Giorgia Meloni è sul piede di guerra e lo ha dimostrato nel salotto di Bruno Vespa prima a Cinque minuti e poi a Porta a Porta. Le questioni dei dossieraggi, della sentenza del Tribunale di Roma sui migranti in Albania, delle critiche dei sindacati sulla Manovra e del caso Elkann hanno provocato un certo scombussolamento nel governo, che sembrerebbe essere attaccato in contemporanea da più parti. Il premier però non annuncia passi indietro, anzi prevede una lotta serrata contro tutti coloro che hanno intenzione di ostacolare il cammino dell’esecutivo.
L’unica nota positiva sembrerebbe essere la vittoria di Marco Bucci in Liguria, che porta il vantaggio del centrodestra rispetto alle opposizioni a 11 a 1 in riferimento alle elezioni regionali e nelle Province autonome. Lo dichiara lo stesso Presidente del Consiglio, con un certo orgoglio, poco prima di tornare a tuonare contro tutti coloro che si dimostrano contrari all’operato del suo governo. Nello specifico, sul caso del candidato vicepresidente della commissione Ue Raffaele Fitto, le accuse sono contro il Partito democratico che dovrebbe prendere una posizione netta sul candidato italiano, cercando di trascinare con sé i socialisti in Ue affinché il giudizio su Fitto sia positivo.
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Meloni, insomma, si dimostra convinta del buon operato del suo governo, che però si ritrova a fare i conti con più detrattori che sostenitori. Nonostante ciò, il premier non perde la sua verve ma attacca e si difende, anche se in alcuni casi cade in errori abbastanza evitabili. Nel salotto di Vespa, Meloni sbaglia i conti sulla sanità, dichiarando che la Legge di bilancio per il 2025 porta ad un aumento delle risorse di “22 miliardi” rispetto al 2019 e poi prendendo in mano il suo telefonino per dimostrare che “sta aumentando la spesa pro capite“, salvo poi dover ammettere ridendo: “Sto sbagliando tutti i conti!“.
Meloni: “Saremo implacabili con i funzionari infedeli“
Uno dei momenti più accesi delle interviste di Giorgia Meloni ha riguardato i casi del dossieraggio, che negli ultimi mesi hanno causato un terremoto mediatico e politico. Il caso della banda milanese, che avrebbe creato centinaia di dossier anche su personaggi politici e dello spettacolo, avrebbe infuriato il premier, che ora sta pensando alle conseguenze che questi fatti dovranno provocare. Per Meloni si tratta infatti di “uno schifo che deve finire” e che deve essere debellato dal nostro Paese. Uno dei metodi individuati dal premier è quello di una punizione esemplare, anzi “implacabile“, non solo per chi materialmente ha compiuto gli illeciti ma anche per “ha la responsabilità del controllo“.
Meloni ha poi sfruttato il salotto di Bruno Vespa per annunciare che oltre al decreto legge sulla cyber sicurezza, il governo sarebbe al lavoro su “altre iniziative” su cui si starebbe concentrando un “tavolo tecnico ad hoc“, a cui spetterà il compito di prevenire futuri fatti simili a quelli che si sono verificati in questi mesi. Il Presidente del Consiglio ha poi deciso di porre l’accento sulla particolarità dei casi che finora si sarebbero verificati, definendo la situazione come “inaccettabile” e non solo in riferimento al “funzionario che anziché proteggere viola le banche dati” ma anche per il “superiore che non si accorge che vengono fatte centinaia di migliaia di accessi abusivi“.
Meloni: “Le argomentazioni del Tribunale di Bologna sono da volantino propagandistico“
Un altro argomento piuttosto spinoso per il premier riguarda le questioni dei migranti in Albania e delle accuse di razzismo nei confronti delle forze dell’ordine italiane da parte del Consiglio d’Europa. Per queste ultime, Meloni ha solo un aggettivo: “surreale“. Il Presidente del Consiglio ha infatti sfruttato la sentenza del Consiglio d’Europa per screditare quella del Tribunale di Bologna, che ha rimandato alla Corte di Giustizia dell’Ue la decisione sulla definizione di Paese sicuro, nonostante il governo avesse firmato un decreto legge ad hoc lo scorso 21 settembre.
“Di questo passo anche l’Italia potrebbe non essere un Paese sicuro” ha rivendicato Meloni, sottolineando che “l’argomento della Germania nazista è efficace sul piano della propaganda, mentre sul piano giuridico è più debole“. Analizzando poi le accuse che sono giunte all’Italia per l’apertura dei centri di accoglienza in Albania, Giorgia Meloni ha sostenuto che la motivazione sarebbe da ricercare nell’unico obiettivo che ha questa iniziativa: “Bloccare definitivamente l’immigrazione irregolare“. A sostegno della sua tesi, il premier ha infatti dichiarato che solo a seguito di questa decisione ha iniziato a “ricevere minacce di morte dagli scafisti“.
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