Sempre più donne, e in particolare giovani, si iscrivono a corsi di difesa personale nelle palestre. Un’iniziativa significativa è quella avviata a Roma dall’Associazione Pamela Mastropietro, dedicata alla memoria della ragazza stuprata e uccisa nel 2018 a Macerata. Questo progetto offre otto lezioni gratuite di difesa personale, concepite per introdurre le partecipanti alle tecniche fondamentali. L’accordo è stato siglato con il Centro Difesa e Sport, una palestra specializzata in arti marziali. Le tecniche insegnate si basano sul metodo PATH, sviluppato da Luigi Rossini e Alessandro Chionchio, che integra diverse arti marziali con l’obiettivo primario di difendersi e fuggire da situazioni pericolose.
Alessandra Verni, madre di Pamela, ha condiviso il suo dolore con l’ANSA, affermando che “questa idea nasce dalla memoria di mia figlia. Forse se avesse saputo difendersi sarebbe ancora qui“. Tuttavia, Alessandra sottolinea che, nonostante queste iniziative, le istituzioni dovrebbero fare di più per affrontare il problema della violenza che affligge le donne. Le richieste per partecipare alle lezioni sono così numerose che la palestra ha esaurito i posti disponibili, spingendo i promotori a chiedere supporto alle istituzioni locali, come il Municipio o il Comune, per ottenere uno spazio più ampio e continuare a offrire corsi gratuiti.
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Difesa personale: violenza
Le statistiche dell’Istat mostrano che una donna su due teme di uscire da sola di sera, evidenziando un problema di percezione della sicurezza nelle strade. Questa paura, insieme alla crescente consapevolezza riguardo alla necessità di proteggersi, spinge molte donne e anche giovani a partecipare ai corsi di autodifesa. Oltre a imparare tecniche di difesa, gli iscritti, compresi molti ragazzi di 12-13 anni, cercano di rafforzare la propria autostima e sicurezza personale. Questo è un aspetto cruciale, in quanto l’atteggiamento mentale e la consapevolezza sono fondamentali per affrontare potenziali aggressori.
Le lezioni iniziano con un’analisi del rischio, seguita dall’insegnamento delle tecniche di difesa contro varie forme di aggressione, sia a mano nuda che con armi. Gli esperti concordano sul fatto che il lavoro in palestra va ben oltre l’aspetto fisico: si tratta di prepararsi mentalmente e sviluppare un atteggiamento proattivo. Alfredo Bei, docente di discipline di combattimento presso l’Università di Cassino, avverte che è fondamentale diffidare da chi promette soluzioni rapide in poche lezioni; per acquisire competenze solide è necessario un lungo periodo di pratica.
Negli ultimi anni, l’età delle donne che si avvicinano ai corsi si è abbassata notevolmente, passando dai 25 anni a ragazze di appena 14 anni. L’obiettivo non è solo difendersi, ma farlo il più rapidamente possibile, evitando scontri prolungati. La motivazione che spinge le persone a partecipare a questi corsi non è solo la paura di un’aggressione, ma anche il desiderio di costruire una maggiore forza interiore e determinazione. Alessia Catena, una giovane iscritta a un corso, ha dichiarato di voler acquisire consapevolezza e competenze utili per affrontare situazioni difficili, soprattutto quando si trova a camminare da sola di notte.
È importante, però, ricordare che i corsi di difesa personale non sono la risposta alle violenze domestiche. Adolfo Bei sottolinea che, sebbene sia possibile difendersi in un momento di attacco, la violenza in casa può manifestarsi in modi imprevisti e in questo caso l’unica soluzione è denunciare l’aggressore. L’educazione e il supporto alle vittime rimangono un aspetto fondamentale nella lotta contro la violenza di genere.
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