dopo che è partito da Israele”, al contrario di quanto “aveva promesso” nel caso avesse visto degli elementi positivi a Tel Aviv.
Secondo l’analista del rischio politico, Elijah Magnier, il premier israeliano Benjamin Netanyahu da parte sua, non ha intenzione di concedere una tregua in Libano perché “nella sua mente, il numero di vittime che il suo esercito sta subendo è accettabile in confronto a ciò che sta ottenendo in Libano”. Per lui Netanyahu non sta nemmeno più contando le vittime “perché sono ancora accettabili nell’approccio militare e pensa che non sia un numero molto alto per fargli cambiare idea”.
Il premier libanese Najib Mikati ha criticato gli ultimi attacchi israeliani in Libano, che per lui dimostrano il rifiuto degli israeliani per una tregua. “La rinnovata espansione della portata dell’aggressione del nemico israeliano alle regioni libanesi, le sue ripetute minacce di evacuare intere città e villaggi, e il suo rinnovato attacco dei sobborghi meridionali di Beirut sono tutti indicatori che confermano il rifiuto del nemico israeliano di tutti gli sforzi compiuti per assicurare un cessate il fuoco”.
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