La tensione tra Forza Italia e Lega torna a farsi sentire, e questa volta è il decreto Flussi a riaccendere il dibattito. Dopo gli scontri estivi sulla riforma della cittadinanza culminati a Pontida con le accuse di “scafismo” rivolte al ministro degli Esteri Antonio Tajani, i due partiti alleati si ritrovano nuovamente su fronti opposti su un tema delicato.
Il decreto Flussi, al momento in esame alla Camera, ha l’obiettivo di semplificare le procedure di ingresso per i lavoratori stranieri superando la vecchia modalità del “clic day”. Eppure, entrambi i partiti hanno presentato ben 15 emendamenti, rompendo un impegno di maggioranza a non modificare il testo. Leggendo le proposte, emerge chiaro l’orientamento contrastante: Forza Italia punta a un approccio più inclusivo, mentre la Lega insiste su maggiori restrizioni.
Le Proposte di Forza Italia: più Aperture e Integrazione
Tra i nove emendamenti proposti da Forza Italia, quattro mirano a eliminare articoli legati a ricorsi e controversie in tema di protezione internazionale. Gli azzurri, inoltre, propongono misure volte a migliorare l’integrazione e a sostenere i lavoratori stranieri durante il loro percorso di inserimento. Tra le proposte, spicca la possibilità per i lavoratori di aprire un conto corrente anche prima di ottenere il permesso di soggiorno, a condizione che abbiano passaporto e un contratto di lavoro.
FI suggerisce anche di coinvolgere associazioni che seguono i lavoratori stranieri, facilitando il dialogo con le prefetture e le questure e offrendo percorsi di formazione civica e linguistica. Inoltre, i forzisti chiedono di stanziare 5 milioni di euro per i programmi di formazione professionale destinati agli stranieri e di prorogare fino al 2027 le assunzioni di medici e infermieri stranieri in Calabria, avviate durante la crisi sanitaria con il supporto di personale cubano.
La Lega: Meno Ricongiungimenti e più Vincoli
Dall’altro lato, la Lega propone emendamenti che puntano a rendere più rigida la normativa sull’accoglienza. Tra le richieste, il vincolo di almeno due anni continuativi di soggiorno legale per i migranti che vogliano richiedere il ricongiungimento familiare, accompagnato da un permesso di soggiorno valido per almeno un anno. Inoltre, la Lega propone che il matrimonio debba essere trascritto in Italia per poter accedere al ricongiungimento, e che vengano verificati non solo l’alloggio ma anche il numero di persone conviventi e la presenza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Un’altra proposta del partito di Salvini esclude la possibilità di ricongiungimento per i genitori a carico o i parenti entro il terzo grado riconosciuti inabili al lavoro, ritenendo queste categorie non prioritarie per l’Italia.
Uno scontro che riflette il dibattito sulla cittadinanza
Questo nuovo confronto non è isolato ma si inserisce nel più ampio dibattito sulla cittadinanza, che ha visto nelle ultime settimane FI e Lega su posizioni opposte. FI ha proposto una riforma dello “ius scholae”, puntando a ridurre a 16 anni l’età per richiedere la cittadinanza, purché il richiedente abbia completato la scuola dell’obbligo in Italia. La Lega, invece, respinge la proposta, considerandola non necessaria e fuori dalle priorità del Paese.
Quale futuro per il decreto Flussi?
Mentre la Commissione Affari Costituzionali si prepara ad aprire la discussione, FI non esclude la possibilità di ritirare alcuni emendamenti, soprattutto se il governo deciderà di intervenire direttamente sul decreto con un emendamento che possa fungere da compromesso, incluso il contestato “decreto Paesi sicuri”. Tuttavia, il segnale di distanza tra i due partiti è evidente, e il tema dei migranti rimane un banco di prova significativo per la tenuta dell’alleanza di governo.
L’andamento di questa discussione avrà implicazioni rilevanti non solo per il decreto Flussi ma anche per l’immagine e la coesione del centrodestra.
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