Sanità, quali sono i migliori ospedali italiani? Roma e Milano escluse

Nel report di Agenas sono stati analizzati 1363 ospedali, sia pubblici che privati, in base a 205 indicatori e le valutazioni sono state fatte nelle seguenti aree cliniche: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare

Redazione
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L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha rilasciato il Programma nazionale esiti (Pne), ovvero il monitoraggio delle performance assistenziali degli ospedali. In questo ambito sono stati premiati i 3 ospedali migliori d’Italia: per il terzo anno consecutivo è l’Humanitas di Rozzano a risultare un’eccellenza. Poi seguono sul podio due strutture pubbliche, l’ospedale di Ancona e il Careggi di Firenze. Domenico Mantoan direttore generale dell’Agenas, che ha presentato il Pne il 29 ottobre a Roma, ha dichiarato che l’obiettivo non è premiare o penalizzare, “ma spingere verso il miglioramento dell’assistenza”.

Sanità, il Programma nazionale esiti dell’Agenas

Il Pne ha gli obiettivi di valutare a livello nazionale l’efficacia, la sicurezza, l’appropriatezza e la qualità delle cure e di mettere a disposizione gli strumenti per supportare programmi di audit clinico e organizzativo. Nel Pne sono stati analizzati 1363 ospedali, sia pubblici che privati, in base a 205 indicatori. Le valutazioni sono state fatte nelle seguenti aree cliniche: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare. L’Humanitas di Rozzano eccelle in 8 aree su quelle monitorate, l’ospedale di Ancona in 7 aree e il Careggi di Firenze in tutte e 8 le aree considerate.

Il Pne rivela che gli ospedali hanno quasi completamente recuperato i livelli pre-pandemia, con quasi 8 milioni di ricoveri (+312mila rispetto al 2022). Nel report emerge inoltre che nella maggior parte degli ospedaliconvivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità bassa“. Riguardo agli interventi oncologici resta una frammentazione in strutture con volumi di attività troppo bassi per garantire le migliori esperienze e tecnologie. Se per il tumore al seno l’85% degli interventi viene effettuato in centri ad alto volume (oltre 150 operazioni l’anno), per il tumore al pancreas solo 10 strutture in Italia superano i 50 interventi annui, mentre il 42% dei casi viene ancora trattato in centri con volumi bassi.

Nell‘area materno-infantile si registra che 1 punto nascita su 3 non supera la soglia di 500 parti l’anno, considerato lo standard minimo di sicurezza. Continua il calo delle nascita, con 381.766 parti nel 2023 (11.700 in meno del 2022), e diminuisce lentamente il ricorso al taglio cesareo (22,7%). Riguardo alle fratture del femore, i pazienti operati nel 2023 sono stati 95.808 (1.200 in più rispetto al 2022) e quelli operati tempestivamente (entro le 48 ore) passano dal 53% al 59%. Le 5 strutture migliori in questo ambito sono l’Ospedale Umberto I a Siracusa, il Monopoli (Ba), il Pertini di Roma e il San Giovanni di Dio di Agrigento, l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

L’intervento per colecistectomia in laparoscopia è uno dei più frequenti, infatti nel 2023 sono stati 101.700 (9mila in più del 2022). Aumentano i pazienti che dopo l’operazione restano ricoverati per meno di tre giorni, dall’86% nel 2022 all’88% del 2023. Nell’area cardiovascolare ci sono stati significativi progressi con il 59% delle strutture che raggiunge standard di qualità alti o molto alti. Infine si riduce la variabilità di performance tra le strutture, “segno di un miglioramento diffuso della sicurezza”.

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