I primi passi verso un miglioramento della sicurezza informatica sarebbero già stati compiuti dal nostro Paese. Questo è il riassunto dell’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio al Question Time alla Camera, in cui ha avuto l’occasione di chiarire quali sono le decisioni prese dal governo a seguito dello scoppio del cosiddetto caso dossieraggio. La scoperta di un’associazione per delinquere con base a Milano e finalizzata alla creazione di dossier tramite l’uso di accessi illegali alle banche dati riservate del Paese ha nuovamente acceso l’attenzione sul tema cyber sicurezza.
Le strutture informatiche italiane sarebbero troppo esposte all’azione di hacker e malintenzionati, che negli ultimi anni sarebbero riusciti ad agire e in alcuni casi addirittura a creare banche dati parallele da sfruttare per la compravendita di informazioni personali, sia di privati cittadini sia di personaggi del mondo dello spettacolo e della politica. In questo senso, Carlo Nordio non ha potuto che confermare i gravi pericoli che la nostra Nazione starebbe vivendo.
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“Esprimo la mia più profonda preoccupazione per ciò che è accaduto e sta accadendo, che ritengo inaccettabile e inquietante, che costituisce un serio e concreto pericolo per la nostra democrazia” ha infatti dichiarato il Guardasigilli, poco prima di chiarire che i primi investimenti per il miglioramento del settore sono già stati stanziati e sarebbero anche già stati utilizzati per diversi ambiti, tra cui quello della Pubblica amministrazione.
Nordio: “Su cyber sicurezza già stanziati 715 milioni di euro“
“Stiamo investendo una serie di cifre molto importanti per realizzare la sicurezza contro gli attacchi hacker” ha dichiarato il ministro della Difesa, che si è mostrato piuttosto speranzoso nel corso del Question Time. La situazione in cui versa l’Italia potrebbe essere migliorata con tempistiche brevi, come ha sostenuto il Guardasigilli: “Arriverà un momento, e per noi è un momento molto vicino, in cui riusciremo a controllare del tutto i malintenzionati“. Secondo Nordio, infatti, quanto accaduto all’Italia sarebbe in realtà un fenomeno che si verifica costantemente in tutto il mondo, perché hacker e personaggi interessati a compiere furti informatici tendono ad agire quando uno Stato è più impreparato.
Quindi, ora che è stata scoperta la falla nel sistema, è giunto il momento che il governo agisca. Il ministro, rispondendo alle domande di chi chiedeva quali fossero i piani del governo per sopperire a queste mancanze, ha dichiarato che l’Italia ha già stanziato ingenti fondi riguardanti questo settore. “Per il potenziamento dei servizi e dei sistemi cyber della pubblica amministrazione sono stati disposti, dall’Agenzia per la cybersecurity nazionale, finanziamenti complessivi per oltre 715 milioni di euro” ha sostenuto il Guardasigilli, chiarendo poi i settori in cui questi sono stati utilizzati.
Secondo le parole di Nordio, infatti, una parte di queste risorse sono state destinate agli esercizi finanziari dal 2022 al 2024 e interesseranno anche i successivi esercizi 2025-2026, mentre un’altra parte di fondi è stata utilizzata per il potenziamento delle difese cyber delle pubbliche amministrazioni, di cui 113 Pa locali e 54 Pa centrali, delle difese perimetrale e per la costituzione del Soc (Security operation center).
Nordio: “Risorse intercettazioni da usare contro mafie“
Il ministro della Giustizia ha poi affrontato il tema delle intercettazioni, prima dichiarando che le legge del 2023 può essere considerata “sufficiente e fatta bene” poiché avrebbe posto “posto rigorosi limiti alle attività di trascrizione e di documentazione sulle attività captative in considerazione della rilevanza del contenuto delle intercettazioni” e poi affrontando lo spinoso tema delle mafie. Secondo Nordio, infatti, la decisione più giusta sarebbe quella di trasferire le risorse che venivano utilizzare per le intercettazioni, “magari lunghe e costose e riguardanti reati minori che spesso si rivelano inutili“, nel settore della lotta alla mafia.
Il Guardasigilli ha infatti spiegato che le organizzazioni mafiose si sono evolute insieme alla società e quindi hanno individuato nuovi sistemi di comunicazione, molto più sofisticati e all’avanguardia. “Una volta dissi che la mafia non parla attraverso i telefonini, oggi di questo ne abbiamo la riprova – ha infatti dichiarato il ministro – parla attraverso dei sistemi ultrasofisticati che noi non siamo in grado di intercettare o saremmo in grado di intercettare a prezzi altissimi“.
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